CineStory, il viaggio nella storia del cinema. Gli attori: Anna Magnani.
Il volto, la voce, l'anima popolare del neorealismo. Attrice tragica, istintiva, ha tanto spirito e tanta flessibilità da cominciare con il teatro leggero. La rivista con Totò e con Michele Galdieri le offre grandi soddisfazioni. Il cinema quasi la trascura. Solo De Sica ne coglie tutta la prepotente energia e la sfrutta divertito in "Teresa Venerdì" (1941). Più tardi l'attrice duetta con Aldo Fabrizi nella storia popolaresca "Campo de Fiori" (1943). Sempre con Fabrizi trionfa nel film di Roberto Rossellini "Roma città aperta" (1945).
Fissata per sempre l'immagine della donna volitiva e coraggiosa, Anna Magnani approffitta delle occasioni che le offrono per ribadire la forza di un tipo, anche se non rifiuta la rischiosa e bellissima avventura che le propone Rossellini per il dittico di "Amore" (1948), nei due ruoli di una donna abbandonata dall'amante e di una mentecatta che crede di aver incontrato San Giuseppe. Nel 1951 con "Bellissima" Visconti le offre un altro personaggio di popolana, schietto e lucido: l'attrice lo asseconda con una commovente convinzione, nei panni di una mancata attrice che riversa sulle figlia le proprie frustazioni.
In Usa, dove la sua fama è altissima, la impiegano secondo quanto impone la retorica. Con la riduzione di "La rosa tatuata" (1955) di Tennessee Williams, regia mediocre di Daniel Mann, vince addirittura un Oscar, perchè questo è ciò che gli americani si attendono da un'appassionata e dolorante donna mediterranea. Farà altri due film sulla scia di quello. Tornata in patria avrà due buoni incontri, uno con Renato Castellani per il solido "Nella città l'inferno" (1960), e uno con Pier Paolo Pasolini in una parte un poco manierata ma di indubbio effetto per "Mamma Roma" (1962). Il cinema non ha più nulla di veramente adatto per lei, segno ormai della fine del neorealismo. Muore in clinica, di un tumore, assistita da Rossellini e dal figlio Luca.
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