Qualche dubbio era venuto a molti, fa specie che sia un giudice a confermare i sospetti. Il caso è di qualche anno fa quando la cassa di previdenza dei cronisti ha chiesto alla Rai il pagamento dei contributi non versati per il giornalista Bruno Vespa. In occasione dell'appello è uscito fuori quello che il giudice Mormile aveva scritto in quella sentenza:
“Nulla è emerso che convinca della natura ontologicamente giornalistica del programma ‘Porta a porta’, chiaramente appartenente al genere dei programmi di intrattenimento e approfondimento culturale e politico, realizzato come vero e proprio talk show (imperniato sulla carismatica figura di anchorman del noto conduttore) per mezzo di una scenografia, di un tema musicale e di un canovaccio tipici di un format televisivo, del tutto diverso, come tale, dai notiziari o dai servizi giornalistici in senso stretto”.
In conclusione sta di fatto che vista la natura non subordinata del rapporto che lega Vespa alla Rai, vista la natura non giornalistica della sua trasmissione, la Rai (secondo la sentenza di primo grado) non deve versare alcun contributo all'Inpgi (la cassa di previdenza dei cronisti).
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