![]() |
David Cronenberg e Robert Pattinson per "Cosmopolis" |
Il film più contemporaneo del Festival, straordinario specchio dell' attuale caos finanziario e umano che sta devastando il mondo, nasce da un romanzo memorabile del 2003, Cosmopolis dell' americano Don DeLillo. «Un romanzo profetico in modo inquietante», dice David Cronenberg, il regista canadese da cui ci si aspettano crudeltà e deviazioni: il suo Cosmopolis, in concorso, dona immagini claustrofobichee febbrili agli eventi catastrofici e ai dialoghi del romanzo, usato come una vera e propria sceneggiatura già pronta.
Natalia Aspesi su La Repubblica
Sullo schermo le parole sono rimaste importanti, come sempre nei film
dell’autore canadese («per me l’essenza del cinema è filmare una persona
che parla, non un paesaggio»), ma ai dialoghi si sono aggiunte le sue
visioni, il tono metaforico, il contrasto tra il silenzio tecnologico
dell’abitacolo in cui accade tutto, e il frastuono allarmante
dell’esterno, con i cortei, gli scontri, il senso incombente di
violenza: «E’ una visione molto soggettiva, appartiene al protagonista,
e ha poco a che fare con la realtà visto che Eric ha scelto
deliberatamente di isolarsi, di vivere in una specie di acquario». Sulla
sua faccia, sul volto celebre e amatissimo di Robert Pattinson, scorre
il senso di tutto il film, l’incubo del potere economico che distrugge
se stesso, la cupidigia sprezzante e la paura della fine.
Fulvia Caprara su La Stampa
Il film fatica a imporre il proprio ritmo: Pattinson è convincente, ma
non lo sono i vari comprimari, incontrati per strada e/o in macchina (…)
chi sperava in Cronenberg per avere nel Festival il film che avrebbe
esso tutti d’accordo si trova costretto a registrare l’ennesima
delusione (...)
Stefano Solinas su Il Giornale
Il film non è poi così bello e la sceneggiatura rispecchia
pedissequamente i dialoghi de romanzo, tanto è vero che Cronenberg
confessa candidamente di averla scritta in 6 giorni con un frenetico
lavoro di “copia & incolla” (…) Cosmopolis è noioso e
stilisticamente fin troppo piatto per essere un film di Cronenberg. Ciò
non di meno è interessante per come De Lillo, nel 2003, ha
profeticamente descritto tutte le paure che ci attanagliano in questi
giorni: la crisi economica, l’instabilità dei mercati, aggressività
asiatica, eccetera eccetera (…)
Alberto Crespi su L'Unità
Dentro un veicolo che sembra una sala di
regia, dove è possibile rivedere tutto (che tanto non c'è più nulla di
originale da vedere, nulla che non sia già accaduto, ri-preso),
controllare tutto e schermare tutto ciò che avviene là fuori,
Cronenberg si siede assieme al suo Pattinson (perfetto nella sua faccia
da stoccafisso, incapace di esprimere una qualsiasi reazione che
provenga dall'interno) per guidarci verso l'ultimo giro di boa del
Capitale, oltre il quale non c'è più violenza (richiederebbe un motivo),
non c'è più morte e probabilmente non c'è più cinema. Ma solo un bel
Niente (...)
Cosmopolis è un film estenuante, spiazzante, che riesce perfettamente nei suoi intenti evocativi anche laddove non riesce come cinema. E' una traduzione letterale del romanzo di De Lillo, una scatola cristallina e trasparente che contiene il vuoto e il suo orrore. Che ti si piazza davanti agli occhi, occupando lo sguardo ma senza occuparlo al tempo stesso. Tanto consapevole di sè stesso e solipsistico da mettersi i bastoni tra le ruote da solo. Proprio come il suo protagonista.
Federico Gironi su ComingSoon.it
Il
genio di David Cronenberg sta anche nell'aver affidato il ruolo di
protagonista a Robert Pattinson, interprete giovane e accattivante,
gelido e inespressivo. Vampiro osannato dalla massa ed entrato
nell'immaginario collettivo dei più. Pattinson succhia più sangue (e più
anime) in "Cosmopolis" che in qualsiasi altro capitolo della saga di "Twilight", emana glamour e magnetismo più che in qualsiasi passerella accerchiata dalle sue accanite ammiratrici (...)
Matteo De Simei su Ondacinema
La lunga automobile è un’astronave futuristica atta a contenere il suo
passeggero alienato e ne riflette interamente la personalità. Forse
questo è il carattere del romanzo che stavolta ha affascinato di più
Cronenberg, da sempre attento al rapporto uomo-macchina, oltre al potere
del capitale marxiano, qui espresso come entità spettrale con una vita
propria, decadente e dominante sui rapporti tra gli uomini, di qualsiasi
ceto e classe sociale (...)
Il film, preso come opera a se stante, presenta in realtà molti punti di
domanda e momenti di stasi che non ne contribuiscono la visione e non
ne facilitano la comprensione sempre tesa a districarsi tra il miscuglio
di concetti più o meno filosofici che si espongono trai personaggi.
Nessuno dei passanti, in qualche modo partecipanti alla vita di Eric,
viene approfondito come merita, lasciando tutto su un grado di
superficialità che non ci permette assolutamente di partecipare
all’inquietudine del protagonista. Inquietudini tra l’altro tutta detta e
per nulla mostrata, nella maschera statica che Pattinson mette su per
tutto il film (...)
Cosmopolis è un film che è lo specchio fedele del caos e dello spaesamento della nostra generazione. E' tratto da un romanzo di Dom De Lillo, dal quale ne riprende fedelmente i verbosissimi dialoghi, spesso
disconnessi dalle immagini e dalla storia. Ma è un film cronenberghiano
fino al midollo, allucinante e allucinato, quasi 'definitivo', per nulla
consolatorio. Faticosissimo da seguire, magnificamente fotografato,
estenuante come la storia che racconta, difficilissimo da interpretare e
raccontare, Cosmopolis vuole trasmetterci prima di tutto la paura di vivere in un mondo che non riusciamo più a capire. E ci riesce perfettamente.
Kelvin su Solaris
Sembra interessante ma le recensioni della critica non sempre sono attendibili ...
RispondiElimina