CineStory - I registi: Jean-Luc Godard

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CineStory, la storia del cinema - I registi: Jean-Luc Godard (Parigi 1930)


Ha fatto la rivoluzione linguistica, scardinando la sintassi cinematografica con "Fino all'ultimo respiro" (1960). Non ha fatto, come forse avrebbe voluto, la rivoluzione sociale. Nasce ricco, è mandato a Nyon per frequentare le superiori. Torna, s'iscrive all'università ma non studia. Campa arragiandosi dopo che il padre gli ha tagliato i fondi. Collabora ai Cahiers du cinema, passa giornate intere nei cinemini della Rive guache con Rohmer, Rivette, Bazin, Chabrol, Truffaut, quelli che saranno la spina dorsale della nuovelle vague. In Svizzera per i funerali della madre, morta in un incidente automobilistico, si ferma a Ginevra, muratore in un cantiere di costruzione di una diga, e ne approfitta per girare un documentario di 20' dal titolo "operation beton" (1954).

Fino all'ultimo respiro (1960)

Con "Fino all'ultimo respiro" racconta la piccola storia di un minuscolo criminale, rende omaggio al cinema americano e, con l'uso della macchina a mano, le riprese casuali, gli attacchi sbagliati, le ripetizioni ossessive, i salti imprevisti da un luogo all'altro, da un volto all'altro, mette in crisi le certezze del cinema narrativo di marca hollywoodiana. Insisterà, sia nella direzione socio-politica ("Le petit soldat", 1960; "Les carabiniers", 1963) sia in quella antropologica, per illustrare il disagio morale in cui si dibattono i giovani ("La donna è donna", 1962; "Il bandito delle undici", 1965; "Due o tre cose che so di lei", 1967). Godard arriva poi ad aggredire i santuari del capitale e, oscillando tra provocazione linguistica e sberleffo anticonformistico, parlerà di cinema e di lavoro operaio in "Passion" (1962) e andrà a vincere un Leone d'Oro a Venezia con una Carmen rapinatrice in "Prènom Carmen" (1983).

"Prenom Carmen" (1983)

Lentamente emerge dal fondo della sua psicologia di calvinista una nostalgia inaspettata per le tematiche religiose. Con "Je vous salue Marie" (1984), tenero omaggio alla donna, provoca le rimostranze cattoliche. Prosegue, con discorsi sempre più strampalati sul cinema che non gli concede udienza, sull'amore e sulla società capitalistica ("Novelle Vague", 1990 con Alain Delon) e ogni volta gioca al risparmio, alla citazione cinefila, alle parole in libertà per dilatare i tempi di pseudo-racconti. Rifiuta un premio che arriva da Hollywood e dichiara che il cinema è stato ucciso dal denaro.



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