CineStory - I registi: Victor Sjöström

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Inizia con questo post un viaggio nella storia del cinema attraverso gli autori e i film (ovviamente dimenticati) che sono alla base del cinema di oggi. Il nostro viaggio inizia con quello che può definirsi "il padre del cinema svedese": Victor Sjostrom.

Uno dei padri del cinema svedese. Meticoloso, geniale, pronto ad ogni mestiere (a fine carriera lo vediamo attore nel "Posto delle fragole" di Ingmar Bergman, foto copertina). Figlio di un commerciante di legnami, recita e dirige in teatro, recita e dirige nel cinema allora in formazione. Un linguaggio, il suo, che parte dal populismo e dal moralismo protestante di Selma Lagerlof e giunge sino a Ingmar Bergman.

Dopo "Ingeborg Holm" (1913), dramma con forti venature patetiche di una donna bersagliata dalla sorte, realizza il poderoso "I proscritti" (1918), film di notevole ampiezza che segue con rispetto la vicenda umana di due disperati amanti perseguitati da una legge e da una società ingiuste, dal momento del loro incontro in Islanda fino alla tragica morte. Più significativo ancora risulta "Il carretto fantasma" (1920), magistrale rievocazione della vita contadina.

Nei primi anni '20 emigra a Hollywood dove si inserisce presto nei ranghi dell'industria, girando film interessanti come "Quello che prende gli schiaffi" (1924) e preparando il terreno per i due capolavori americani "La lettera rossa" (1926) e "Il vento" (1928), che sono due spietati ritratti dell'intolleranza, del fanatismo e dell'infelicità umana. Questi film hanno il passo lento e pesante dei racconti tradizionali, seguono i ritmi di una cultura riflessiva, gonfia di idee e di umori.

Nel dopoguerra riprenderà il suo antico mestiere di attore con interpretazioni eccellenti....si pensi al vecchio professore che stila l'inventario della sua vita ne "Il posto delle fragole" (1957) di Ingmar Bergman.

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