L'Iran contemporaneo attraverso la rabbia di un padre di famiglia
(Shekarchi)
GENERE: Dramma
ANNO: 2010 DATA: 17/06/2011
NAZIONALITÀ: Germania, Iran
REGIA: Rafi Pitts
CAST: Rafi Pitts, Mitra Hajjar, Ali Nicksaulat, Hassan Ghalenoi, Amir Ayoubi, Naser Madahi
VOTO: 9-
Trama
Recensione
Una storia di vendetta personale per raccontare l'Iran repressivo di Ahmadinejad. Rafi Pitts è sceneggiatore, regista e protagonista della pellicola. Sono in molti che non hanno amato la pellicola e molti quelli che guardandola la potrebbero trovare noiosa. In realtà è un film ben girato, di certo minimalista ed ermetico (forse proprio per sfuggire alla censura iraniana) dove le scene più propriamente politiche sono pochissime. La rabbia del protagonista, che si vendica per la morte della moglie, è la rabbia e la frustrazione degli iraniani di oggi. La voglia di ribellarsi del "cacciatore" e il rifugiarsi nella boscaglia è cercare uno spazio libero. Ambientazioni cupe, atmosfere rarefatte, regia ferma e solida. I primi venti minuti senza dialoghi e con scene assolutamente "normali" non sono un vezzo estetico del regista ma un prologo che segna il distacco con gli avvenimenti successivi. Tutto ha un significato, la stessa coppia di poliziotti, così diversi tra di loro, sono la metafora della società iraniana. Qualche scena superflua, qualche mancanza nella sceneggiatura non tolgono nulla al valore di "The Hunter". La sensazione è di un film distaccato, freddo, dove tutto avviene con una calma irreale. Ma c'è anima e un'ottima regia, oltre all'interpretazione riuscitissima dello stesso regista.
Siamo in iran. Ali esce di prigione, fa i turni di notte come guardiano e passa tutto il tempo che gli rimane con la moglie e la figlia di 6 anni. Un giorno torna a casa da una battuta di caccia e non trova nè moglie nè figlia. Si rivolge alla polizia che gli fa sapere che, in una manifestazione di piazza contro il regime, sua moglie è stata colpita durante gli scontri tra manifestanti e polizia.
Recensione
Una storia di vendetta personale per raccontare l'Iran repressivo di Ahmadinejad. Rafi Pitts è sceneggiatore, regista e protagonista della pellicola. Sono in molti che non hanno amato la pellicola e molti quelli che guardandola la potrebbero trovare noiosa. In realtà è un film ben girato, di certo minimalista ed ermetico (forse proprio per sfuggire alla censura iraniana) dove le scene più propriamente politiche sono pochissime. La rabbia del protagonista, che si vendica per la morte della moglie, è la rabbia e la frustrazione degli iraniani di oggi. La voglia di ribellarsi del "cacciatore" e il rifugiarsi nella boscaglia è cercare uno spazio libero. Ambientazioni cupe, atmosfere rarefatte, regia ferma e solida. I primi venti minuti senza dialoghi e con scene assolutamente "normali" non sono un vezzo estetico del regista ma un prologo che segna il distacco con gli avvenimenti successivi. Tutto ha un significato, la stessa coppia di poliziotti, così diversi tra di loro, sono la metafora della società iraniana. Qualche scena superflua, qualche mancanza nella sceneggiatura non tolgono nulla al valore di "The Hunter". La sensazione è di un film distaccato, freddo, dove tutto avviene con una calma irreale. Ma c'è anima e un'ottima regia, oltre all'interpretazione riuscitissima dello stesso regista.
Ciao! Sei stato appena insignito del 'Versatile Blogger Award' ! E' una cosina simpatica... un piccolo tributo al tuo bel blog. Se vuoi saperne di più guarda qui:
RispondiEliminahttp://solaris-film.blogspot.com/2012/01/versatile-blogger-award.html
Non m'importa che prosegui nel gioco... solo se ti va di farlo. E' un modo per conoscersi e farsi conoscere.
Un caro saluto.