Considero Pier Paolo Pasolini un regista figurativo. Racconta spesso di ragazzi di borgata e periferia nei suoi film ma non è neorealismo. Simbolico e statico, come se volesse ritrarre in quadri le parole dei suoi libri. Il suo linguaggio cinematografico è il piano-sequenza, il suo cinema è molto tecnico ed artigianale e ciò lo rende ancora più crudo e aderente alla realtà pur nella surrealità dei simboli usati per rappresentarla. Affronta nei suoi film i temi della sua scrittura: la morte del sottoproletariato, la miseria umana e il consumismo, il disfacimento della cultura e della terra in nome del progresso, l'incomunicabilità della sinistra, l'ipocrisia dell'educazione religiosa ma, allo stesso tempo, tanti sono i riferimenti religiosi nelle sue pellicole.
"Accattone" (1961) è il suo primo film dove condensa i suoi lavori letterari precedenti, "Ragazzi di vita" e "Vita violenta", e racconta dei ragazzi delle borgate romane inseguendo l'ingenuità che il progresso ha fatto perdere loro. Una condizione quella delle periferie senza speranze dove la morte (elemento presente in molti dei suoi film) è l'unica soluzione di riscatto. Girato con tutti attori presi dalla strada e con un budget molto ridotto. Il film fu bloccato dalla censura e ritirato dalla sale italiane. La condizione del sottoproletariato e il suo desiderio di diventare borghesia (borghesia e progresso guardati con ostilità dal regista e visti come omologazione ai consumi e alla televisione, rozzezza ed incultura) sono alla base di "Mamma Roma" (1962) con Anna Magnani e "La ricotta" (1963) dove viene condannato per "vilipendio alla religione di stato" (eh si, a quell'epoca si può dire che eravamo talebani).
"Comizi d'amore" (1965). Il titolo è stato ripreso ultimamente da Michele Santoro che avrebbe voluto intitolare così la sua nuova trasmissione proprio in onore a Pier Paolo Pasolini. Stupendo spaccato dei costumi e della morale dell'Italia degli anni '60. Pasolini ha fatto questo documentario girando l'Italia e intervistando le persone comuni su sesso, amore, omosessualità, e vedere come sia cambiato il costume. Non ne esce un quadro di gran civiltà ma di sicuro rappresentativo della realtà italiana dell'epoca. Ci sono anche interventi di Alberto Moravia e Oriana Fallaci.
"Il Vangelo secondo Matteo" (1964) è la vita di Gesù Cristo secondo uno degli evangelisti e Pasolini lo mette in scena seguendo totalmente il testo originario. Ne evidenzia, però, il senso di solitudine dell'uomo Gesù e elimina i miracoli presenti nel racconto di Matteo. La morte e l'assenza di speranza sono protagoniste. Non potendo dire altro la Chiesa attraverso l'Osservatore Romano dice: "fedele al racconto ma non all'ispirazione del Vangelo". Tanti premi quanti gli insulti provenienti dalla destra e dai cattolici.
"Uccellacci e uccellini" (1966) è forse il film di Pasolini più amato dalla critica e rimasto nella memoria collettiva. Con questa pellicola sdogana Totò dall'etichetta di attore di categoria inferiore per i suoi film. Ninetto Davoli fa il duo debutto al cinema. La pellicola è surreale e visionaria. Un corvo nero (intellettuale di sinistra) disserta con Totò padre e Davoli figlio mentre camminano nelle campagne circostanti Roma. Siamo dopo la morte di Togliatti ed in un momento di confusione per la sinistra italiana. Il paesaggio è reale e surreale insieme e scopre una Roma sempre di più mangiata dal cemento all'orrizonte. Pier Paolo Pasolini dirà del film: "è stato il mio film che ho amato e continuo ad amare di più, prima di tutto perchè come dissi quando uscì è il più povero e bello e poi perchè è l'unico mio film che non ha deluso le attese. Collaborare con Totò (reduce da quegli orribili film che oggi una stupida intellighenzia riscopre) fu molto bello: era un uomo buono e senza aggressività, di dolce cera.
"Teorema" (1968) parla della borghesia, della disgregazione del mito della famiglia, della scomparsa del ceto proletario che più amava Pasolini. E' un film che racconta di un'Italia ormai senza speranza, omologata, quella della piccola borghesia appiattita dal consumismo e dal capitalismo. Un misterioso giovane arriva nella casa di una ricca famiglia borghese milanese e fa sesso con la moglie, i figli, la domestica e con lo stesso capofamiglia. L'incapacità dell'uomo borghese di qualsiasi ricerca del sacro e l'ipocrisia della morale cattolica. Cast di grandi attori: Massimo Girotti, Terence Stamp, Silvana Mangano, Laura Betti e di nuovo Ninetto Davoli. Denunciati regista e produttori per le scene di sesso e di amore omosessuale esplicite.
"Salò o le 120 giornate di Sodoma" (1975) è la pellicola più scioccante e discussa di Pasolini per scene estreme di sesso, umiliazione e violenza che al cospetto "Arancia Meccanica" è un film per bambini. Liberamente ispirato a "Le 120 giornate di Sodoma" del marchese De Sade e collocato durante il periodo storico della Repubblica di Salò. In una villa isolata e protetta dai nazisti quattro personaggi che rappresentano i quattro poteri (aristocrazia, Vaticano, politica e giustizia) per 120 giorni dispongono a proprio piacimento delle proprie vittime. Quasi a rappresentare gli orrori del periodo fascista. Uscito nelle sale dopo la morte del regista venne subito sequestrato. La versione che ora circola ha un taglio di 21 minuti.
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