Rassegna stampa de "La fine del mondo", recensioni da stampa e web dell'ultimo capitolo della trilogia del cornetto dai creatori di "Hot Fuzz" e "L'alba dei morti dementi".
LA FINE DEL MONDO (Azione, Risate - Usa 2013)
di Edgar Wright con Simon Pegg, Nick Frost, Paddy Considine, Martin Freeman, Eddie Marsan
In un mitico pub cinque amici si riuniscono di nuovo per una maratona di bevute. Un gruppo di quarantenni alle prese con il loro passato, il loro presente e soprattutto il loro futuro. L'unico problema saranno gli esseri misteriosi che hanno invaso la cittadina. Toccherà a loro sconfiggere gli invasori e arrivare sani e salvi al World's End. Di seguito il trailer.
La fine del mondo è una intelligente parodia dei film di invasione spaziale, come i precedenti lo erano rispettivamente dello zombi-movie e del noir. Piena di parolacce, ma anche di gag divertenti.
Roberto Nepoti su La Repubblica
Dopo una prima parte dedicata allo sviluppo dei personaggi e al tour dei pub, il film cambia passo e il plot apocalittico/alieno comincia a rivelarsi a poco a poco. Edgar Wright si sposta su un terreno a lui più familiare dirigendo con mano sicura esilaranti scene action e combattimenti che dinamizzano il lungometraggio (imperdibile la scazzottata nel bagno del pub tra i cinque protagonisti e un gruppo di adolescenti), ma il suo stile caotico e scoppiettante viene 'addomesticato' dalla scelta di incanalarsi in un binario (l'invasione robotico-aliena) rigidamente codificato. Edgar Wright più maturo e umanista rispetto al passato, più concentrato sull'interiorità dei personaggi. Un autore capace di bilanciare azione, umorismo e introspezione.
Valentina D'Amico su movieplayer.it
In La fine del mondo si ammira quel raro processo narrativo per il quale la dimensione epica delle imprese personali è immaginata da chi le vive in quella cinematografica. Vivere come al cinema, immaginando se stessi come protagonisti di un film e quindi diventarlo, ovvero ingrandire i sentimenti filmando di fatto un mondo interiore attraverso gli stereotipi del cinema.
Gabriele Niola su mymovies.it
Il film che conclude la trilogia è, infatti, un film camaleontico e trasformista che parte come semplice british comedy e si trasforma in sci-fi per poi diventare un survival movie. E Wright riesce, meglio che in qualsiasi altra pellicola, a mescolare tutti gli elementi legandoli assieme in un composto irresistibile, il tutto grazie anche al grandissimo cast.
Sara Prian su voto10.it
Non è tanto il divertimento o la scrittura a rendere i film di Wright il miglior esempio di cinema libero da qualsiasi dogma o condizionamento, quanto la perizia e l'abilità tecnica del regista, l'unico che sappia divertirsi con la messa in scena ad un simile livello, fondendo tutti i generi, con la massima padronanza dei suoi elementi. Wright non prende in giro il cinema d'azione, l'horror, il fantastico, il sentimentale o la fantascienza ma effettivamente li fa (si vedano le coreografie delle risse nei pub) e benissimo, contaminandoli con delle gag.
Gabriele Niola su badtaste.it
La storia brucia certezze, frulla generi, passa dal comico al drammatico e dall'azione alla fantascienza con una fluidità chirurgica e una perdita di benzina pari allo zero. Colpi di scena, birre, risse e battute si susseguono nella girandola di avvenimenti (evitiamo spoiler) che coinvolgono i protagonisti e non solo. La furbizia di Edgar Wright e Simon Pegg scrittori spinge la loro pellicola ad approfondire territori simili a quelli calpestati nei lavori precedenti, non rinunciando pertanto al mutamento e al delirio umano che questa volta è trattato in maniera assai più luminosa del solito.
Giordano Caputo su paperblog.it
Nonostante una trama strampalata, Simon Pegg e Nick Frost con la loro simpatia riescono a tenere a galla il tutto, con il resto degli attori rilegati al ruolo di semplici comparse. E proprio grazie ai due mattatori, il film risulta scorrevole e regala allo spettatore qualche momento comico particolarmente riuscito
su letteraturaecinemablogspot.it
In un mitico pub cinque amici si riuniscono di nuovo per una maratona di bevute. Un gruppo di quarantenni alle prese con il loro passato, il loro presente e soprattutto il loro futuro. L'unico problema saranno gli esseri misteriosi che hanno invaso la cittadina. Toccherà a loro sconfiggere gli invasori e arrivare sani e salvi al World's End. Di seguito il trailer.
La fine del mondo è una intelligente parodia dei film di invasione spaziale, come i precedenti lo erano rispettivamente dello zombi-movie e del noir. Piena di parolacce, ma anche di gag divertenti.
Roberto Nepoti su La Repubblica
Dopo una prima parte dedicata allo sviluppo dei personaggi e al tour dei pub, il film cambia passo e il plot apocalittico/alieno comincia a rivelarsi a poco a poco. Edgar Wright si sposta su un terreno a lui più familiare dirigendo con mano sicura esilaranti scene action e combattimenti che dinamizzano il lungometraggio (imperdibile la scazzottata nel bagno del pub tra i cinque protagonisti e un gruppo di adolescenti), ma il suo stile caotico e scoppiettante viene 'addomesticato' dalla scelta di incanalarsi in un binario (l'invasione robotico-aliena) rigidamente codificato. Edgar Wright più maturo e umanista rispetto al passato, più concentrato sull'interiorità dei personaggi. Un autore capace di bilanciare azione, umorismo e introspezione.
Valentina D'Amico su movieplayer.it
In La fine del mondo si ammira quel raro processo narrativo per il quale la dimensione epica delle imprese personali è immaginata da chi le vive in quella cinematografica. Vivere come al cinema, immaginando se stessi come protagonisti di un film e quindi diventarlo, ovvero ingrandire i sentimenti filmando di fatto un mondo interiore attraverso gli stereotipi del cinema.
Gabriele Niola su mymovies.it
Il film che conclude la trilogia è, infatti, un film camaleontico e trasformista che parte come semplice british comedy e si trasforma in sci-fi per poi diventare un survival movie. E Wright riesce, meglio che in qualsiasi altra pellicola, a mescolare tutti gli elementi legandoli assieme in un composto irresistibile, il tutto grazie anche al grandissimo cast.
Sara Prian su voto10.it
Non è tanto il divertimento o la scrittura a rendere i film di Wright il miglior esempio di cinema libero da qualsiasi dogma o condizionamento, quanto la perizia e l'abilità tecnica del regista, l'unico che sappia divertirsi con la messa in scena ad un simile livello, fondendo tutti i generi, con la massima padronanza dei suoi elementi. Wright non prende in giro il cinema d'azione, l'horror, il fantastico, il sentimentale o la fantascienza ma effettivamente li fa (si vedano le coreografie delle risse nei pub) e benissimo, contaminandoli con delle gag.
Gabriele Niola su badtaste.it
La storia brucia certezze, frulla generi, passa dal comico al drammatico e dall'azione alla fantascienza con una fluidità chirurgica e una perdita di benzina pari allo zero. Colpi di scena, birre, risse e battute si susseguono nella girandola di avvenimenti (evitiamo spoiler) che coinvolgono i protagonisti e non solo. La furbizia di Edgar Wright e Simon Pegg scrittori spinge la loro pellicola ad approfondire territori simili a quelli calpestati nei lavori precedenti, non rinunciando pertanto al mutamento e al delirio umano che questa volta è trattato in maniera assai più luminosa del solito.
Giordano Caputo su paperblog.it
Nonostante una trama strampalata, Simon Pegg e Nick Frost con la loro simpatia riescono a tenere a galla il tutto, con il resto degli attori rilegati al ruolo di semplici comparse. E proprio grazie ai due mattatori, il film risulta scorrevole e regala allo spettatore qualche momento comico particolarmente riuscito
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