I film di Kim Ki-duk sono sempre un pugno nello stomaco: analisi cinica, fredda, feroce della natura umana. Non è una sorpresa, quindi, che sia ancora lui a fare scandalo. Stavolta, però, evirazioni ed incesto in "Moebius" non mettono daccordo pubblico e addetti ai lavori al Festival di Venezia 2013. Un film comunque da vedere.
"Moebius" di Kim Ki-duk (l'anno scorso Leone d'Oro per "Pietà") ruota attorno alla famiglia e alle pulsioni erotiche, sensi di colpa ed espiazione (temi cari al regista), desiderio sessuale e genitali. La storia è feroce: una moglie tradita che cerca di evirare il marito ma non ci riesce e taglia il pene al giovane figlio. Il padre che, preso dal senso di colpa, si autoevira e offre il suo pene per farlo reimpiantare al figlio che lo aveva perso e, nel frattempo, si eccitava con il dolore provocato dall'amante del padre che gli conficca coltelli nella schiena. L'amante del padre violentata in un bar da un gruppo di giovani amici del figlio. La madre che prova il nuovo attrezzo del figlio, che sarebbe del marito, sotto le coperte. Tutto muto tranne lamenti, sussuri, mugugni di piacere. Più forte di così non poteva essere la nuova opera del regista coreano che si becca qualche risata nella proiezione agli addetti ai lavori mentre il pubblico vero gli fa ovazione all'inizio e rimane in religioso silenzio durante la proiezione.
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