Continua il nostro viaggio nel cinema attraverso gli autori che hanno fatto storia: Rainer Werner Fassbinder (1945-1982).
Brucia la sua vita a 36 anni, per una overdose. Ha sperimentato un cinema politicamente ribelle, narrativamente assurdo, pateticamente compromesso con i lati più disperati della vita e della società tedesca. Figlio di un medico, che divorzia dalla moglie quando ha cinque anni, Fassbinder vive con la madre e, durante le sue frequenti assenze per lavoro, si nutre di cinema. Respinto da una scuola di cinema, si dedica al teatro, fondando con alcuni attori un gruppo di avanguardia, l'Antitheater. Al cinema giunge per la scorciatoia del cortometraggio, negli anni si va organizzando un rinnovamento della cultura e della estetica.
Il primo film s'intitola "L'amore è più freddo della morte" (1969): un melodramma che esaspera i toni dello sperimentalismo calandosi nella realtà degradata di un mondo borghese in espansione e in crisi. Tutti i film successivi si muovono su questo terreno, con questo stile. Curioso è "Attenzione alla puttana santa" (1970), film sul cinema. Straziante di verità e di passione è "Tutti gli altri lo chiamano Alì" (1973). Stranamente compassato e figurativamente bellissimo è "Effi Briest" (1974), riduzione di un grande piccolo romanzo di Theodore Fontane.

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