Séraphine (2010) di Martin Provost

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La vera storia di un'antisignana dell'arte Naif, Séraphine De Senlis

Séraphine
GENERE: Drammatico
ANNO: 2008   DATA: 22/10/2010
NAZIONALITÀ: Belgio, Francia
REGIA: Martin Provost
CAST: Yolande Moreau, Ulrich Tukur, Anne Bennent, Geneviève Mnich, Nico Rogner, Adelaïde Leroux
VOTO: 8-

Trama
La vera storia di un'antisignana dell'arte Naif, Séraphine De Senlis. Siamo agli arbori della prima guerra mondiale, nel 1914 a Senlis, e Séraphine Louis è una domestica che lavora come donne di pulizie a ore e lavandaia a cottimo. Fa una vita misera e spende gran parte di quello guadagna in tempera bianca e tele, per il resto utilizza sangue, bacche e terra. Di notte, infatti, si chiude nel suo piccolo appartamento e dipinge pur senza avere alcuna conoscenza delle tecniche pittoriche. Ha una grande fede religiosa e contempla ogni forma della natura. Un giorno presso la casa dove presta servizio arriva uno dei più celebri critici e collezionisti di Parigi, il tedesco Wilhelm Uhde. Il critico per caso scopre uno dei suoi dipinti a casa della signora dove fa la domestica e la invoglia a continuare asserendo che ha un grande talento.


Recensione
Questa pellicola ci offre il ritratto di un'artista poco conosciuta in Italia, Séraphine de Senis, ma un vero genio pittorico tra il naif e il "primitivo moderno" come la definisce nel film il mecenate Uhde. Il regista Martin Provost mette in scena sia il lato primitivo ed assolutamente geniale della sua pittura (la continua ricerca di un contatto primigenio con la natura, gli alberi, le piante e l'acqua, le geniali capacità di misturare le tinte, l'uso violento e impetuoso dei colori), sia il lato umano e naif dell'artista e donna (la vocazione religiosa ai limiti della follia, il piacere per i vini robusti, il suo muoversi in modo grezzo, l'ingenuità e la vanità nella seconda parte della pellicola). Tutto questo possibile grazie all'interpretazione eccezionale di Yolande Moreau che riesce a rendere benissimo la donna delle pulizie quanto quella invasata dal sacro fuoco dell'arte. E' un film sulla liberazione dell'anima attraverso l'arte, sulla redenzione popolare che l'arte può attribuire a chi ha talento, sulla forza dei simboli della natura e delle cose che ci circondano. Il passaggio tra la prima e la seconda parte del film, scandito dall'inizio e la fine della prima guerra mondiale, è segnato anche dal cambiamento cromatico dei quadri con le continue dissolvenze al nero che rappresentano l'aggravarsi delle condizioni mentali di Séraphine. Il finale con la sedia posta nel giardino antistante la sua stanza in clinica, la stessa sedia dove il critico l'ha fatta sedere per convincerla del proprio talento, è quanto mai emozionante.







1 commento:

  1. Bravissimo Dino, davvero!
    Sei stringato ma non dici un parola superflua di più, tutto l'essenziale.
    Davvero bravo, a me non riesce.
    Il finale è un piccolo capolavoro.
    Quando ho tempo vengo a visitare con calma, ciao!

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