Rassegna stampa "L'evocazione": recensioni da stampa e web sul film horror di James Wan

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La rassegna stampa, recensioni da stampa e web, su "L'evocazione": il classico delle case infestate per l'horror di James Wan.



L'evocazione (Horror - Usa 2013)
di James Wan con Vera Farmiga, Joey King, Lili Taylor, Ron Livingston, Patrick Wilson
La storia realmente accaduta negli anni settanta di una famiglia che per dieci anni hanno convissuto con strane presenza nella loro fattoria di Rhode Island. 


La casa infestata è quella di tutti gli borror, mentre insolita, giovane e moderna nello stile degli anni '60 in cui è ambientato il film, è la coppia di demonologi incaricata di portare ordine nel mistero e far trionfare il bene.
Luca Mosso su La Repubblica

Sulla scia della più frequentata tradizione horror – la casa infestata da malefiche presenze dal passato – James Wan (“L’enigmista”), orchestra una cronaca familiare crescente di paura e tensioni, dando duro lavoro alla coppia celebre di esorcisti, professione dei signori Warren. Con parvenza scientifica il film accumula atmosfere, panico notturno, follie in una famiglia con quattro piccole donne che avranno bisogno, dopo la croce, di molto dr. Freud
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Wan costruisce una piccola sinfonia hitchcockiana di terrore grazie a lunghe inquadrature inquietanti e silenzi drammatici.
Bruce Diones su New Yorker

Consegnato con stile e una performance particolarmente inquietante di Vera Farmiga.
Sheri Linden su Hollywood Reporter

Caratterizzato da una confezione vecchio stile, ipo-emorragica e congeniale agli studios, il film bilancia con metodo il plausibile e l’irrazionale, svelando uno dei casi più difficili risolti da una coppia di famosi demonologi, i Warren, gli stessi dell’affaire Amityville. I fedelissimi potranno cimentarsi tra i diversi omaggi contenuti nel film, ma lungi dall’essere un semplice divertissement citazionista, The Conjuring è una ghost-story che si prende maledettamente sul serio e che opta per un dècor d’epoca non solo a fini nostalgici.
Gianluca Arnone su cinematografo.it 

Non sarebbe lontano dalla verità affermare che L'evocazione è un horror “classico”, di quelli che puntano più sulla suspence e sul non visto. La prima parte, sicuramente la migliore del film, è un crescendo di tensione che sfrutta tutti i trucchi del genere in maniera accorta ed efficace, costringendo lo spettatore a saltare più volte sulla poltrona pur sapendo cosa sta per succedere. Dal più piccolo, inquietante particolare si passa ad avvenimenti sempre più spaventosi, fino ad arrivare alla resa dei conti che è probabilmente la parte meno riuscita.
Adriano Ercolani su film.it

L'evocazione - curioso ibrido tra l'omaggio anche estetico a un cinema e ad un'epoca (con l'uso dei colori desaturati nella fotografia) e l'horror moderno -, mette in scena con estrema serietà la vicenda in cui furono coinvolti nel 1971 i Perron - una famiglia di 7 persone da poco traslocata in una casa di campagna del Rhode Island, infestata dalla presenza dello spirito di una strega (vera) giustiziata a Salem, che li costrinse a chiedere l'intervento dei Warren, in un crescendo di orrori culminato in un violento esorcismo finale. Stavolta Wan, sulla scorta di una sceneggiatura non sempre impeccabile, esegue in modo classico tutto il repertorio del genere, realizzando un film convenzionale che scontenterà forse i fan duri e puri ma coinvolgerà un pubblico più ampio.
Daniela Catelli su comingsoon.it

Quando la storia entra nel vivo e deve cominciare a far paura davvero, la questione si fa più complicata perché il film può, effettivamente, regalare qualche brivido ma lo fa somministrando un minestrone di idee ed elementi già visti in mille altri prodotti del genere, vuoi per evidente, anche gradevole, spirito citazionista, vuoi per semplice mancanza di idee.
Stefano Dell'Unto su animemovieforever.net

Il film è una onesta e intensa storia di fantasmi (e non solo) che si sviluppa in un’incessante atmosfera carica di attesa che si percepisce con uguale disagio sia nei piccoli segnali, come una bambola, un biglietto che riappare dove non dovrebbe, un rumore famigliare percepito fuori luogo, un’immagine riflessa in uno specchio, sia nelle manifestazioni più violente ed eclatanti. Il tutto viene narrato con il tempo dovuto, solo apparentemente lento, ma in realtà adeguato allo spirito della storia, contravvenendo finalmente a quell’orrida regola che sembra aver assoggettato gran parte delle produzioni di questi ultimi anni; tutto eviscerato in frammenti standardizzati e misuratamente veloci, come a volersi scusare per il tempo richiesto al pubblico e a non voler disturbare più del minimo sindacale richiesto.

Le scenografie di Julie Berghoff, che ricostruiscono alla perfezione il paesaggio rurale americano degli anni ’70, e la fredda fotografia di Leonetti, prendono per mano lo spettatore e lo accompagnano all’interno dell’inquietante dramma della famiglia Perron. Per quanto concerne la regia, si può tranquillamente affermare che il “giovane” James Wan stia maturando. Il virtuosismo della messa in scena non è mai fine a sé stesso, con ottimi movimenti di macchina e quadri ben congegnati. Il regista australiano dimostra anche di saper fare buon uso della dilatazione temporale che trattiene lo spettatore in un costante stato di inquietudine.

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