"Il problema è che passiamo troppo velocemente dall'età in cui diciamo "farò così" a quella in cui diremo "è andata così"
This must be the place
GENERE: Drammatico
ANNO: 2011
NAZIONALITA': Francia, Italia, Irlanda
REGIA: Paolo Sorrentino
CAST: Sean Penn, Judd Hirsch, Frances McDormand, Kerry Condon, Joyce Van Patten
VOTO: 8.5
This must be the place
GENERE: Drammatico
ANNO: 2011
NAZIONALITA': Francia, Italia, Irlanda
REGIA: Paolo Sorrentino
CAST: Sean Penn, Judd Hirsch, Frances McDormand, Kerry Condon, Joyce Van Patten
VOTO: 8.5
Mi sono spesso chiesto che fine fanno le vere star, quelle internazionali alla Mike Jagger, quando escono di scena. Ebbene questo film può dare una risposta anche a questo perchè la maschera di Cheyenne non rappresenta mai qualcosa di grottesco o surreale ma, grazie all'interpretazione di Sean Penn e alla solida regia di Paolo Sorrentino, è assolutamente credibile. Come credibile è il percorso che fa per arrivare dal padre, viaggio fisico e interiore, che per chi vive lontano dai propri genitori e ha avuto un rapporto particolare con il padre sa essere tormentato quanto irrisolto. La ricerca del criminale nazista, dopo che il padre è ormai morto, è come chiudere il cerchio e darsi pace del passato. E' anche lo spunto per sentirsi vivo, un viaggio è sempre crescita qualsiasi sia la destinazione.
Il grosso del film è rappresentazione del personaggio, tanto complesso quanto semplice, sempre credibile anche nei tic più strani. Le frasi fatte pronunciare a Cheyenne sono di un'ovvietà geniale: "Perchè non vi parlavate da anni? Perchè non mi voleva bene". La sceneggiatura è solidissima e Sorrentino riesce a districarsi benissimo tra i pensieri di Cheyenne, la voce del padre che pronuncia le parole lasciate nei suoi scritti e i non detti. E' un blob di tante cose questa pellicola di un'umanità straordinaria. Fa ridere, pensare, guardare, gioire. Le immagini dell'America più profonda sono emozionanti e Paolo Sorrentino non delude le aspettative anche se, a volte, fa sfoggio di puro esercizio di stile con qualche scena superflua e fuori posto.
Il titolo del film è tratto dalla canzone omonima dei Talking Heads, che viene accennata anche nel film in una scena essenziale nella propria conoscenza e nella conoscenza, a posteriori, del padre morto. Tutto in quel viaggio è un puzzle con tasselli da mettere a posto. Ogni scena è essenziale e tutto è artigianalmente curato nei dettagli. Non ci sono scene-madri vere e proprie ma tutte lo sembrano. Sorrentino artigiano del cinema e Sean Penn ottimo operaio. Cheyenne, anche se grida che è troppo tardi, riuscirà a liberarsi dalle sue paure: riesce a prendere l'aeroplano, affronta una bottiglia di whisky (lui ex alcolizzato che ora andava avanti a succhi di frutta), si libera del trucco e degli orpelli che lo mantenevano aggrappato al suo passato glorioso che gli faceva male. Difficile condensare questa pellicola in parole, un viaggio assolutamente da fare.
Io l'ho trovato un film notevole.
RispondiEliminaSorrentino non è mai banale, e chi critica questo film, non si preoccupa di leggere la cifra del suo Cinema.
E Sean Penn è davvero bravo. Cheyenne non era un personaggio facile da rendere.
Un film che si assapora con il tempo. Ricco di citazioni, mai gratuite, e di significati molto contemporanei.
Rob.
Quoto in toto
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