Rassegna stampa "Wikileaks - Il quinto potere", recensioni da stampa e web su Julian Assange e Wikileaks.
WIKILEAKS - IL QUINTO POTERE (Biografico - Usa 2013)
di Bill Condon con Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Stanley Tucci, Anthony Mackie
La pellicola ripercorre la vita e la carriera di Assange (interpretato da Benedict Cumberbatch) ma si concentra soprattutto sugli ultimi anni, dal momento in cui avviene l'incontro di
Assange con Daniel Domscheit-Berg (Daniel Bruhl), braccio destro che ne
segue con entusiasmo il desiderio rivoluzionario dei primi tempi per poi
staccarsene definitivamente dopo una serie di litigate furibonde che
hanno al centro la paternità del movimento e le scelte in materia di
diffusione dei cosiddetti leaks.
Lo script di Josh Singer (…) distribuisce meriti e colpe in giro, senza
creare personaggi di statura scespiriana, tendendo a privilegiare il
melò del tradimento dell’amico rispetto a domande più profonde come la
segretezza del mondo, il gioco dei potenti e i rischi della verità.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Del film abbiamo apprezzato il modo onesto con cui, a fronte degli
intricati problemi posti dal caso Wikileaks, mette l’accento sulle
domande senza pretendere di dare risposte.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Che pasticcio. Tanto da non chiarire i tanti dubbi su Julian dell’ormai
famoso sito web WikiLeaks (…) Un giro del mondo, dal ritmo inutilmente
frenetico, che fa a pugni con la chiarezza.
Massimo Bertarelli su Il Giornale
Film difficile da seguire, complesso, qua e là pasticciato.
Diviso tra l'ammirazione per le conquiste di WikiLeaks e la condanna dei rischi che ha corso, Il quinto potere
appare più preoccupato di tirare una morale alla fine della storia
(rigorosamente in bocca a giornalisti della carta stampata) che di
mostrare la maniera in cui le nuove tecnologie stiano lasciando emergere
nuovi protagonisti, nuovi contrasti e nuovi problemi ai vertici
socio-economici della società. Il film tralascia totalmente la ricerca
di un registro differente dal solito, riducendo una storia complessa da
spiegare proprio per la peculiarietà dei suoi contrasti, ad un melò
vecchio stampo in cui le dialettiche sono sempre gelosie, invidie e
vanità già note e prevedibili dallo spettatore.
Gabriele Niola su mymovies.it
Che la superficie, ne Il quinto potere,
sia tutto lo si vede subito. Lo si vede in una costruzione curata, in
una fotografia patinata e ruffiana, in una scelta di location di grande
effetto, sempre in bilico tra design, cartolina e natura.
Federico Gironi su comingsoon.it
Materiale bollente, benzina ideale per un thriller politico stile Tutti gli uomini del presidente, viene messo in scena da Bill Condon (Demoni e Dei, Kinsey, ma anche i due Breaking Dawn) con uno stile che fa pensare a Newsroom e Sherlock – le serie tv -, e Zero Dark Thirty:
tanta camera a mano, tante inquadrature strette, montaggio frenetico –
anche quando non serve –, e parecchie grafiche modaiole (un sacco di
sovraimpressioni), che dovrebbero movimentare il film, farlo
assomigliare al web nelle sue metamorfosi, ma lo rendono soprattutto
caotico. Cumberbatch lavora sulla voce, l’accento e il modo di muoversi di
Assange, fino a raggiungere una mimesi impressionante – meriterebbe una
nomination all’Oscar.
Giorgio Viaro su bestmovie.it
Un guazzabuglio di trovate registiche che però rimangono tra loro
slegate, in cui non riesce a distinguersi neppure il solitamente
carismatico Benedict Cumberbatch. Accanto a lui quel Daniel Brühl che, dopo averci entusiasmato nel bellissimo Rush, con una prova in questo caso abbastanza opaca avvalora ancor più la grande direzione d’attori di Ron Howard. Il problema maggiore di questo progetto è la confusione che lo pervade. Cosa si voleva raccontare con Il quinto potere? Una domanda fondamentale a cui Bill Condon non ha saputo rispondere, prima di tutto a sé stesso.
Adriano Ercolani su cinematografo.it
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