Giorgio Diritti con "Un giorno devi andare" compone il suo terzo gioello d'autore, dopo "Il vento fa il suo giro" e "L'uomo che verrà", e si conferma come uno degli ultimi esempi di cinema d'autore italiano. Il regista va per la sua strada a dispetto di scelte distributive e commerciali incontrando chi ama il cinema nei vari festival in giro per il mondo.
Giorgio Diritti chi? Molti non lo conoscono, altri gridano alla noia (senza nemmeno vederli i film, guardando le locandine o i promo) e preferiscono sedersi in sala mangiando pop corn davanti all'ultimo di Fausto Brizzi. Qualche critico cerca di smontarlo evidenziando la retorica dei buoni sentimenti e dell'intimismo dei suoi film. In realtà i suoi film, soprattutto i primi due, sono feroci e corrosivi quanto intimi e delicati. Collabora con Pupi Avati in diversi film ma il suo vero maestro è Ermanno Olmi.
Proprio come Olmi parte dalle piccole azioni quotidiane, dal riprendere il particolare per aprirsi poi agli interrogativi immensi sull'animo umano. Come nella sua seconda pellicola "L'uomo che verrà" dove i fatti sono visti attraverso gli occhi di una bambina che poco
comprende della politica e della storia ma guarda alla crudeltà
dell'uomo. Il dialetto usato come collante di una comunità che viene
disgregata. E' veramente difficile parlare dei suoi film e della sua cinematografia che a me ricorda Michelangelo Antonioni o Wim Wenders o, anche, Terrence Malick (con dovute proporzioni stilistiche e di mezzi).
Il suo film d’esordio, "Il vento fa il suo giro" (2005), partecipa ad oltre 60 Festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre 36 premi. Il secondo film, "L'uomo che verrà" (2009), viene presentato nella selezione ufficiale del Festival Internazionale del Film di Roma 2009,
dove vince il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento, il
Premio Marc'Aurelio D'oro del Pubblico e il Premio "La Meglio Gioventù".
Uscito poi in sala il 22 gennaio 2010, partecipa a numerosi Festival
italiani ed internazionali ricevendo molti riconoscimenti importanti tra cui David di Donatello2010 e il Nastro d’Argento 2010 come Miglior produttore, Migliore scenografia e Miglior sonoro in presa diretta.
Una donna italiana di poco più di trenta anni, giunge in Amazzonia per
reagire ad alcune vicende personali particolarmente dolorose. Affianca
una suora amica della madre nel lavoro con le comunità indigene
dell'alto rio Andirà, ma poi se ne distacca nel desiderio di
un'esperienza che risponda in modo semplice al suo bisogno di ritrovare
un senso nella vita.
Martina è l'unica figlia di una povera famiglia di contadini che vive
alle pendici del Monte Sole. Siamo nel 1943 tra l'avanzare dei nazisti e
le brigate partigiane che tentano di fermali con a capo il comandante
Lupo. La mamma di Martina è nuovamente incinta e il bambino viene alla
luce tra il 28 e il 29 settembre del 1944, quando le SS danno via in
quella zona a quella che sarà chiamata "la strage di Marzabotto.
Nel contesto montano delle Alpi occitane italiane, Chersogno é un
piccolo villaggio la cui sopravvivenza é legata ad alcune persone
anziane ed a un fugace turismo estivo. In questa piccola comunità arriva
un pastore francese, accompagnato dalla sua giovane famiglia, le sue
capre e la sua piccola attività da imprenditore formaggiaio. Ben
accolto, se pur non a braccia aperte, il suo arrivo diventa la
dimostrazione di una possibile rinascita del paese. Ma, un po’ alla
volta, le condizioni di vita divengono sempre più difficili, tra
incomprensioni, rigidezze e un pizzico di invidia. Alcuni tra gli
abitanti iniziano a sentire troppo ingombrante questa nuova presenza, ed
una serie di vicissitudini portano il paese a dividersi in due.
Finora non ho sentito parlare così bene di Un giorno devi andare, anche se, sinceramente, trovo che Diritti sia un grandissimo.
RispondiEliminaDici che vale quanto i due precedenti?
No James...penso che ci sia uno stacco rispetto ai primi due in questo...manca lo sguardo feroce dei primi due. C'e' qualche momento in cui guardi il soffitto. Rimane la sua bravura
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