Oblivion (Fantascienza-Usa 2013) di Joseph Kosinski con Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough, Nikolaj Coster-Waldau, Melissa Leo
In un spettacolare pianeta Terra del futuro che si è evoluto fino a
diventare irriconoscibile, un uomo si confronta col passato che lo
porterà ad affrontare un viaggio di redenzione e ricerca mentre si
batterà per salavare l'umanità.
Jack Harper (Tom Cruise) è uno degli ultimi riparatori di droni operanti
sulla Terra. Parte di una massiccia operazione per estrarre risorse
vitali dopo decenni di guerra contro una terrificante minaccia
conosciuta come Scavs, la missione di Jack è quasi terminata.
Vivendo e perlustrando gli straordinari cieli da migliaia di metri
d'altezza, la sua esistenza crolla quando salva una bella straniera da
uno spacecraft precipitato. Il suo arrivo innesca una serie di eventi
che lo costringono a mettere in questione tutto ciò che conosceva e
mettono nelle sue mani il destino dell'umanità.
Oblivion assomiglia molto a un concentrato di tutte le possibili paure e
suggestioni sul nostro apocalittico futuro, affastellate senza un vero
«gusto» delle proporzioni e dell'insieme (…) Oblivion di Joseph Kosinski
squinterna allo spettatore un repertorio fin sovrabbondante di idee,
allusioni e citazioni (o forse di «plagi»...).
Paolo Mereghetti su Il Corriere della Sera
Insomma siamo alle solite: un uomo solo, con la sua debolezza e il suo
coraggio, è destinato a salvare il mondo da asettici e perversi disegni
di nuovo ordine globale. A parte la schiacciante ricchezza di mezzi
dispiegati (ma, come nel kubrickiano 2001 Odissea nello spazio, la
presenza umana è ridotta all'osso) che induce ovvia ammirazione, era
difficile aggiungere qualcosa ai grandi modelli degli ultimi decenni.
Blade Runner tanto per dirne uno imprescindibile.
Paolo D'Agostini su La Repubblica
Justin Chang su Variety
L’idea di coniugare le usuali scene d’azione con momenti meditativi,
riflessioni sul senso ultimo della vita (degno immolarla eroicamente per
una causa alta) e sull’identità rischia di risultare ambiziosa, e il
finale è troppo lambiccato per far nascere un vero pathos.
Alessandra Levantesi Kezich su La Stampa
Se cercate esplosioni, robot a
metà tra Wall-E e dei Pac-Man cattivi, grana grossa e un pò di sana
retorica nel pieno stile ammeregano che tanto rende più leggera la vita,
troverete pane per i vostri denti: altrimenti, vi conviene girare al
largo almeno quanto gli alieni invasori da qualsiasi pianeta capitanato
da un eroe positivo dal cuore puro. Finireste solo per perdere tempo e prendere un sacco di calci nel culo.
James Ford su WhiteRussian
La storia comunque si evolve in maniera interessante e tiene sulla corda
per tutte le due ore e mezza di durata senza cali di tensione. Le
immagini suggestive, le panoramiche del pianeta devastato ma sempre
bellissimo meritano la visione sul grande schermo.
La forza del film, diciamolo subito, non risiede tanto nello sviluppo
narrativo, che comunque riserva diverse sorprese fino all'epilogo,
quanto nella sua straordinaria potenza visiva; il regista infatti,
insieme al suo staff, riesce a sfruttare al massimo la grafica digitale
per creare un "mondo" futuristico angosciante e suggestivo, in cui il
protagonista si muove agevolmente come se fosse ancora a casa.
Si nasconde dietro la parola ambizione un sontuoso riciclo di temi e
situazioni, perché l’idea è far fruttare questo scenario immenso, per
almeno due ore.
E viene quasi da piangere.
E viene quasi da piangere.
A farla da padrone è il deserto, i relitti, i colori smortaccini e la
solitudine, inframmezzati da flashback mnemonici, oasi sul lago (il buen retiro del
nostro) e ospiti inattesi. A funzionare è solo il Tom centauro, metà
uomo e metà macchina: a bordo della sua navicella fa pensare a Top Gun, e tocca accontentarsi.
Federico Pontiggia su Il Cinematografo
Dino, muchas gracias per la citazione! :)
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