Rassegna stampa di "Una piccola impresa meridionale": le recensioni da stampa e web sul secondo film di Rocco Papaleo

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Rassegna stampa di "Una piccola impresa meridionale", recensioni da stampa e web sul secondo film di Rocco Papaleo.


UNA PICCOLA IMPRESA MERIDIONALE (Commedia - Italia 2013)
di Rocco Papaleo con Riccardo Scamarcio, Barbora Bobulova, Sarah Felberbaum, Rocco Papaleo
Un ex prete, don Costantino, viene confinato dalla madre, mamma Stella, in un vecchio faro dismesso, lontano da occhi indiscreti, per evitare che in paese sappiano che si è spretato. Mamma Stella, infatti, ha già un altro scandalo da affrontare: sua figlia Rosa Maria ha lasciato il marito, Arturo, ed è scappata con un misterioso amante. Il vecchio faro in disuso, che appartiene alla famiglia di Costantino e che dovrebbe garantirgli un isolamento, comincia ad attirare personaggi bizzarri, trasformandosi via via in un refugium peccatorum. Dopo l'ex prete arriva una ex prostituta, Magnolia. Poi il cognato cornuto, Arturo. Infine una stravagante ditta di ristrutturazioni chiamata per riparare il tetto del faro.Una commedia di equivoci e colpi di scena che conquisterà gli spettatori dal primo istante. La piccola impresa meridionale è nel miracolo che si compie: la riparazione di un edificio, infatti, può diventare l'inizio di una ricostruzione più profonda. 


Rocco Papaleo, coadiuvato alla scrittura da Valter Lupo, cerca con questo film una maggiore solidità disegnando così una piccola parabola sudista capace a tratti di volare alto e “sposare “ le tematiche dell’amore e dei diritti degli omosessuali. Come quella di Basilicata, anche questa impresa è un’armata brancaleone sui generis, qui più composta e prevedibile, come se in loro l’intenzione prevalesse sull’improvvisazione. Bellissima la colonna jazz di Rita Marcotulli.
Dario Zonta su L'Unità

Una sceneggiatura brillante, un cast che si supera in bravura, una colonna sonora perfetta e un autore, Papaleo, che faremo bene a tenerci stretto.
Maurizio Acerbi su Il Giornale

Ma non c'è niente di gridato, niente di aggressivo, tutto scivola nella realtà con una leggerezza invidiabile per questi anni così pesanti e indigesti. Siamo in un paesino di un meridione indefinito, sulla costa sarda vicino a Oristano, in riva a un Mediterraneo bellissimo e materno. È lì che il prete spretato Don Costantino, Papaleo stesso, accoglie, in un grande palazzo diroccato sotto un faro, la sorella Rosa Maria, la Claudia Potenza di Basilicata, che si è innamorata di una ragazza dell'est, Valbona, la bella Sarah Felderbaum, la sorella di questa, Magnolia, Barbara Bobulova, che ha da poco lasciato il mestiere della mignotta, il marito cornuto della sorella, Arturo, Riccardo Scamarcio meno sciupafemmine del solito (anzi...). Papaleo fa un ottimo lavoro sugli attori. Le risate e gli applausi sinceri che hanno accolto il film all'anteprima stampa, ne rivelano la grazia e l'originalità. I difetti ci sono, ma quella di Papaleo è una strada giusta e civile per la nostra commedia e Arturo Paglia è riuscito a mettergli in piedi un film ancora più solido e ricco del precedente con gran cura per ogni aspetto tecnico. Al pubblico non potrà che piacere.
Marco Giusti su Il Manifesto 


Come un animale in via di estinzione, Una piccola impresa meridionale è un film che va protetto. Va difeso anche nelle sue scelte tecniche non sempre azzeccate, come un montaggio che slenta troppo il ritmo del racconto. Va tutelato perché non si preoccupa di compiacere nessuno, se ne infischia delle battute a effetto e perché è la piena espressione del sentire di colui che lo ha diretto: un artista che si diverte a chiamare Jennifer un muratore, che ammette di essere passato da Gesù Cristo a Karl Marx e che non esita a inserire nella colonna sonora una canzone già cantata di fronte al pubblico dello scorso Festival di Sanremo.
su comingsoon.it

Una piccola impresa meridionale vorrebbe essere un ottimista manifesto dell’Italia che ha ancora voglia di sognare ed essere migliore, e in buona parte ci riesce, nonostante un paio di ingenuità che vanno ben oltre l’ottimismo a tutti i costi. Purtroppo non riesce a essere un’opera cinematograficamente compiuta, a cui avrebbero giovato dei tempi più sincopati, davvero jazz come avrebbe voluto Papaleo senza tenere il ritmo, e una sceneggiatura più asciutta. Ma sono pecche su cui si riesce anche a passar sopra, perché alla fine del film ci si sente bene, e talvolta basta questo.
Alessandro De Simone su cinematografo.it

I paesaggi sono i veri protagonisti, e i drammi – di conseguenza – non sono mai tali, perché tutto si risolve in spiaggia, o a picco sul lungomare, abbagliati dalla bellezza. Parecchia musica, una regia ben composta e un coro di recitazioni tenute a freno, fanno il resto, moderando la grossolanità delle premesse, e trasformando la farsa in una commedia gentile, di cui non c’è da vergognarsi. Certo, si vorrebbe di più, e di meglio, ma chi si accontenta gode.
Giorgio Viaro su bestmovie.it

Rocco Papaleo ha dato vita a un film molto godibile, sui generis per quanto riguarda la struttura. Non si seguono infatti i canonici tre atti della commedia, bensì vi è una narrazione libera. Libera come i personaggi. A sottolineare i loro caratteri, poi, c’è una colonna sonora particolarmente azzeccata.
su cinemaniaco.com

La fotografia di Fabio Zamarion completa un lavoro riuscito a tutto tondo, un'opera ricca di ottimismo ed entusiasmo, una voglia condivisa di amore vero. Un bel film italiano, che si distingue per l'ottima mano registica che ha saputo trasformare un Riccardo Scamarcio da sex symbol in un personaggio genuino e convincente. Una nota di merito va a Giuliana Lojodice, brava interprete di mamma Stella, personaggio che alla fine apre alla positività del nuovo che avanza.
Rosalinda Gaudiano su cinema4stelle.it 

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