CineStory, la storia del cinema - I registi: Ernst Lubitsch (Berlino 1892 - Hollywood 1947)
Attraversa il cinema (dal 1918 con "Gli occhi della mummia" al 1947 con "La signora in ermellino") e due generi in particolare: lo storico e la commedia. Poco a poco, lui che è figlio di un sarto ed era stato attore comico nella scuola di Max Reinhardt, piega verso le soavi sciochezze delle operette che gli sembrano le più adatta per satireggiare le inclinazioni della borghesia senza affondare nella carne la lama della riprovazione ideologica. Ci ricorre esplicitamente (Il principe studente, 1927, Il principe consorte, 1929, L'allegro tenente, 1931, La vedova allegra, 1934) o se ne serve per disegnare personaggi e creare lievi atmosfere da scherzo (Mancia competente, 1932, Partita a quattro, 1933, L'ottava moglie di Barbablù con Gary Cooper e Claudette Colbert nel 1938).
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"Il cielo può attendere" (1943) |
La commedia sofisticata deve tutto a lui prima che a Capra e ad Hawks. Sa essere crudele senza ferire, canzonando i bravi borghesi americani afflitti dal denaro e dal sesso. Sa anche essere indulgente, con il sorriso (vedesi "Angelo" del 1937 con Marlene Dietrich) o con la indiretta polemica politica (Greta Garbo è un commissario sovietico in "Ninnotchka" del 1939). Ma tocca le corde più profonde quando esorcizza con un'amara alzata di spalle la paura della morte. Nascono in quel caso due capolavori: "Vogliamo vivere" del 1942 e "Il cielo può attendere" del 1943.
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