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Recensioni di "Dark Shadows" |
Horror con trasfusioni di commedia, un riuscito ping pong sul vintage
d’epoca, rimedio psichedelico, mix di satira e romanticismo nel castello
di 200 stanze (che Imu!) con Depp in occhiale scuro che sembra un
bambino cui può pure venire da ridere [...]
Maurizio Porro sul Corriere della Sera
Burton tratta la materia nella chiave ironica sua tipica e gli
conferisce il touch inconfondibile del suo stile visionario, coadiuvato
da attori bravi e spiritosi come Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter
ed Eva Green. Quanto all’arte fatto dandy impersonato da Depp, con la
sua faccia pallida, i suoi costumi da gentiluomo e le sue unghie a
artiglio appare in perfetta sintonia con l’immaginifica cornice
gotico-pop ricreata sullo schermo. Tuttavia in tanto smalto formale si
avverte un vuoto : Burton inscena con l’usuale talento un teatrino
popolato dei suoi pupazzi preferiti, però il suo cuore sembra stare da
un’altra parte [...]
Alessandra Levantesi su La Stampa
Il connubio tra Tim Burton e J. Depp è talmente consolidato da risultare
non più sorprendente, almeno a giudicare dalle ultime imprese del
“duo”, che ci sono sembrate ripetitive, fiaccate da un modello che ha
barattato l’invenzione con l’aspettativa (…)Insomma avevamo paura che
l’ultimo connubio , questo Dark shadows, soffrisse i dolori di una
storia d’amore , quella tra attore e regista, diventata consuetudine
noiosa. Invece non è così [...]
Dario Zonta su L'Unità
Per Burton cinema e mondo coincidono: sono effetti cangianti di una
ricomposizione dinamica, in cui di volta in volta cliché, pezzi di
celluloide, frammenti d'arte del passato (come acclama impettito il
protagonista, Barnabas Collins, parlando della dimora di famiglia come
di "una meravigliosa fusione di arte europea e spirito imprenditoriale
americano") vengono tagliati e ricuciti da questo dottor Frankenstein
con la macchina da presa (meglio: Frankenweenie). Pop e avanguardia,
carta da parati floreale e quadri in stile Tamara de Lempicka,
parrucconi e freak. Tutto si ricombina magicamente in Dark Shadows che è come un bignami dell'universo burtoniano [...]
Gianluca Arnone su Cinematografo.it
Quello che conquistava del gotico burtoniano era il suo essere un modo
come un altro (ma bello) per trasportare dinamiche romantiche eterne
nella sensibilità contemporanea e, al tempo stesso, riuscire a parlare
con un’ingenuità commovente di desideri, aspirazioni e dolori di chi si
sente diverso e peggiore, senza capire che sono gli uguali a essere peggiori. In Dark Shadows non c'è nulla di tutto questo [...]
Gabriele Niola su Bad Taste
[...] Impreziosito da una splendida colonna sonora e da un’ambientazione
vintage che resuscita con pochi tocchi calibrati gli anni ’70, tramite
una confezione impeccabile spalmata di Burton’s Touch, il film a un
livello superficiale intrattiene e diverte, ma non riesce a penetrare
oltre il livello epiteliale, facendoci rimpiangere ancora una volta il Burton che per anni ci ha incantato e commosso.
Marita Toniolo su Best Movie
[...] Dark Shadows costituisce uno
spartiacque importante, forse decisivo, nella cinematografia del regista
californiano. Nel senso che è un film per certi versi affascinante,
beffardamente ironico, eppure tremendamente irrisolto: un film che gira
troppo su se stesso e troppe volte a vuoto, approfittandosi oltremodo di
una 'confezione' di gran classe che però non basta a tamponarne
l'inconsistenza di fondo [...]
Kelvin di Solaris
Dark Shadows è un film dalle molte anime, che non riesce a trovare una personalità propria. Tim Burton si mantiene in funambolico equilibrio fra gotico-horror, commedia nera,
farsa e film citazionista, senza prendere mai una direzione precisa e
portando sullo schermo un film deludente, che avrebbe potuto essere
splendido sotto molti aspetti ma che finisce, purtroppo, per essere
pasticciato e confuso [...]
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