Recensioni da stampa e web di "Bling Ring", il film di Sofia Coppola presentato al Festival di Cannes 2013 sulla storia vera di un gruppo di ragazzi di Berverly Hills dediti a rapinare le case di grandi star.
BLING RING (Drammatico - Usa 2013)
di Sofia Coppola con Emma Watson, Israel Broussard, Katie Chang, Taissa Farmiga, Claire Alys Julien
Una storia vera fatta di moda, fama, ricchezza, adolescenti a Beverly Hills diretta da Sofia Coppola con Emma Watson e Kirsten Dunst.
Il film racconta le vere vicende di un gruppo di adolescenti benestanti
( tra cui Alexis Neiers, che a quel tempo aveva un suo reality show)
che si divertivano a compiere furti nelle case di giovani star
hollywoodiane. Tra le loro vittime: Paris Hilton, Lindsay Lohan, Rachel Bilson, Megan Fox e Orlando Bloom.
Il nuovo film della Coppola va letto controluce e nasce da un articolo su alcuni ragazzi «hollywoodiani » specialisti nel depredare le ville vip, per assaporare un attimo il contagio di fama e ricchezza. Parte dalla morale, accusando la realtà virtuale che contagia, dentro troviamo anche la critica alla vita vuota e sospesa. Gioco elegante e ripetitivo, lezione senza giudizi verso la gioventù distratta. Cast asseconda, malessere vero.
Maurizio Porro su Corriere della Sera
Non è finzione, ma cronaca, scelta da Sofia Coppola per ritrovare la cultura pop e i suoi surrogati: apertura del Certain Regard, nel cast l'ex maghetta Emma Watson, è un reality criminale didascalico e ripetitivo, con regia a circuito chiuso.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano
E' un film piuttosto straordinario come anche l’approccio da studiosa dei fenomeni sociali e di costume che ha la figlia di Francis Ford Coppola, e nonostante l’altissimo grado di artificio delle sue opere, fra molti anno verranno studiate comefossereo “documentari”, tale è l’approfondimento dell’indagine e la capacità di osservazione di vizi e vezzi dei ricchissimi americani.
Dario Zonta su L'Unità
Che prendano poi di mira i loro modelli esistenziali è un perfetto cortocircuito che vale più di tanti trattati di sociologia. Non sarà un capolavoro ma è un film da vedere con i propri figli.
Maurizio Acerbi su Il Giornale
Inadeguatezza dei giovani interpreti, tutti incapaci - inclusa Emma Watson - di sopperire alla debolezza di una sceneggiatura scritta dalla Coppola sulla falsariga dell’articolo della Sales senza preoccuparsi di creare un minimo di spessore drammaturgico: cosicché i personaggi restano appiattiti su un monocorde registro di cronaca. Si sa che la Coppola è una regista che lavora per sottrazione sul non detto. Ma a Bling Ring manca una ragione di essere, una prospettiva, un’anima.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Forse ancora più qui che in altri suoi film, l'atteggiamento della Coppola verso il suo soggetto sembra equivoco, incerto, c'è forse un pizzico di critica sociale, ma lei sembra troppo a suo agio nel mondo che raffigura, offrendone una critica gratificante.
Todd McCarthy su Hollywood Reporter
La Coppola si astiene fortunatamente dall’assumere una posizione giudicante, cosa che ha sempre fatto, che si trattasse degli eccessi settecenteschi di Marie Antonietta o delle abissali apatie di Somewhere. Ha sempre un occhio lucido e moderno, e riesce a piegare perfettamente la sua regia alle esigenze e ragioni della storia che vuole raccontare. Con qualche spruzzata di eccentrica caratura personale. Perfetta la colonna sonora. Come sempre, con Sofia.
Luca Pellegrini su cinematografo.it
Interessante da un punto puramente estetico grazie ad alcune scelte di fotografia piuttosto originali, un montaggio frenetico ma mai fastidioso e la solita ottima colonna sonora ad accompagnare il tutto, questo nuovo film della Coppola viene a mancare proprio in quello che era stato il suo punto di forza anni or sono, addirittura portandola a vincere un Oscar, ovvero la sceneggiatura: lo script infatti non solo manca di sviluppare adeguatamente i personaggi, ma perfino le rapine vere e proprie che invece si riducono con l'essere nulla più di una semplice battuta: "Lindsay stasera non è a casa, dai trovami l'indirizzo e andiamo".
Luca Liguori su movieplayer.it
Non aspettatevi un heist movie, un film di rapina come lo potrebbe dirigere un testosteronico giovinastro della Hollywood nuova-nuova, e nemmeno aspettatevi un altro Spring Breakers (anche se le analogie esteriori ci sono): qui i toni son sempre morbidi e sciccosamente svagati, l’andamento sinuoso ed elegante, il tocco inconfondibilmente femminile. Insomma, Sofia Coppola.
Luigi Locatelli su nuovocinemalocatelli.com
Alla base c’è il vuoto. E la Coppola è bravissima a raccontarlo per immagini. Inquadrature lunghe e fisse su porzioni di interni o su distanze maggiori con i campi lunghi, distaccate come anche ravvicinate al viso dei protagonisti, spiati come in film verità, immagini edulcorate da una fotografia e da un montaggio dolci e indolori, quasi ci fosse il Gus Van Sant di Elephant (2003) a coreografare le emozioni a tratti urlate e a tratti dimesse dei protagonisti. Risalta lo sguardo materno con cui la regista ci racconta Marc, e quello contemplativo, quasi herzoghiano con cui ci racconta il branco, mentre la parodia dei genitori di tre delle protagoniste, tra cui una bellissima Emma Watson mai così conturbante, sembra la versione sedata delle dive di Desperate Housewives (2004-2012).
Il nuovo film della Coppola va letto controluce e nasce da un articolo su alcuni ragazzi «hollywoodiani » specialisti nel depredare le ville vip, per assaporare un attimo il contagio di fama e ricchezza. Parte dalla morale, accusando la realtà virtuale che contagia, dentro troviamo anche la critica alla vita vuota e sospesa. Gioco elegante e ripetitivo, lezione senza giudizi verso la gioventù distratta. Cast asseconda, malessere vero.
Maurizio Porro su Corriere della Sera
Non è finzione, ma cronaca, scelta da Sofia Coppola per ritrovare la cultura pop e i suoi surrogati: apertura del Certain Regard, nel cast l'ex maghetta Emma Watson, è un reality criminale didascalico e ripetitivo, con regia a circuito chiuso.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano
E' un film piuttosto straordinario come anche l’approccio da studiosa dei fenomeni sociali e di costume che ha la figlia di Francis Ford Coppola, e nonostante l’altissimo grado di artificio delle sue opere, fra molti anno verranno studiate comefossereo “documentari”, tale è l’approfondimento dell’indagine e la capacità di osservazione di vizi e vezzi dei ricchissimi americani.
Dario Zonta su L'Unità
Che prendano poi di mira i loro modelli esistenziali è un perfetto cortocircuito che vale più di tanti trattati di sociologia. Non sarà un capolavoro ma è un film da vedere con i propri figli.
Maurizio Acerbi su Il Giornale
Inadeguatezza dei giovani interpreti, tutti incapaci - inclusa Emma Watson - di sopperire alla debolezza di una sceneggiatura scritta dalla Coppola sulla falsariga dell’articolo della Sales senza preoccuparsi di creare un minimo di spessore drammaturgico: cosicché i personaggi restano appiattiti su un monocorde registro di cronaca. Si sa che la Coppola è una regista che lavora per sottrazione sul non detto. Ma a Bling Ring manca una ragione di essere, una prospettiva, un’anima.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Forse ancora più qui che in altri suoi film, l'atteggiamento della Coppola verso il suo soggetto sembra equivoco, incerto, c'è forse un pizzico di critica sociale, ma lei sembra troppo a suo agio nel mondo che raffigura, offrendone una critica gratificante.
Todd McCarthy su Hollywood Reporter
La Coppola si astiene fortunatamente dall’assumere una posizione giudicante, cosa che ha sempre fatto, che si trattasse degli eccessi settecenteschi di Marie Antonietta o delle abissali apatie di Somewhere. Ha sempre un occhio lucido e moderno, e riesce a piegare perfettamente la sua regia alle esigenze e ragioni della storia che vuole raccontare. Con qualche spruzzata di eccentrica caratura personale. Perfetta la colonna sonora. Come sempre, con Sofia.
Luca Pellegrini su cinematografo.it
Interessante da un punto puramente estetico grazie ad alcune scelte di fotografia piuttosto originali, un montaggio frenetico ma mai fastidioso e la solita ottima colonna sonora ad accompagnare il tutto, questo nuovo film della Coppola viene a mancare proprio in quello che era stato il suo punto di forza anni or sono, addirittura portandola a vincere un Oscar, ovvero la sceneggiatura: lo script infatti non solo manca di sviluppare adeguatamente i personaggi, ma perfino le rapine vere e proprie che invece si riducono con l'essere nulla più di una semplice battuta: "Lindsay stasera non è a casa, dai trovami l'indirizzo e andiamo".
Luca Liguori su movieplayer.it
Non aspettatevi un heist movie, un film di rapina come lo potrebbe dirigere un testosteronico giovinastro della Hollywood nuova-nuova, e nemmeno aspettatevi un altro Spring Breakers (anche se le analogie esteriori ci sono): qui i toni son sempre morbidi e sciccosamente svagati, l’andamento sinuoso ed elegante, il tocco inconfondibilmente femminile. Insomma, Sofia Coppola.
Luigi Locatelli su nuovocinemalocatelli.com
Alla base c’è il vuoto. E la Coppola è bravissima a raccontarlo per immagini. Inquadrature lunghe e fisse su porzioni di interni o su distanze maggiori con i campi lunghi, distaccate come anche ravvicinate al viso dei protagonisti, spiati come in film verità, immagini edulcorate da una fotografia e da un montaggio dolci e indolori, quasi ci fosse il Gus Van Sant di Elephant (2003) a coreografare le emozioni a tratti urlate e a tratti dimesse dei protagonisti. Risalta lo sguardo materno con cui la regista ci racconta Marc, e quello contemplativo, quasi herzoghiano con cui ci racconta il branco, mentre la parodia dei genitori di tre delle protagoniste, tra cui una bellissima Emma Watson mai così conturbante, sembra la versione sedata delle dive di Desperate Housewives (2004-2012).
scapigliato su cinerepublic.it
In The Bling Ring, allora, Sofia Coppola racconta il vuoto, etico, morale, simbolico, esistenziale dei nostri tempi. Il suo sguardo si adegua, tenta la neutralità pur tradendo un pizzico di empatia (le protagoniste sono piccole Marie Antoniette senza reggia né corona), ma la sua ansia di decostruzione si fa forse eccessiva, soprattutto quando, per contrasto, dai due terzi del film in avanti muta registro per parlare fuori tempo massimo della (ricerca della) dilatazione infinita dei proverbiali 15 minuti warholiani.
Federico Gironi su comingsoon.it
In The Bling Ring, allora, Sofia Coppola racconta il vuoto, etico, morale, simbolico, esistenziale dei nostri tempi. Il suo sguardo si adegua, tenta la neutralità pur tradendo un pizzico di empatia (le protagoniste sono piccole Marie Antoniette senza reggia né corona), ma la sua ansia di decostruzione si fa forse eccessiva, soprattutto quando, per contrasto, dai due terzi del film in avanti muta registro per parlare fuori tempo massimo della (ricerca della) dilatazione infinita dei proverbiali 15 minuti warholiani.
Federico Gironi su comingsoon.it
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