Shame (2012) di Steve McQueen

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"Sono le azioni che contano, non le parole."

Shame
GENERE: Drammatico
ANNO: 2011   DATA: 13/01/2012
NAZIONALITÀ: Gran Bretagna
REGIA: Steve McQueen
CAST: Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware, Elizabeth Masucci
VOTO: 8.5

"Shame" è stato uno dei casi cinematografici di quest'inizio anno cinematografico. Il caso Shame in Italia (e fortunatamente non solo in Italia) è stato alimentato soprattutto dalle scene, preannunciate a scopo di marketing, di nudo di Michael Fassbender. Fortunatamente c'è molto altro dietro Brandon, il newyorkese di successo anafettivo e malato di sesso. Il regista di "Hunger", Steve McQueen, segue il protagonista nella sua voglia maniacale e meccanica di sesso. Segue Brandon consumarsi mentre si masturba nel bagno di casa e dell’ufficio, si porta nel letto prostitute, fa avance pesanti alle ragazze che incontra in discoteca, si fa rimorchiare da sconosciute e se le scopa, tutto per non affrontare le emozioni di un rapporto stabile. Le atmosfere sono rarefatte, i colori spenti, i luoghi freddi e glaciali come molta modernità dei nostri giorni. Michael Fassbender è straordinariamente bravo (non a caso vince la Coppa Volpi al Festival di Venezia 2011) nel calarsi totalmente nel personaggio, nel togliere, nell'assenza, nel calarsi nel vuoto di un'esistenza piuttosto sterile. Brandon è bello, mediamente di successo, guadagna bene, ha un appartamento con vista spettacolare, è arrivato, potrebbe essere felice e completo ma non riesce nemmeno a tenere in vita il rapporto con la sorella che tiene alla larga per non coinvolgersi minimamente in alcun sentimento. I sentimenti sono sostituiti da sordidi e laceranti rapporti sessuali, non a caso gli capita di piangere mentre ha un amplesso con una delle tante donne.

Lungi da me però il giudizio e se ne tiene lontano anche il regista che si limita a registrare la vita di Brandon e ad immortalarne i colori. In fondo il sesso è piacere, è bello, soddisfacente, facile, e si potrebbe non capire che problema ci possa essere per un giovane uomo bello e desiderato nel volerne sempre di più. La pellicola infatti non si interroga sul sesso, sulla maniacalità di Brandon, ma, piuttosto, sui motivi della maniacalità e su quello che nasconde il suo masturbarsi continuamente. Si interroga sulle mancanze della vita contemporanea, sul vuoto dei rapporti e delle relazioni interpersonali. La pellicola di McQueen quindi non è solo una collezione di rapporti sessuali (come tanti pensavano di andare incontro entrando in sala a vederlo). La prima parte è lenta, solida e rarefatta allo stesso tempo, è l'illustrazione della vita e delle abitudini di Brandon. Nella seconda il regista preme il piede sull'acceleratore degli eventi e i rapporti diventano frenetici, incendiari, compulsivi, da lasciare senza fiato, come il dramma che il protagonista sta per vivere...


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