Rassegna stampa "Miss Violence", recensioni da stampa e web sul film shock presentato a Venezia 2013 del greco Alexandros Avranos tra crisi, stupri, violenza e suicidio.
MISS VIOLENCE (Drammatico - Grecia 2013)
di Alexandros Avranos con Themis Panou, Rena Pittaki, Eleni Roussinou
Nel
giorno del suo compleanno l’undicenne Angeliki cade dal balcone e
muore sul selciato sottostante con il sorriso dipinto in volto. Mentre
la polizia e i servizi sociali cercano di capire le ragioni di questo
apparente suicidio, la famiglia di Angeliki si convince che la morte
della ragazzina sia l’esito di un tragico incidente.
Miss Violence (a differenza di tanti altri annunciati come tali) è un film inquietante per davvero. Lo è fin dalla prima scena: in cui l’undicenne Angeliki, mentre festeggia il compleanno assieme alla famiglia, si lancia dal balcone. Lo diventa ancor più dopo, quando si avverte la calma, ai limiti dell’indifferenza, con cui i parenti ne accolgono la morte. la tragedia greca si consuma in modo ancor più inquietante; perché tutto (incesto, violenze, delitto...) vi è come naturalizzato, diventa una serie di fatti privati da vivere dietro le mura domestiche e da cui tutti gli altri sono esclusi. Premiato all’ultima Mostra di Venezia con il Leone d’argento e la Coppa Volpi a Themis Panou, attore teatrale chiamato a interpretare l’unico uomo del gineceo, Miss Violenceè un film che poco si presta alle letture sociologiche (la crisi economica in Grecia) o ai facili psicologismi; ma con cui, il giorno dopo averlo visto, ti trovi a rifare i conti nella memoria quasi tuo malgrado. E non è proprio questo, in fondo, l’effetto di un film “inquietante”?
Roberto Nepoti su La Repubblica
Il film shock per niente sciocco.(...) Gran finale dalle più articolate
interpretazioni e una regia che passa dal gelo della morte (tutta la
prima parte è a camera fissa) a un movimento sempre più incessante verso
una verità sconvolgente. Lo si può leggere come un dramma familiare con
geniale tocchi di humour nero ( la visita di assistenti sociali stupidi
come l’ispettore Clouseau de la Pantera rosa) o come una metafora sulla
perdita di valori nella Grecia della crisi.
Francesco Alò su Il Messaggero
L’irruzione della violenza è sconvolgente, il suo crescendo è atroce e
il finale, per quanto liberatorio, non va raccontato: ma fate caso a
come Avranos, piazzando la macchina da presa ad altezza tavolo di
cucina, riesce a rendere inquitante un set di posate…Film premiato a
Venezia, la Coppa Volpi all’attore Themis Panou è meritatissima.
Alberto Crespi su L'Unità
Violenza e silenzi, inizio choc. (...) Pur didascalico ed eccessivo, il
film ha un rituale di disperazione interiore che richiama i Funny Games
di Haneke.
Miss Violence non ha fretta di individuare tutte le colpe, perché sono diffuse, reciprocamente nutrienti, con la bambina che schiaffeggia il fratello, la nonna colpita, la figlia di nuovo incinta, la prostituzione per ospite (in)atteso. Insieme agli assistenti sociali, entrano in campo le metafore politiche: gli ispettori entrano nella famiglia, ma non vedono nulla, non possono, meglio, non vogliono, e pensarli alla stregua della trojka UE con i piedi sulla Grecia in crisi, almeno per noi, non è peregrino. Ma se ne può fare a meno, il film parla di altro, ovvero, di sé: messa in scena elementare, nel senso di asettica e chirurgica, attori votati a togliere la luce e dare l’anima dannata e piegata senza scenate e circo, regista, classe ’77, che non (si) risparmia nulla, pur concedendo (quasi) nulla al voyeurismo, al sadismo senza quid. Eppure Salò brucia ancora, Seidl e Haneke gradirebbero, in lontananza sfavillano i canini di Yorgos Lanthimos, ma questi sono Funny Games di famiglia, senza estranei. Solo per consanguinei.
Federico Pontiggia su cinematografo.it
In Miss Violence il gioco di sottrarre allo
sguardo, di nascondere dietro le porte o i lati dell’inquadratura quello
che accade, è solo un metodo astuto per farlo risaltare,
ricattatoriamente, ancora di più, e si svela senza rendersene conto nei
tanti sguardi in macchina che il regista chiede ai suoi attori, nella
morbosità con cui si ammicca alla sessualità sempre nascosta, nella
compiaciuta brutalità di un’unica e gratuita scena esplicita.
Federico Gironi su comingsoon.it
Succede, a dir la verità sempre più raramente, che dopo aver visto un film anche a distanza di giorni le sue immagini ritornino a comparire di fronte agli occhi in maniera vivida portando con sè le stesse identiche sensazioni che si erano provate in sala, ed è questo quello che accade con Miss Violence. Con abilità Avranas lascia nella sua pellicola molte cose non dette e l'interpretazione di quest'ultime è affidata proprio al pubblico...
Mirta Barisi su ecodelcinema.com
Un opera seconda potente ed importante quello del regista greco, a cui
però fa riscontro un eccesso di zelo che lo spinge a ribadire in
qualunque circostanza la padronanza del meccanismo cinematografico. La
conseguenza più immediata è una narrazione a tratti rigida, in cui la
componente teorica prevale in certi casi su quella squisitamente
drammaturgica. Difetti che non spostano di una virgola i pronostici di
un futuro che si annuncia luminoso.
Carlo Cerofolini su ondacinema.it
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