Rassegna stampa "Stoker": recensioni da stampa e web sul primo film hollywoodiano di Chan-wook Park

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"Stoker" è il nuovo inquietante e violento film di Chan-wook Park che sbarca a Hollywood e ha imbarcato nel progetto Nicole Kidman. Nelle sale dal 20 giugno. Di seguito la rassegna stampa con le recensioni da stampa e web sul film...

Stoker (Horror - Usa 2013) 
di Chan-wook Park con Mia Wasikowska, Nicole Kidman, Matthew GoodJacki Weaver, Alden Ehrenreich
Prima incursione hollywoodiana di Park Chan-wook, regista di "Old Boy". Il regista, che ci ha abituato al cinema del dolore molto disturbante, porta in scena la distruzione della famiglia borghese americana. Dopo la morte del padre, la giovane India Stoker (Mia Wasikowska) si ritrova a vivere con l'emotivamente instabile madre (Nicole Kidman) e un enigmatico zio (Matthew Goode), appena arrivato in casa. Nonostante nutra dei sospetti sulle sue reali motivazioni, la ragazza si ritrova inevitabilmente attratta dallo zio. 


Park Chan-wook, regista ovviamente di culto per l’orientale violenza di una efferata trilogia sulla vendetta, sbarca in America e cita a piene mani Hitchcock (…)Un film che può dividere, percorso dal fascino torbido e misterioso della dolce ala della giovinezza e anche della maturità.
Maurizio Porro su Corriere della Sera

Park non rinuncia al suo cinema stilizzato né alle invenzioni registiche, che forse scontenteranno chi, nel genere thriller, mira al sodo. Più che alle emozioni immediate, il regista mira alle sensazioni sotterranee dello spettatore, cuocendolo a fuoco lento verso un finale inaspettato
Roberto Nepoti su La Repubblica

L’aspetto estetico è prioritario e in esso si consuma tutta la voluttà di un film le cui inquadrature sono il frutto di uno studio ossessivo, diremmo millimetrico (…) Perfetto film di inizio estate.
Dario Zonta su L'Unità

Una sorta di vampiro è Charlie Stoker (Matthew Goode). Cognato di Evelyn (Nicole Kidman) e zio di India (Mia Wasikowska), Charlie riemerge da un passato misterioso. Con sé porta una cintura che gli servirà per regolare i conti con la famiglia. Orrore, desideri oscuri, rimandi a Hitchcock. Ma non molto di più.
Roberto Escobar su L'Espresso

Park ha costruito una serra di tensione erotica che ha innescato per farla esplodere (…) bisogna prendere Stoker per quello che è: un thriller di selvaggia bellezza.
Peter Travers su Rolling Stones

Grazie alla creatività infinita di Park dietro la macchina da presa, è impossibile distogliere lo sguardo da Stoker, anche se quello che sta accadendo sullo schermo è davvero risibile.
Ethan Alter su Hollywood Reporter

Il suo appassionato omaggio a Hitchcock, non certo una scopiazzatura, sembra il classico film dell’outsider arrivato a Hollywood per mettersi in mostra.
Anthony Lane su The New Yorker


India è l'ereditiera, è in una fase di transizione che la mette in contrasto o in dipendenza con chi le sta attorno, per desiderio, per sesso, per repulsione, per odio. E nel disegnare questo profondo malessere (con le immagini e le angolazioni delle riprese, la musica di Philip Glass e il decor di Thérèse DePrez) Park si dimostra un maestro originalissimo. Pagando anche il doveroso tributo al sangue, quando alla fine gli orrori e le follie verranno a galla.
Luca Pellegrini su Cinematografo.it

"Stoker" come altri film in questo finale di stagione ("Solo Dio Perdona" o "Killer in viaggio" tanto per fare degli esempi) si segnala per una bella dose di sangue versato, anche se Park decide di spiazzare imbastendo il tutto con un'inattesa eleganza formale che lo rende molto diverso da altri film di genere e semmai lo fa somigliare a certe fiabe gotiche di burtoniana memoria. 
Mirko Salvini su Ondacinema.it

Stoker è un film che tiene le redini tiratissime fino all’ultimo, controlla senza sbavature la potenza e la passione, e che perfino quando si lascia andare a briglia sciolta lo fa senza mai dimenticare l’eleganza dell’andatura e l’equilibrio fra le parti.
Federico Gironi su Comingsoon.it

Come al solito, la parte visiva è quella più riuscita (perfetta, in verità) nei film di Chan-Wook. Ogni inquadratura è studiata nei suoi più intimi particolari, senza mai risultare fine a se stessa o leziosa, la camera si muove con una classe che è veramente difficile da trovare simile in giro, segue i personaggi e le loro storie in mille modi diversi parlandoci più di tutti gli altri elementi del film messi insieme.

Il sudcoreano Park Chan Wook debutta in lingua inglese con un cast e un copione che sembrano di sua diretta emanazione, tanto rispondono alle caratteristiche di eleganza, claustrofobia sociale e confidenza con l'inquietudine che fanno da sempre il suo cinema
Marianna Cappi su Mymovies.it

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