Rassegna stampa Salvo: recensioni di stampa e web su un piccolo grande esordio

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"Salvo" è un'opera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza presentato nella Settimana della Critica a Cannes e accolto da tanti consensi..Una storia d'amore, mafia e miracoli. Un piccolo gioiello di cinema italiano. Recensioni da stampa e web...

Salvo (Drammatico, Mafia - Italia 2013)
di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Saleh Bakri, Sara Serraiocco, Luigi Lo Cascio, Giuditta Perriera, Mario Pupella
Il killer Salvo uccide un mafioso rivale. L’uomo si imbatte in Rita, sorella cieca dell’uomo, che riacquista miracolosamente la vista. Stupefatto da quel che è successo, Salvo decide di non ucciderla: così la rapisce e la tiene segregata in una casa di campagna... 


L’opera prima di Grassadonia e Piazza è l’alternativa cinica e disperata al tipo classico di denuncia antimafia. Scoperto a Cannes, film di travolgente intensità (…) Prima l’action, poi la neuropsichiatria: i due autori interiorizzano la violenza in piani sequenza che volteggiano sulla coscienza. Bakri, da Haifa, è perfetto.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Applaudito vincitore della “Semaine de la Critique” di Cannes, il film dei palermitani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è un dramma, ma riscattato da un’idea di speranza; è una storia calata in un contesto mafioso ma priva di connotazioni filkloristiche o ambizioni di denuncia; è un’opera giocata di sfumature psicologiche, ma con una forza antropologica da fiaba arcaica.
Alessandra Levantesi su La Stampa

Tra poliziesco, storia d’amore, western e dramma sociale, un film quasi senza parole (le battute di dialogo si contano sulle dita) ma che parla il linguaggio del cinema: comincia con una semi-soggettiva di venti minuti - tanti ne passano prima che il volto del protagonista ci sia svelato - e prosegue con inquadrature accuratissime (la fotografia è di Daniele Ciprì), rumori d’ambiente importanti quanto le immagini, ellissi e reticenze non indegni del cinema di Jean-Pierre Melville.
Roberto Nepoti su La Repubblica

Dalla violenza al miracolo, passando per il melò d'autore di un amore inconfessabile, la scommessa dei registi è quella di spostare l'iconografia «mafiosa», e il racconto della realtà, su un altro piano, dove dal gesto eclatante (lo hanno definito anche «l'anti-Gomorra») si passa al quotidiano di complicità e accettazione, di piccoli favori e ipocrisie, di occhi che non vedono come quelli di Rita perché non vogliono vedere, e se vedono finisce il mondo. É la realtà, attuale, dentro e fuori lo schermo, conflitto di sussulti e di consapevolezze necessarie, che molto dice sul mondo a cui i due registi fanno riferimento, assai poco letterario, e così «vero» nella sua dimensione magica.
Cristina Piccino su Il Manifesto

Finalmente una pellicola che spazza via l’idea stereotipata che tanti sceneggiati ci hanno trasmesso della povera Sicilia. I dialoghi, soprattutto nella prima parte, sono ridotti al minimo. A parlare sono i corpi, anzi gli occhi dei due strepitosi protagonisti, Saleh Bakri e Sara Serraiocco, capaci con uno sguardo, una espressione, un tocco lieve della mano, di trasmettere sensazioni claustrofobiche, rabbiose, sottomesse. (…) Durasse quindici minuti di meno, sarebbe perfetto. Anche così, però, è davvero un gran gioiello.
Maurizio Acerbi su Il Giornale

Stupendamente fotografato da Ciprì, l'esordio di Grassadonia e Piazza incanta la Semaine de la Critique: echi bressoniani, regia stilosa e la speranza che non guasta, si attende un distributore italiano.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano 


Frutto di un lungo lavoro che ha portato a versioni sempre più dettagliate di una sceneggiatura in cui venivano annotati anche i minimi movimenti di macchina, Salvo racconta una storia di Mafia parlando il linguaggio dei grandi generi cinematografici e incrociando la tradizione francese e americana all'epicità e all'ampio respiro del cinema orientale più rarefatto.
Carola Proto su comingsoon

E' un film costruito su un continuo slittamento del discorso (dal noir alla love-story) e su un'efficace drammaturgia sensoriale. Coglie l'emozione pur non cercandola, lasciando che siano le geometrie della messa in scena, l'incastro dei movimenti, la partitura dei sospiri e delle luci, a orchestrare il racconto.
Gianluca Arnone su cinematografo 

Perseguendo con rigore un'idea di cinema già matura, Piazza e Grassadonia firmano uno dei migliori esordi italiani degli ultimi anni. Scivolando impercettibilmente oltre i confini tra i generi, il film evita la ricerca autocompiaciuta della poeticità, conquistando immagini belle e forti nel loro rigore. Nota di merito anche ad un'esplorazione delle potenzialità degli effetti sonori insolita per il cinema italiano.
cinemadelsilenzio.it

Salvo per la sua radicalità e la forza dello stile mi ha ricordato Frammartino, il primo Sorrentino, il Garrone di L’imbalsamatore. Un incontro di genere, il noir e il mafia-movie, che se molto concede ai cliché narrativi, pochissimo invece ai modi e agli stili. L’operazione sui generi attraverso l’autorialità ricorda quella che fece a suo tempo Tarantino con Le iene.
nuovocinemalocatelli.com

Salvo è decisamente un esperimento riuscito, anche se avrebbe fatto bene al film mostrare più scene d'azione come quella iniziale, utili ad arricchire cinematograficamente la già indovinata linea sentimentale e della redenzione.
Stefano Amadio su cinemaitaliano.info 

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