Il Cinema di Mario Monicelli

Personaggio insolito nel quadro di un cinema perbenista, o melodrammatico, ha sconvolto le regole educate della commedia inaugurando una stagione di aggressività comico-farsesca che attinge alla veneranda tradizione della poesia burlesca. Inizia giovanissimo nel 1934 con un cortometraggio muto in 16mm con Alberto Mondadori, "Il cuore rivelatore", tratto da un racconto di Poe. Nel 1935, sempre in coppia con Alberto Mondadori, affronta il suo primo lungometraggio con "I ragazzi della via Paal" e vince a Venezia il premio per il miglior film a passo ridotto. Con Steno fa il suo vero esordio alla regia  nel 1949 con "Totò cerca casa" e proseguono a collaborare in otto film tra cui "Guardia e ladri" (1951), dove tiene a bada le intemperanze di una "marionetta" come Totò in coppia con Aldo Fabrizi. Nel 1958 si presenta in proprio con "I soliti ignoti", storia di una beffa che il destino gioca a un gruppo di sprovveduti ladruncoli individuando il tema della sua comicità amara, imperniata sulle ambizioni sbagliate e sull'inutile arrabattarsi dei poveracci condannati a restare poveracci. Si conclama con questo film come autore nazional-popolare ma irrispettoso di ogni retorica, pessimista, cinico, feroce, demistificatore di sacralità e continuamente alla ricerca delle umane debolezze dei suoi personaggi. Da questo momento riuscirà a coniugare successo al botteghino e critica grazie anche ai suoi più fedeli collaboratori come Suso Cecchi D'Amico, Age e Scarpelli. In "La grande guerra" (1959), Leone d'oro a Venezia , manda due soldatini allo sbaraglio e li fa morire (Alberto Sordi e Vittorio Gassman) non mancando di sottolineare le condizioni assurde in cui i soldati italiani hanno affrontato la prima guerra mondiale e giocando beffardemente con le vigliaccherie e il fare cialtronesco dei compatrioti. "I compagni" (1963) narra, invece, con commossa partecipazione la vicenda di un sindacalista (Marcello Mastroianni) all'alba del socialismo italiano. Arriviamo al 1966 ed, anche, alla sua opera preferita, "L'armata Brancaleone" dove porta a spasso per l'Italia medievale un branco di straccioni che inseguono vanamente la fortuna e trovano spaventosi guai. "La ragazza con la pistola" è del 1968 e con una stupenda Monica Vitti tratta del tentativo di emancipazione sessuale della donna del Sud. Negli anni '70 "Romanzo popolare", il famosissimo "Amici miei" e "Un borghese piccolo piccolo" con un Alberto Sordi tra i più drammatici ed intensi. "Speriamo che sia femmina" (1986) irride alla viltà maschile e amabilmente graffia la generosità femminile. "Parenti serpenti" (1992) è un ritratto cinico della crudeltà familiare. Continua a lavorare negli anni '90, anni di crisi del cinema italiano, con "Cari fottutissimi amici" (1994) (con un cast che va da Villaggio a Troisi, Melato, Placido), con "Facciamo paradiso" (1995) e "Panni sporchi"(1999). L'ultimo film "Le rose nel deserto" (2006) parla di nuovo di guerra e mette in luce una visione antieroica dell'esercito italiano. Sessant'anni di carriera, una vita dedicata al cinema ed a osservare la realtà della società italiana con occhio critico, cinico, feroce e disincantato. Come dimenticare "Il marchese del Grillo" (1981), cinismo e cialtroneria allo stato puro, ed "I nuovi mostri" (1977) con una coppia di attori formidabile, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Tanti i premi ed i riconoscimenti. Quattro nomination all'Oscar come film straniero con "I soliti ignoti", "La grande guerra", "La ragazza con la pistola" e "I nuovi mostri e due per la sceneggiatura con "I compagni" e "Casanova 70". Due Leoni d'Oro per miglior film con "La grande guerra" e un altro alla carriera nel 1991. Nastri d'Argento per la sceneggiatura con "I soliti ignoti", "Il marchese del Grillo", "Speriamo che sia femmina" e "Un borghese piccolo piccolo". Premio miglior regia al Festival di Berlino con "Il marchese del Grillo" nel 1982 e per "Padri e figli" nel 1957 e "Caro Michele" nel 1976. Tanti i David di Donatello per "Speriamo che sia femmina"(alla regia, sceneggiatura e come miglior film), per "Un borghese piccolo piccolo" (alla regia) e per "Il male oscuro".

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