Si è spento ieri intorno alle 21 volando dal quinto piano dell'ospedale San Giovanni di Roma, era ricoverato da domenica, aveva 95 anni e soffriva da tempo di un tumore alla prostata. Nato il 15 maggio del 1915 a Viareggio (un finto toscano, in realtà ci ha vissuto davvero poco), figlio del critico teatrale Tommaso, morto anche lui suicida, laurea in storia e filosofia a Pisa. Capostipite e padre della commedia italiana insieme a Dino Risi, Steno, Luigi Comencini. Il corpo del regista è stato trovato dal personale sanitario dell'ospedale a terra nei viali vicino alle aiuole, non ha lasciato nessun biglietto di spiegazione del suo gesto (ma non c'era niente da spiegare, era stanco). Sul posto sono arrivati amici e familiari e sono giunti gli agenti del commissariato Celio e la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. Su questo evento il commento di Michele Placido mi sembra il più giusto: "Il suicidio non me l'aspettavo, ma bisogna rispettare questa sua decisione, Mario era uno che aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della tolleranza e cosi' se qualcuno gli avesse chiesto perche' il suicidio avrebbe risposto: saranno pure i fatti miei''. Veronesi : ''Non so che cosa si dira' domani di quello che e' successo, ma una cosa va detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era davvero speciale''. Queste due commenti per rispondere a quello che si potrebbe dire per il modo in cui è morto. Una grande persona perbene che non aveva bisogno di benedizioni, a differenza di altri, laico ed ateo è morto e non c'e' bisogno di altri commenti oltre la commozione e la tristezza per la sua scomparsa sulla quale lui stesso ci avrebbe riso sopra con la sua ironia e il suo famoso cinismo. Dopo il suo ultimo film "Le rose nel deserto" nel 2006, la sua capacità di analisi della società italiana, presente nelle sue opere, l'aveva di recente riservata alle sue uscite pubbliche in parte incoraggiando i giovani e, dall'altra parte, analizzando con tristezza la deriva del nostro Paese. "Viva voi, viva la nostra forza, viva la classe operaia, viva il lavoro. Dobbiamo costruire una Repubblica in cui ci sia giustizia, uguaglianza, e diritto al lavoro, che sono cose diverse dalla libertà", parole pronunciate al no B day nel dicembre scorso a Piazza San Giovanni. Ha preso parte al Viola Day di febbraio, è stato a Montecitorio con i colleghi per protestare contro i tagli al Fus. Una delle ultime apparizioni televisive con una video intervista a Raiperunanotte, la trasmissione di Santoro dal Pala Dozza di Bologna, in cui ha avuto parole dolorose ma vere e senza infigimenti sulla situazione della società italiana e sugli italiani di tutti i tempi, lasciandoci una sorta di testamento spirituale dove rappresenta gli italiani come pavidi, sempre in attesa di un capo che promette e che li guidi, ai tempi di Mussolini ieri come ai tempi di Berlusconi oggi. Cittadini vessati dalla speranza, iniettata per placare gli animi e ritardare il momento della riscossa, la speranza come una trappola: "se sei precario torna a casa, vedrai che poi ti riassumeremo. Prega e spera, inutilmente fino alla fine".
Nessun commento:
Posta un commento