Rassegna stampa "Two Mothers", recensioni da stampa e web sul film con Naomi Watts e Robin Wright amanti dei rispettivi figli adolescenti.
TWO MOTHERS (Drammatico - Usa 2013)
di Anne Fontaine con Naomi Watts e Robin Wright
Inseparabili
fin da bambine, Lil e Roz vivono in perfetta simbiosi con i
loro figli, due ragazzi dalla grazia singolare che sembrano quasi
un'estensione delle madri. I mariti sono assenti. Inspiegabilmente, e
tuttavia come piegandosi all'inevitabile, le due donne si avvicinano una
al figlio dell'altra, in una relazione che si fa subito passionale.
Da un breve romanzo “scandaloso” di Doris Lessing, Anne Fontaine dirige
un film la cui realizzazione era irta di potenziali pericoli: la
relazione semiincestuosa, infatti, poteva parare nel sensazionalismo o
nel mélo moralistico. Per fortuna Anne evita tutto ciò, sfiorando i tabù
con occhio da osservatrice imparziale, senza stigmatizzare né
giustificare. E questo è il pregio principale del suo film.
Roberto Nepoti su La Repubblica
Un mercoledì non da leoni ma da lenoni perché i boys, due gay mancati, si tengono il moccolo a vicenda.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Una scelta che ripaga gli occhi, ma appiattisce l’emozione, lasciando il
film a galleggiare nel limbo di una sua, a tratti anche suggestiva,
assurdità.
Alessandra Levantesi su La Stampa
In realtà è solo una commedia grottesca che non morde o un dramma
sessuale che non turba. L’ambientazione da erotico patinato alla Laguna
Blu non aiuta di certo.
Francesco Alò su Il Messaggero
Passerete la prima mezz’ora a domandarvi quale sia il figlio dell’una e
quello dell’altra, e siamo arciconvinti che lo scopo autentico del film
sia proprio questo: creare una famiglia apparentemente disfunzionale e
allargata in cui i sentimenti hanno la meglio sulle convenzioni.
Alberto Crespi su L'Unità
Roz si porta a letto il figlio di Lil, e l’amica? Non sta a guardare,
depenna qualche scrupolo di coscienza e dà focaccia per focaccia: anche
il figlio di Roz ha trovato la sua milf. Non c’è da dire altro, almeno,
non è il caso: Two Mothers è una boiata patinata, un po’
radical-trasgressiva, un po’ chic-borghese, molto insulsa e di infima
classe drammaturgica. Zeppa di stereotipi e incongruenze, nonché noia a
iosa, si stiracchia tra risolini, piantini, amplessini nel blu dipinto
di blu del mare australiano: sì, volare. Via dalla sala.
Federico Pontiggia su cinematografo.it
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La Fontaine non ci prepara allo scoppio di questo
amore, che come tutto il film suona falso. I personaggi vengono lasciati
fluttuare fra troppe spiegazioni e sviluppi prevedibili. Forse si
contava troppo sulla forza scabrosa di questo amore, che però viene
trattato con eccessiva prudenza, in fondo moralistica, diventando una
deviazione casuale più che un moto di passione irrefrenabile. Il
risultato è un polpettone tradizionale e prevedibile in cui attrici di
livello sembrano imbrigliate in una storia priva di mordente che sembra
non finire mai. Mauro Donzelli su comingsoon.it
Quasi tutto appare forzato, di conseguenza privo di quel mordente capace
di smuoverci come si pretenderebbe, almeno per ora, da una storia come
questa. Ripicche (implicite o meno), smancerie, «tesoro qua e là», false
remore, fisime. Insomma, tutti elementi per nulla estranei ad una
situazione del genere, ma che a più riprese appaiono fuori posto,
rischiando talvolta addirittura il ridicolo per via della banalità di
certe uscite. Antonio Maria Abate su cineblog.it
In Two Mothers tutto sembra accadere troppo velocemente,
lasciando lo spettatore in cerca di un appiglio reale che possa dare
razionalità all’evolversi della storia. I personaggi sono appena delineati e privi di qualsiasi spessore psicologico cosa che non rende possibile l'avvicinarsi dello spettatore al limite effettivo che le due donne superano e tanto meno a comprenderlo. Sara Cappai su 40secondi.com
Two Mothers è un film che parla di passioni proibite con una
regia e una sceneggiatura mature: il ménage a quattro non diventa mai
surreale, mai improbabile, seppur immerso in un’atmosfera galleggiante,
come momento perfetto racchiuso in una bolla di sapone sempre pronta a
esplodere, quindi da proteggere, preservare. Bellissimo il continuo
contrasto tra la perfezione immobile del mare, azzurro, piatto, liscio e
i sentimenti imperfetti e dinamici del quartetto, che improvvisamente
si trova a vivere una vita veloce.
Federica Palladini su elle.it
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