Nebraska: recensioni da stampa e web sul nominato Oscar 2014

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Rassegna stampa "Nebraska", recensioni da stampa e web sul nominato Oscar 2014 (miglior film, miglior regista Alexander Payne, miglior attore protagonista Bruce Dern, miglior attore non protagonista June Squibb).


Drammatico - Usa 2013
di Alexander Payne con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Will Forte

"Nebraska" è il racconto di un viaggio di un padre con il figlio, da Billings, Montana a Lincoln, una piccola città nel centro del Nebraska, dove il padre è cresciuto e dove ha conti da regolare. Il padre alcolizzato, infatti, ha ricevuto una lettera in cui gli si annuncia di aver vinto un premio notevole. Grazie a questo viaggio, i due si ritrovano, cancellando ostilità e distanze maturate negli anni.


Le suggestioni evocate dalla provincia americana in bianco e nero di Nebraska, e il suo ammaccato personaggio principale, ci ricordano tante cose. Ci ricordano i primi film di Peter Bogdanovich, cultore con L'ultimo spettacolo del "come eravamo" nella vita e nel cinema. Ci ricordano il film più anomalo di David Lynch, Una storia vera, il suo migliore secondo i più eterodossi tra i suoi estimatori. Ci ricordano la leziosa cinefilia di Wenders o di Jarmusch. Ci ricordano certi ruvidi e intrattabili tipacci del vecchio Clint Eastwood. E di sfondo ricordano naturalmente l'epopea proletaria, letteraria e non solo, della Grande Depressione, di cui ricorrerebbero molte condizioni nelle nuove povertà odierne, solitamente lontane dai riflettori del cinema.
Paolo D'Agostini su La Repubblica

Alexander Payne, il miglior regista di perdenti su piazza, ci racconta una storia On the road ma intimista, scritta da Bob Nelson, soffusa, fatta di niente e di tutto, con importanti pause, con l’insegna al neon psicologico della malinconia (…) Per Bruce Dern (…) un’interpretazione di rara sensibilità.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Un piccolo gioiello in bianco e nero (magnifica la fotografia di Phedon Papamichael), malinconico, ironico, illuminato da un ottimo cast (…) in cui spicca Bruce Dern incantevole per asciutti tempi comici e agre coloriture drammatiche.
Alessandra Levantesi su La Stampa

Un bellissimo film sul tempo (…) il tempo al cinema si racconta con lo spazio. E Payne usa a meraviglia i grandi spazi vuoti dell’America profonda, le case di legno che si stagliano contro i vasti paesaggi vuoti, gli edifici bassi di quelle piccole città senza storia. Pagine quasi bianche su cui scrivere l’ultimo capitolo di una vita ancora da raccontare prima che sia troppo tardi. Con tenerezza e ferocia, schivando il pathos ma anche l’irrisione.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero 


Brutto, Nebraska di certo non è. Nebraska è carino.
È il film che si presenta senza patemi ai genitori, che magari si apprezza anche sul momento, che regala certezze borderline con la noia, ma per il quale non si perderà mai la testa con la pancia e con il cuore come per il cinema più irregolare e conflittuale.
Federico Gironi su comingsoon.it

"Nebraska" è un meccanismo perfetto ma non per tutti. L'assenza di glamour degli attori ma anche dell'argomento, il ritmo pacato e quasi immobile, la comicità deadpan alla maniera di Jim Jarmusch, e infine un'ambientazione laterale e periferica sono una miscela poco adatta alla grande platea.
Carlo Cerofolini su ondacinema.it

Nebraska è un film piccolo e lo dimostra anche la mancanza di attori più commerciali. Eppure è strutturato magnificamente, retto da una regia trasparente, completamente devota alle interpretazioni realistiche dei suoi personaggi. Il tutto si dipana tra il riso-amaro, con qualche battuta decisamente divertente e qualche lacrima che non può che venir giù.
Francesca Casella su cinema4stelle.it

Non ci fosse stata l’Adéle di Kechiche, probabilmente la Palma di Cannes 66 sarebbe toccata a Nebraska di Alexander Payne (o la nostrana Grande bellezza). Ottimo, comunque, è: bianco e nero per incidere su schermo una nuova grande depressione, il mostro sacro Bruce Dern per dormire a bocca aperta, barcollare sul ciglio della strada, lisciare quella benedetta lettera ed entrarci nel cuore.
Federico Pontiggia su cinematografo.it

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