Rassegna Stampa "Giovani Ribelli": recensioni da stampa e web del film sulla beat generation

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Rassegna stampa "Giovani ribelli", le recensioni da stampa e web sul film con Daniel Radcliffe (Harry Potter è cresciuto) tra beat generation e passione gay nella sua interpretazione di Allen Ginsberg.


GIOVANI RIBELLI (Drammatico, Biografico, Film Gay - Usa 2013)
di John Krokidas con Daniel Radcliffe, Michael C. Hall, Elizabeth Olsen, Ben Foster
In "Giovani Ribelli" (Kill Your Darlings) si parla di beat generation e dei loro padri fondatori: Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe), William Burroughs (Ben Foster), Jack Kerouac (Jack Huston) e Lucien Carr (Dane DeHaan) con cui Ginsberg ha una relazione carica di passione. Sullo sfondo il caso di omicidio di David Kammerer (Michael C. Hall), uomo innamorato di Carr e trovato morto trovato morto nell'Hudson River nel 1944. 


Immotivatamente presentato alle Giornate degli Autori veneziane (fuori contesto per un film tutt’altro che innovativo) Giovani ribelli è un’irritante cartolina sugli anni formativi della futura Beat Generation.
Paolo D'Agostini su La Repubblica


Un deb Krodikas sul giallo paleo omofono, raccontato in libro Adelphi, firma il suo attimo fuggente, ma inferiore a “Howl” e “On the Road”.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Non è un film sulla beat generation ma sui primi empiti letterari e sui primi amori più o meno maledetti di tre fra i suoi maggiori esponenti: Jack Kerouac, William Burroughs e Allen Ginsberg. Il racconto procede per accumulo, più che per approfondimento. Nei panni di Ginsberg, Daniel Radcliffe porta ancora gli occhialetti tondi di Harry Potter.
Roberto Escobar su L'Espresso

Se On the Road di Salles tentava di far emergere nella biografia di Kerouac il momento magico e indicibile della creatività, la pellicola di John Krokidas va a rievocare un periodo in cui i giovani ribelli Allen Ginsberg, Kerouac e William S. Borroughs non si erano ancora cimentati con l’arte (…) Dove a essere in primo piano sono i personaggi di Carr e Ginsberg, impersonati in chiave di esaltata affinità elettiva da Dane DeHaan e Daniel Radcliff. 
Alessandra Levantesi su La Stampa


Dopo una prima parte per così dire introduttiva, l'interesse si sposta sulle ragioni e le dinamiche dell'assassinio di David Kammerer ad opera di Lucien Carr, vicenda poco nota perfino ai cultori della Beat. Per narrarla Krokidas sceglie i modi del noir anni Quaranta, con il montaggio funzionale al crescendo drammatico, i personaggi tormentati e gli interni fumosi. In un secondo momento, però, il regista abbandona le regole del genere e si smarrisce nella ricerca di scelte stilistiche innovative nate dal bisogno di riprodurre con la macchina da presa la “nuova visione” di Ginsberg e compagni.
Carola Proto su comingsoon.it


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Eludendo trappole e pericoli del genere biografico, John Krokidas realizza un noir che pesca nelle derive allucinogene dei suoi protagonisti, bravi ragazzi alle prese con l'atto creativo e sprofondati nelle proprie personali ambiguità. A partire dal Lucien di Dane DeHaan, (s)oggetto del desiderio conteso dall'Allen di Daniel Radcliffe e dal David di Michael C. Hall.
Marzia Gandolfi su mymovies.it

In realtà, Kerouac (Jack Huston) arriva dopo e tardi, William S. Burroughs è vedo-nonvedo, ovvero, il focus è sul triangolo tra l’imberbe Ginsberg (Daniel Radcliffe, l’Harry Potter che fu), il suo nume comportamentista Lucien Carr (Dane DeHaan) e il di lui amante David Kammerer (il Michael C. Hall di Dexter), con i primi due a sfidare le regole della Columbia University. Invero, goliardia abbastanza demente, zavorrata dal background familiare di Ginsberg, alcune tirate hipster in regia e la brutta sensazione che il film si tenga troppo caro  - leggi, estetizzante, compiaciuto, divertito - per non finire suicida, come da titolo originale.
Federico Pontiggia su cinematografo.it

La letteratura è solo un’idea sullo sfondo, la guerra non si vede, la passione è solo quella amorosa, sofferta e mal corrisposta messa in scena da Daniel Radcliffe (per nulla convincente) e dall’affascinante e sensualissimo Dane DeHaan. Insomma, tutto è dimenticabile e di alta cinematografia non si vede neppure l’ombra.

Fumare sigarette senza filtro, bere vino, sperimentare sostanze stupefacenti ed ascoltare jazz insieme a William Borroughs e Jack Kerouac non basta a darci la misura della grandiosità dell’alba del beat, qui ridotta ad un mero girotondo di giovani imberbi che sfidano l’autorità a colpi di irruzioni notturne nelle biblioteche.
Chiara Santilli su cineforum.it

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