De "La Grande Bellezza", film in concorso a Cannes 2013 che ne esce senza premi ma che già è stato venduto in 20 paesi, ne abbiamo parlato ampiamente...Ma cosa ne pensano critica e pubblico. Rassegna stampa, giornali e web sul film. Diteci la vostra.
Il regista torna in Italia dopo il viaggio americano di "This must be the place" con Toni Servillo che, attraverso lo sguardo del suo personaggio, ci racconta una Roma fastosa e degradata allo stesso tempo: tra ricchi immobiliaristi, politici, contesse e prelati. Il personaggio principale è Jep Gambardella, interpretato dal magnifico Toni Servillo,
uno scrittore sessantenne che non riesce più a scrivere da anni e
diventa giornalista raccontando una Roma mondana, ricca, ma, allo stesso
tempo, degradata e corrotta.
Paolo Sorrentino sembra voler convincere che sì, quella che racconta è
davvero “una Babilonia disperata” nel cuore oscuro e invidiato della
capitale: e sembra riuscirci con la forza delle immagini e i virtuosismi
visivi (di Luca Bigazzi), con il montaggio implacabile (di Cristiano
Travaglioli), la colonna sonora (di Lele Marchitelli), che stordisce con
la disco music e incanta con la musica sacra, una sceneggiatura (di
Sorrentino, che è un vero scrittore, e Umberto Contarello) veloce e
crudele...
Natalia Aspesi su La Repubblica
Grotteschi frammenti di un puzzle che non arriva a comporsi in disegno
unitario. Colpa di un’Italia allo sprofondo e senza più identità; colpa
anche di una sceneggiatura che sotto l’aspetto di concertare
significative scene di gruppo si presenta debole..
Alessandra Levantesi su La Stampa
Diciamo subito che è visivamente magnifico, a tratti fin troppo: Sorrentino fa fare le capriole alla macchina da presa e Luca Bigazzi “firma” ogni inquadratura da presa manco fosse Storaro, e ogni tanto si sente quasi la voglia di un’immmagine trovata, non troppo studiata, alla Rossellini (…) Gli attori sono tutti magnifici, il film ha momenti di toccante lirismo
Alberto Crespi su L'Unità
Fortunatamente il regista Paolo Sorrentino sa fare di meglio che imitare
il gigantesco Fellini e "La grande bellezza" è molto più di un inchino
riverente, ripartendo da dove "La dolce vita" ci ha lasciati 53 anni fa.
Deborah Young su Hollywood Reporter
Una intensa e spesso sorprendente festa cinematografica che onora Roma in tutto il suo splendore e superficialità
Jay Weissber su Variety
I virtuosistici movimenti di camera che troncano il respiro e fanno
sgranare gli occhi, la sensazione paralizzante di un montaggio pop, un
pensiero che si manifesta con un ritmo quasi allucinatorio. Fin dalle
prime immagini di La Grande Bellezza, si capisce che ci siamo!
Complessa e stratificata, l’opera del regista napoletano insegue lo
stupore e il terreno, l’ascesa e la caduta: nell’equilibrio e nella
suggestione della sospensione tra i due piani trova il culmine di
geometrie estetiche un linguaggio riconoscibile e dirompente..
Forse l’opera più ambiziosa di Sorrentino fino ad oggi, La grande bellezza
è un film che vive delle stesse contraddizioni che racconta, di eccessi
barocchi e intimità commoventi, momenti di un surrealismo concretissimo
come di puro e cristallino godimento estetico essenziale, di una
crepuscolarità costante e ininterrotta perfino dalla luce del giorno e
momenti di straordinaria lucidità su sé stessi e sul mondo.
Un film opulento per ragionata necessità, ma nel quale il regista trova perfino, niente affatto paradossalmente, lo spazio per calmierare la scalmatezza della sua vorticosa macchina da presa.
Un film opulento per ragionata necessità, ma nel quale il regista trova perfino, niente affatto paradossalmente, lo spazio per calmierare la scalmatezza della sua vorticosa macchina da presa.
Film ambizioso e misterioso, affascinante nella sua visionarietà, ma
troppo intellettuale, ricercato e letterario, potente, complesso,
imperfetto. Aggettivi contraddittori che determinano limiti e grandezza
di uno stile sicuramente originale.
La bravura del regista napoletano è propria quella di viaggiare sul filo del rasoio, lavorando sugli opposti di una cultura alta e bassa, che solo il gigantismo della personalità a cui ci hanno abituato i personaggi di Sorrentino riescono a contenere ed a rendere equilibrati.
http://cletus19.blogspot.it/2013/06/la-grande-bellezza-di-paolo-sorrentino.html
RispondiElimina« Quando sono arrivato a Milano, a ventisei anni, sono precipitato abbastanza presto, quasi senza rendermene conto, in quello che si potrebbe definire il vortice della politica; ma io non volevo solo essere un politico, volevo essere il RE dei politici - Non volevo solo governare uno Stato: volevo avere il potere di farlo FALLIRE »
RispondiEliminaA.D.
Ne La Grande Bellezza c'è eterna sospensione. Attesa e introspezione. Senza necessariamente legarsi a tematiche generazionali. È un nobile pensiero di Sorrentino sull'uomo che si sviluppa seguendo una sorta di trama siddhartiana. Le maschere di Fellini (la fotografia lascia il fiato sospeso) e la denuncia religiosa di Buñuel ne ispessiscono ulteriormente l'importanza, rendendolo un vero capolavoro. Finalmente un film.
RispondiEliminahttp://diobenedicaquestospazio.blogspot.it/2013/05/la-grande-bellezza-di-paolo-sorrentino.html
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