La rassegna stampa, le recensioni da stampa e web, su "World War Z": l'apocalisse di zombie con Brad Pitt dal romanzo di Max Brooks. Chi apprezza e chi lo giudica troppo poco splatter per essere un film di zombie tanto da diventare un film per famiglie.
di Marc Forster con Brad Pitt, Mireille Enos, James Badge Dale, Daniella Kertesz
La storia segue Gerry Lane (Pitt), un impiegato delle Nazioni Unite, che
gira il mondo in una corsa contro il tempo per fermare una epidemia che
rovescia eserciti e governi e che minaccia di decimare la popolazione
mondiale.
Il nuovo apocalittico e catastrofico blockbuster 3D da 170 milioni di
dollari è un mix divertente di storie da fine del mondo. (…)
Pierfrancesco Favino offre un’intonata partecipazione straordinaria e il
nostro Brad troverà l’antidoto contro i non morti in un finale che
dire semplicistico è poco.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Nel trasferimento al cinema le ragioni dello spettacolo hanno avuto la
meglio su quelle politiche, ma Forster ha saputo calibrare gli
ingredienti alternando apocalittiche scene, come quella di Philadelphia
e Gerusalemme, a sequenze di suspence più claustrofobiche: il tutto con
occhio a un certo modello di film impegnato degli Anni 70 e forte di
una star di accattivante spessore umano, cosicché lo spettatore vede
volentieri il destino della Terra affidato nelle sue mani.
Alessandra Levantesi su La Stampa
World War Z rinuncia all’horror e allo splatter, facendo di questa
versione dei morti viventi la più algida e asettica di sempre, senza
neanche un goccio di sangue (…) l’altra vera novità riguarda la scala
planetaria dell’azione. (…) Questi dunque sono gli zombie della nostra
estate tra terrorismo, politica e crisi mondiale.
Dario Zonta su L'unità
Se già il romanzo distopico di Brooks era stato violentato (per dirne qualcuna, Israele abbandonava i Territori palestinesi e fronteggiava la rivolta degli ebrei ultraortodossi, Iran e Pakistan si annientavano con l’atomica, la famiglia reale saudita distruggeva i pozzi petroliferi…) a più riprese dalle riscritture del copione, qualcosa è mutato ancora al montaggio definitivo: il residuo zombie-movie dalle implicazioni geopolitiche e dall’abbondante ricorso al plasma in chiave gore ha lasciato il posto a una versione riveduta e corretta per famiglie, della serie “e sopravvissero felici e contenti”.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano
Se già il romanzo distopico di Brooks era stato violentato (per dirne qualcuna, Israele abbandonava i Territori palestinesi e fronteggiava la rivolta degli ebrei ultraortodossi, Iran e Pakistan si annientavano con l’atomica, la famiglia reale saudita distruggeva i pozzi petroliferi…) a più riprese dalle riscritture del copione, qualcosa è mutato ancora al montaggio definitivo: il residuo zombie-movie dalle implicazioni geopolitiche e dall’abbondante ricorso al plasma in chiave gore ha lasciato il posto a una versione riveduta e corretta per famiglie, della serie “e sopravvissero felici e contenti”.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano
Questo è un sorprendente, intelligente, avvincente e fantasioso zombie-movie che va oltre il genere.
Scott Foundas su Variety
World War Z è ancora intelligente, sfuggente e spaventoso come uno zombie affamato.
Peter Travers su Rolling Stone
Il cruccio è che in World War Z le potenze (reali e allegoriche) del
virus esplodono solo in parte. Forster & Co. avevano tra le mani
l'immagine di un mondo governato dal panico, saturo, mosso e in perenne
movimento. Lo shock psico-sensoriale poteva essere esasperato da un
utilizzo aggressivo del 3D, la visione seduta sopra una bomba ad
orologeria. E' prevalsa invece la prudenza, l'ottica sulla - per la -
famiglia.
Gianluca Arnone su Il Cinematografo
Nonostante si discosti dal libro, l'idea di base del film è ottima e ben
sviluppata; il protagonista interpretato da Brad Pitt rappresenta
l'ideale classico di eroe che ha un obiettivo – distruggere i cattivi e
salvare i buoni – ed è coerentemente portato sullo schermo. La storia è
dinamica, sferzante, ansiogena a tratti, e scorre via rapidissima quasi
quanto le corse travolgenti che compiono i suoi protagonisti zombie.
Francesca Casella su SpazioFilm
L’intreccio narrativo si snoda in una molteplicità sorprendente di
ambientazioni e luoghi, dipingendo la distruzione e la lotta con i
caratteri tipici del disaster movie e una maestosità grafica da
oscar agli effetti speciali: il panorama decadente e inquietante delle
città devastate è realistico e vivido, così come il viaggio attraverso i
vari paesi a cui assistiamo, e la tensione dell’attacco unitamente alla
cosiddetta “guerra dei nervi” dominano la quasi totalità del film.
Alexia Lombardi su Horror.it
Quindi, chi si aspetta la tipica pellicola di morti viventi abbondantemente infarcita di momenti di cannibalismo e frattaglie sparse rischia di rimanere non poco deluso, in quanto, mentre troviamo in scena anche il nostro Pierfrancesco Favino, Forster fa del tutto a meno dello splatter e si concentra in particolar modo sulla spettacolarità; concependo sì lo zombie-movie più costoso della storia della Settima Arte, ma anche uno di quelli tra i meno propensi a privilegiare il lato spaventoso dei mostri.
Francesco Lomuscio su FilmUp.it
Forster tradisce il genere e rende questa orrenda invasione una qualsiasi piaga sociale, simile ad una protesta di manifestanti violenti piuttosto che all'invasione di mangiacarne spietati. Insomma, concettualmente siamo più dalle parti de La guerra dei mondi di Steven Spielberg piuttosto che al cinema di Romero.
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