Rassegna stampa "After Earth", recensioni da stampa e web sul film apocalittico di M. Night Shyamalan con Will Smith...
Mille anni dopo l’esodo degli umani sul pianeta Nova Prime, la Terra è
diventata una jungla inospitale e fitta di pericoli. Un’emergenza
costringe ad atterrarvi l’astronave su cui viaggiano Cypher Raige,
generale senza paura, e suo figlio Kitai, che vorrebbe emulare papà
senza riuscirci. Ferito alle gambe e costretto all’immobilità, l’eroe
deve affidare al ragazzino la salvezza di entrambi.
Dirige Shyamalan: nessuno lo ha avvertito che ha perso da tempo il "sesto senso".
Maurizio Porro su Il Corriere della sera
M. Night Shyamalan realizza un film al di sotto della sua fama di
narratore di storie originali ( Il sesto senso). Ma in fondo After
Earth, interpretato da padre e figlio nella vita (come già nella Ricerca
della felicità di Gabriele Muccino), nonché prodotto da Jada Pinkett
Smith, moglie di Will e madre di Jaden, è più o meno un affare di
famiglia; e ci vuol poco a sospettare che i margini di autonomia del
cineasta di origine indiana abbiano sofferto di seri limiti.
Roberto Nepoti su La Repubblica
Nonostante gli orpelli fantascientifici e sprazzi di dialoghi letteralmente inenarrabili, After Earth
si rivela essere uno studio per due personaggi su quello che può
succedere a un padre e a un figlio la cui nave spaziale si schianta su
un pianeta in quarantena che si scopre essere la Terra, ma infestata da
mostri digitali incredibilmente dozzinali. Non ho mai visto un film che si muove con tale lentezza o che si prende
così sul serio. Anche perché non sembra neanche un film, ma un sermone
il cui concetto centrale è la paura.
Joe Morgenstern su The Wall Street Journal
Chissà quando la smetteranno di trasformare le trame dei film in
avventure da videogiochi. Ormai non fanno neanche più lo sforzo di
inventare. Questa è l’ennesima pellicola sci-fi ecologista che ha ha la
struttura lineare di un videogame.
"After Earth" non passerà alla storia e non aggiunge altro al talento di
Shyamalan che ha messo a disposizione tutta la sua bravura tecnica ma
nessuna traccia della sua poetica se, a questo punto, l’ha mai avuta.
Sufficientemente godibile, come si era detto. Nulla di più, in questo polpettone More is More.
Piero Calà su OndaCinema
E' un mistero senza fine M. Night Shyamalan, enfant prodige che a 29 anni sbalordì il mondo con Il sesto senso e conquistò consensi con Unbreakable solamente l'anno dopo: era il 2000. Tredici anni e cinque film dopo, si mette nelle mani di Will Smith (autore del soggetto e produttore), della moglie Jada Pinkett (produttore) e di loro figlio Jaden (coprotagonista) per realizzare After Earth, sci-fi new age e distopica: la sensazione, come al solito quando si tratta del regista indiano, è di trovarsi di fronte ad un'opera affascinante e ricca di suggestioni ma drammaticamente irrisolta.
Valerio Sammarco su Il Cinematografo
Jaden Smith deve reggere il film quasi da solo (guidato da papà Will a distanza) ed è all'altezza della situazione più nella preparazione fisica che nelle capacità attoriali. Il tema ambientale ha inoltre difficoltà a emergere, sempre secondario e posticcio, soffocato dalla centralità del rapporto genitore-figlio.
Domenico Misciagna su ComingSoon
Ciò che resta è un grande imbarazzo, per uno “spettacolo” che non offre uno spunto uno che sia originale, a cominciare dai costumi anonimi che paiono tute fremen di serie Z, e che nei momenti in cui vorrebbe solleticare il sense of wonder degli spettatori fa sganasciare dalle risate.
BookandNegative
Piero Calà su OndaCinema
E' un mistero senza fine M. Night Shyamalan, enfant prodige che a 29 anni sbalordì il mondo con Il sesto senso e conquistò consensi con Unbreakable solamente l'anno dopo: era il 2000. Tredici anni e cinque film dopo, si mette nelle mani di Will Smith (autore del soggetto e produttore), della moglie Jada Pinkett (produttore) e di loro figlio Jaden (coprotagonista) per realizzare After Earth, sci-fi new age e distopica: la sensazione, come al solito quando si tratta del regista indiano, è di trovarsi di fronte ad un'opera affascinante e ricca di suggestioni ma drammaticamente irrisolta.
Valerio Sammarco su Il Cinematografo
Jaden Smith deve reggere il film quasi da solo (guidato da papà Will a distanza) ed è all'altezza della situazione più nella preparazione fisica che nelle capacità attoriali. Il tema ambientale ha inoltre difficoltà a emergere, sempre secondario e posticcio, soffocato dalla centralità del rapporto genitore-figlio.
Domenico Misciagna su ComingSoon
Ciò che resta è un grande imbarazzo, per uno “spettacolo” che non offre uno spunto uno che sia originale, a cominciare dai costumi anonimi che paiono tute fremen di serie Z, e che nei momenti in cui vorrebbe solleticare il sense of wonder degli spettatori fa sganasciare dalle risate.
BookandNegative
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