Rassegna stampa "Philomena", recensioni da stampa e web sul film, presentato a Venezia 2013 e vincitore del Queer Lion, nominato ai Golden Globe 2014.
Drammatico, Gay Themed - Gb 2013
di Stephen Frears con Judi Dench, Steve Coogan, Sophie Kennedy Clark, Anna Maxwell Martin
La protagonista è Judi Dench (Skyfall, Diario di uno scandalo,
Jane Eyre) che interpreta una donna irlandese che è costretta ad
abbandonare il figlio nel momento in cui prende i voti. La donna, con
l'aiuto di un giornalista (Steve Coogan), va negli Usa dodici anni dopo per ritrovare il figlio abbandonato.
Il film s’ispira all’inchiesta romanzata del giornalista Martin Sixsmith, un tempo responsabile della comunicazione del governo Blair. Philomenaè il vero grande film di Natale, per chi vuole ridere e anche commuoversi senza sentirsi scemo.
Natalia Aspesi su La Repubblica
Tanto materiale poteva produrre un film pasticciato e sempre a rischio
di scivolare nel patetico: invece la lacrima arriva, ma resta sul
ciglio, trattenuta con britannico senso del controllo (…) E’ anche un
gioco su ciò che potrebbe essere Philomena, una storia d’appendice, se
non fosse per un regista tanto abile a giostrarla in un calibrato
dosaggio di pathos e commedia.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Troppo perfetto, tradizionale, emozionante, inoltre vissuto, non casuale
né gratuito, Philomena di Frears ottenne a Venezia solo il premio per
la sceneggiatura, glissando su un’attrice come la strepitosa 79enne Judi
Dench che si porta sulle spalle il peso della verità e delle sue
contraddizioni, della costanza, della fede e della ricognizione del
dolore.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Le sceneggiature cinematografiche sono testi tecnici, difficili da
leggere, ciò nondimeno quella di Philomena, il nuovo film di Stephen
Frears passato in concorso a Venezia, andrebbe pubblicata e assegnata
come lettura obbligatoria in tutte le scuole di cinema.
Alberto Crespi su L'Unità
Stephen Frears torna al top della forma in una commovente e a volte divertente storia vera di grave ingiustizia.
Deborah Young su Hollywood Reporter
La Dench, dimostra come la fede e il diabolico possano risiedere nella stessa donna, ciò fa di Philomena un film memorabile.
La coerenza, l’attenzione ai dettagli, il timing e la capacità di fermarsi prima di ogni esagerazione sembrano essere stati mutuati in parte anche da quell’ideale di giornalismo anglosassone che, tangenzialmente, viene raccontato nel film attraverso il personaggio di Coogan, e dall’atteggiamento di quello della Dench. In un film che poteva diventare un giustificatissimo quanto urlato e banale atto d’accusa contro determinate istituzioni della Chiesa Cattolica, e della sua stessa dottrina, Frears e Coogan non si risparmiano di certo affondi memorabili, sarcastici o serissimi che siano, ma la loro condanna è tanto più efficace quanto più e capace di fermarsi alla documentazione dei fatti e di non diventare pamphlet infiammato e militante.
Federico Gironi su comingsoon.it
E' un trattato sull'equilibrio, Philomena,
la dimostrazione che il cinema può rapportarsi anche ad episodi reali
senza dimenticare le mutevoli componenti che possono caratterizzare una
storia, o la vita stessa: per farlo, Stephen Frears sceglie di non
utilizzare un unico binario per le emozioni, creando in questo modo una
miracolosa alternanza tra gli aspetti più struggenti di una vicenda di
per sé strappalacrime e gli irresistibili, divertenti duetti tra
Philomena e Martin.
Valerio Sammarco su cinematografo.it
Con questo Philomena non solo Frears riesce a guadagnarsi applausi scroscianti al termine delle proiezioni della 70. Mostra del Cinema di Venezia,
ma anche a regalare ai suoi spettatori fragorose risate e momenti di
vera commozione; un film in perfetto equilibrio tra il drammatico e il
divertente che si ispira ad una storia vera ma consegna alla storia del
cinema una coppia di protagonisti perfettamente assortiti e dalla
chimica e tempi comici davvero esemplare.
Luca Liguori su movieplayer.it
Sempre radicale, liberale e arrabbiato, Frears, l’amico un tempo degli arrabbiati del Royal Court Theatre, quello dei ritratti marginali, eccentrici e policromi di Sammy & Rosie vanno a letto e My Beautiful Laundrette,
che diceva con amarezza mista a divertita ironia quanto è brutto il
mondo fino a quando non impariamo a riderne facendogli uno sberleffo,
torna con la sua carica anarchica e riesce ancora ad indignarsi e farci
indignare scegliendo con mano felice la sua strepitosa attrice per
un’eroina altrettanto straordinaria.
Paola Di Giuseppe su indie-eye.it
Un film magistrale a riprova che i migliori talenti artistici sono contro la Chiesa Cattolica; la lobby gay-democratica-di sinistra dell mondo occidentale. 'Ma dice la verità!'' . Dire la verità significa dire tutta la realtà, considerare solo un particolare e non dire tutto il resto non è un servizio alla verità ma alla menzogna.
RispondiEliminaDavvero un gran film, molto intenso. Sono uscita dal cinema emotivamente cambiata, con molta rabbia, certi dolori anche se curati restano.
RispondiEliminaMonica