Recensioni da stampa e web sul "Diana - La storia segreta di Lady D" con Naomi Watts nei panni della principessa negli ultimi due anni di vita dopo la separazione dal principe Carlo.
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DIANA -LA STORIA SEGRETA DI LADY D
"Diana - La storia segreta di Lasy D" racconta degli ultimi due anni di vita della Principessa Diana e della
sua rinascita come donna. Insomma la sua seconda vita con l'impegno
nelle campagne umanitarie e dei suoi legami sentimentali, prima, con il
chirurgo pachistano Hasnat Khan che voleva sposare, poi, con Dodi Al
Fayed con cui ha trovato la morte.
L’apoteosi del luogo comune ma è pur vero, e questo il film e la sua
interprete Naomi Watts lo esprimono bene, che la posizione più
privilegiata del mondo può coincidere con un baratro di infelicità.
Paolo D'Agostini su La Repubblica
In Gran Bretagna il film è stato letteralmente fatto a pezzi dalla
critica. “Sedici anni dopo quel terribile giorno, nel 1997, Diana ha
dovuto affrontare un’altra tragica morte”, scrive The Guardian. Come
dargli torto?
Gabriella Gallozzi su L'Unità
Gli attori sarebbero anche bravi, non fosse che sono penalizzati dalla
banalità delle battute e dal carattere monocorde dei personaggi. Se
vogliamo, nella guerra segreta fra sua maestà la regina e la nuora,
Elisabetta ha vinto due volte: nella vita pubblica (è più che mai amata)
e sullo schermo, dove l’eccellente trio Frears regista/Mirren
interprete/Morgan sceneggiatore ha provveduto a immortalarla con ben
altro estro.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Elegante e fatuo fumetto biografico inglese, che ripercorre gli ultimi
due anni della principessa Diana, un girotondo sentimental-turistico,
che sfiora il Kistch senza dare palpiti.
Oltre i dialoghi da soap opera, la regia quasi infantile e la totale
assenza di personalità, ciò che realmente dequalifica il film è
l'interpretazione di Naomi Watts.
Non si tratta di un giudizio ferocemente rivolto alle sue qualità
d'interprete. Il problema è che, in questo caso, l'attrice non riesce a
tener testa alla stessa Diana e alla mitologia visiva creata intorno
alla sua figura.
Tiziana Morganti su movieplayer.it
La storia della donna più famosa del mondo si avvicina un po' troppo al
mélo, mostrando una principessa troppo debole e fragile, come era stata
dipinta dalla stampa inglese e dalla monarchia. E dando troppo spazio
alla storia d'amore. Sicuramente era difficile raccontare una storia
che ha dato adito alle più diverse teorie complottistiche e riportare
sullo schermo la donna più famosa del mondo, un personaggio così
complesso e contraddittorio, depresso e combattivo allo stesso tempo.
Quindi se non altro per il coraggio (è il primo film su Lady D) Diana è da vedere.
Giulia Lucchini su cinematografo.it
Dispiace anche che a una cura manicale per i costumi e per quelle
decolletè tacco 7 che furono uno dei marchi di stile degli anni '90, non
corrisponda un'analoga preoccupazione per la regia, che si appiattisce
in inquadrature fisse e innumerevoli campi e controcampi. Restano, come già detto, le notevoli performance degli attori e la
buona volontà di raccontare la verità su una vicenda che ha dato adito
alle più disparate interpretazioni e teorie complottistiche.
Non c'è dubbio che la prova attoriale di Naomi Watts è ottima, ma al
contrario molte riserve si pongono sia sugli altri personaggi, in
particolare il protagonista maschile Nadeen Andrews ("Pride and Prejudice", "Lost")
che sfoggia sempre la medesima espressione facciale sia nella buona che
nella cattiva sorte, come anche per l'intera trama negativamente
bollata da tutta la stampa britannica ed effettivamente poco
accattivante se non per chi ha scambiato la bella principessa per una
martire moderna.
su filmscoop.it
Che fosse abilissima nell’usare e manipolare i media a proprio favore questo sì, Diana ce lo mostra bene: l’intervista televisiva viene da lei accuratamente preparata e mandata a memoria, se la cava benissimo quando la scoprono uscire di notte dall’ospedale in cui lavora Hasnat inventandosi lì per lì la fola delle visite ai malati terminali, è lei a chiamare i paparazzi a Portofino e in Sardegna durante il tour in yacht con Dodi. Qui, e solo qui, balza fuori anche il lato luciferino e per niente ingenuo di Diana. Il resto è cattivo, tossico romanticismo, o è agiografia, quando la si segue nelle sue missioni umanitarie e nella sua guerra alle mine antiuomo. In tanta mediocrità soccombe anche una brava come Naomi Watts, che probabilmente si è buttata nell’impresa sperando di rinverdire i fasti da biopic british della Helen Mirren di The Queen e della Meryl Streep di The Iron Lady.
Luigi Locatelli su nuovocinemalocatelli.com
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