Rassegna stampa "Via Castellana Bandiera": recensioni da stampa e web dell'opera prima di Emma Dante

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"Via Castellana Bandiera", opera prima di Emma Dante e duello al femminile per le strade di Palermo, è stato molto apprezzato a Venezia 2013 ed è valso la Coppa Volpi come migliore attrice a Elena Cotta. Di seguito tutte le recensioni di stampa e web sul film.



Via Castellana Bandiera (Drammatico - Italia 2013)
di Emma Dante con Emma Dante, Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Renato Malfatti, Dario Casarolo
È una domenica pomeriggio. Lo scirocco soffia senza pietà su Palermo quando due donne, Rosa e Clara, venute per festeggiare il matrimonio di un amico, si perdono nelle strade della città e finiscono in una specie di budello: Via Castellana Bandiera. Nello stesso momento, un’altra macchina guidata da Samira, dentro la quale si ammassa la famiglia Calafiore, arriva in senso contrario e penetra nella stessa strada.  Né Rosa al volante della sua Multipla, né Samira, donna antica e testarda al volante della sua Punto, intendono cedere il passo l’una all’altra..


La trovata delle due donne, una siciliana fuggita al nord e un’albanese clandestina da una vita, che si fronteggiano in automobile senza cedersi il passaggio in un vicolo di Palermo che si allarga alla fine in una metafora del Paese è di sicuro efficace. Ma si tratta appunto di una trovata, dilatata per un paio d’ore. È in ogni caso un esordio alla regia cinematografica fra i più interessanti. 
Curzio Maltese su La Repubblica

Buono il film d'esordio che la teatrante siciliana Emma Dante ha realizzato a partire da un suo romanzo breve. Peccato che il tema del rapporto madre-figlia, vero nucleo emozionale della nera fiaba antropologica, non sia adeguatamente sviluppato, ma a sopperire in buona parte alla lacuna provvede Elena Cotta, Coppa Volpi per la sua intensa incarnazione di Samira.
Alessandra Levantesi su La Stampa

Il film di Emma Dante è privo di musica, a parte il finale dove esplode il brano corale scritto dai fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso. E' però vero che quel canto, dà al film un "tono" alto, lirico, metafisico che nel corso della narrazione qua e là si perde(...) Film potente, comunque, benissimo recitato da tutti, professionisti e non.
Alberto Crespi su L'Unità

La più odiosa delle figure retoriche (se uno è bravo dovrebbe astenersi). Sicuramente la più redditizia, quando si punta al consenso critico. Metafora di che? Di tutto, vista l'indecisione nella trama e nella regia. Dell'Italia di oggi o della condizione femminile o del lato oscuro dentro di noi.
Mariarosa Mancuso su Il Foglio


Il film di Emma Dante sorprende per la ricerca mai artificiosa di un linguaggio che si mischia, anche esteticamente, al territorio, reso quanto mai naturale dalla prova di tutti gli interpreti secondari, quasi tutti provenienti dalla Compagnia Sud Costa Occidentale della regista, più le due "scoperte" Renato Malfatti (il carismatico e massiccio genero di Samira), nella vita parcheggiatore dell'Arenella, e Dario Casarolo (minorenne palermitano che interpreta il nipote della donna). 
Valerio Sammarco su cinematografo.it

Sovrastato dalla figura ieratica e tragica, muta e nera, di Elena Cotta, Via Castellana Bandiera è il film di una donna di teatro che al cinema è capace di lavorare in sottrazione come attrice, e come regista ha la voglia e la determinazione di osare e di esplorare, dando al film lo stesso fascino irrequieto e teso di una mediterraneità decadente, capace di alcune scene collettive di grande potenza e di momenti singolari emotivi e simbolici. 
Federico Gironi su comingsoon.it

 Emma Dante parte molto bene, inchiodando l'attenzione dello spettatore di fronte all'assurdità di una situazione che assomiglia, inizialmente, a tante scaramucce metropolitane, passando poi ad un piano più surreale. Questo passaggio è raccontato con toni realistici e in modo molto concreto, quasi fosse un documentario. Nello stesso tempo però l'atmosfera si fa sempre più sospesa, prendendo a prestito alcune suggestioni western (il "duello" tra le due donne al volante è sempre raccontato in silenzio, partendo dal particolare degli occhi allargando poi sul resto del corpo, come faceva Sergio Leone).
Alessandro Corda su ondacinema.it

Rigore e determinazione sono i pilastri di un'opera prima folgorante che, sia pur indugiando a tratti nel compiacimento intellettuale e in qualche manierismo di troppo, non perde mai la strada. Una regia già matura prende per mano lo spettatore e lo conduce a uno dei finali più forti visti negli ultimi anni in Italia. Rigorosamente vietato alzarsi prima della fine dei titoli di coda.
su cinemadelsilenzio.it

I pochi fatti sono abilmente orchestrati da Emma Dante, che rivela la sua capacità, affinata in decenni di teatro, a costruire plot. Finale che un po’ ci si aspetta, e un bel piano sequenza a chiudere degnissimamente il film. Dove la migliore invenzione sta nel personaggio di Samira, la vecchia ostinata e quasi muta (una grande Elena Cotta, negli anni Sessanta fu una delle attrici degli sceneggiati tv in b/n), donna di quell’etnia albanese dimorata in Sicilia da secoli e secoli, eppure ancora considerata altra e differente (“Pensare che le ho prese, lei e la figlia, da quei turchi, che non avevano niente!”, dice il protervo genero). 
Luigi Locatelli su nuovocinemalocatelli.com

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