CineStory, la storia del cinema - Gli attori: Ava Gardner (North Carolina 1922 - Londra 1990).
In una famiglia povera, con cinque fratelli, cresce priva di affetto. La notano a New York, durante un viaggio, i talent scout cinematografici che la portano a Hollywood. Solo nel 1946, però, arriva l'occasione giusta con "I gangsters", noir di Robert Siodmak, che la vede praticamente esordire al fianco di un altro esordiente di successo come Burt Lancaster. Nel frattempo si sposa prima con Michey Rooney e poi con Artie Shaw. Bella, spavalda, bruna, è nata per dominare lo schermo, ma i film non sempre la favoriscono. Talvolta, anzi, la danneggiano, offrendole personaggi improbabili o ridicoli come ne "La contessa scalza" (1954) o troppo esigendo dalle sue capacità drammatiche come in "L'ultima spiaggia" (1959) di Stanley Kramer.
Le opportunità interpretative non sono esaltanti, la vita privata nemmeno ( si sposa di nuovo, stavolta con Frank Sinatra da cui divorzierà, dopo tempestosi incidenti, sei anni dopo). Eppure la sua cifra divistica non si appanna. Di solito le affidano personaggi di eroine coraggiose in film d'avventura, facendole affrontare pericolo di ogni sorta o rischi sentimentali gravi: "55 giorni a Pechino" (1963) di Nicholas Ray, accanto a Charlton Heston; "Sette giorni a maggio" (1964) di John Frankenheimer; "La notte dell'iguana" (1964) che John Huston dirige stancamente facendo leva più su Richard Burton.
Avventura o fiaba sembra si addicano a questo modello di vamp aggressiva: Huston la impega ancora in "L'uomo dei sette capestri" (1972) e persino in "La Bibbia" (1966) che è venuto a girare a Roma, mentre George Pan Cosmatos la utilizza per animare, insieme a Sophia Loren, gli sviluppi di "Cassandra Crossing" (1976). A mano a mano che il prestigio declina, Ava Gardner si scatena nella vita privata, ma non ne ricava nessuno legame stabile. Accetta anche offerte televisive come "The Long Hot Summer" e "Harem" e lavora all'estero. Muore a Londra.
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