Rassegna Stampa "Lo sconosciuto del lago": recensioni da stampa e web sul film "non solo scandalo" di Cannes 2013

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Recensioni da stampa e web di "Lo sconosciuto del lago": il thriller erotico gay che ha dato scandalo a Cannes 2013 e ha vinto la sezione Queer Lion 2013 del Festival.



LO SCONOSCIUTO DEL LAGO (Thriller, Erotico, Gay - Francia 2013)
di Alain Guiraudie con Pierre Deladonchamps, Christophe Paou, Patrick Dassumçao
Ambientato interamente in una spiaggia su un lago e nella vicina boscaglia dove soli uomini consumano tanto sesso. Tra i frequentatori più assidui c’è il giovane Franck, che presto si innamora dell’uomo più ambito della spiaggia, Michel. Anche quando scopre che Michel nasconde un segreto sconvolgente, Franck sceglie di affrontare il pericolo e vivere la sua passione fino in fondo...Nel lago viene trovato un corpo senza vita di un ragazzo e la polizia comincia ad indagare. 


Eppure il film di Guiraudie è un racconto dolente e a suo modo pudico che, sotto lo strato del “gay movie” (se mai ha un senso definire un film per il sesso dei suoi personaggi) e del thriller, ci parla soprattutto della solitudine di ciascuno: non importa se gay, etero o bi-sessuale.
Roberto Nepoti su La Repubblica

Non è solo un film scandalo, è un giallo bellissimo che parla della coscienza, dell’io diviso tra affetti e sesso, che poco alla volta da realistico diventa quasi una parabola, avvicinandosi al teatro di Koltès (e al cinema di Chéreau) ove vagano uomini nella notte (…) Tempismo e bravura del regista, riconosciuti, anche dal successo di pubblico oltre che di critica (l’elogio del borgheseLe Monde): riesce ad essere raffinato nella malinconia con cui riprende le movenze di una ragnatela di approcci tutti uguali nel tempo e nello spazio, dove si misurano gli stimoli sessuali e i bisogni del cuore.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Sulle sponde di un lago, tra le ombre del bosco che lo circonda, il sesso e la morte s’intrecciano in una danza lenta e perenne, tra sguardi di desiderio e amplessi estenuati. L’amore gay, che può condurre all’auto-distruzione, come tutte le più brucianti passioni, è descritto senza ellissi, con un linguaggio esplicito che ne esalta la naturalezza.
Fulvio Caprara su La Stampa

Lo sconosciuto del lago è un equilibrio temporaneo ed emotivo , che porta l'opera di Guiraudie ad altezze mai raggiunte.
Jacques Mandelbaum su Le Monde

Un "film scandalo", con esplicite scene omosex e ambiguità morale: regista di buona fama indie, Alain Guiraudie si destreggia tra favoreggiamento e condanna del suo microcosmo gay, con nuda ironia, suspense in doppia fila, vampate thriller e un occhio a Cruising di William Friedkin.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano


Lo sconosciuto del lago è certo un film profondamente queer, pieno di teoria e di orgoglioso senso di appartenenza, eppure è capace anche di un’universalità figlia della capacità di spogliare corpi e vicende privandoli di inutili malizie ma rendendoli simboli puri di azioni, dubbi e tentazioni.
Federico Gironi su comingsoon.it

Le incursioni thriller danno nell’occhio, e nel battito, il chiaroscuro morale ombreggia corpi e pensieri, ritrovare nell’albero genealogico Cruising di William Friedkin non è roba da matti. Mise en scène piana e iterativa, attori che bucano lo schermo, storia che non si dimentica: sì, questo Sconosciuto è da conoscere.
Federico Pontiggia su cinematografo.it

Quello che rende questo film davvero particolare, oltre all'inconsueta presenza di scene di sesso esplicito, tra l'altro del tutto giustificate dal contesto, è la descrizione realistica e praticamente perfetta, di quanto avviene all'interno di una comunità di uomini omosessuali frequentatori di una spiaggia nudista. Come in uno di quei documentari scientificamente molto curati di National Geographic.
Roberto Mariella su cinemagay.it

Un thriller provocatorio e struggente nel quale il sesso è al centro della storia, ma ha una spontaneità quasi infantile. Nessuna donna è presente nel film. Anche la musica è assente e gli unici rumori sono quelli ambientali. Uno spazio ideale e tranquillo come l’Eden nel quale il sole, l’acqua e la foresta non sono solo uno scenario, ma i protagonisti perché tengono lo spettatore più vicino alla realtà. E’ un dialogo continuo tra immaginazione e concretezza.
Samantha Suriani su velvetcinema.it

Il regista gioca sul filo della tensione, provoca e in qualche modo va alla ricerca di uno shock visivo ed emotivo nello spettatore, fino a giungere ad un finale vitale, spaventoso e al tempo stesso struggente. In un’ora e mezza e con pochissimi dialoghi riesce a caratterizzare i suoi personaggi, perfino il curioso ispettore di polizia o il guardone che si masturba (l’elemento comico del film, contrappeso ideale del lato drammatico).
su unavitadacinefilo

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