All is Lost, Robert Redford in alto mare: recensioni da stampa e web

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Rassegna stampa "All is lost", recensioni da stampa e web del film presentato a Cannes 2013 con Robert Redford unico protagonista disperso in alto mare...


ALL IS LOST
Drammatico - Usa 2013
di J.C.Chandor con Robert Redford
Robert Redford, solo a bordo del suo yacht da dodici metri. In seguito alla collisione con un container abbandonato tra le acque, le attrezzature di bordo risultano fuori uso, lasciandolo abbandonato a sé stesso. Il sopraggiungere di una terribile tempesta metterà a repentaglio la sua vita e a dura prova le sue capacità di navigazione. 


Da sempre ottimo esponente dell’underplaying, più incline ad affidarsi ai gesti (guardarlo qui mentre cerca di riparare la falla con pennellate di resina, o quando ricava acqua potabile da quella del mare...) e alle espressioni del viso che alle parole, Redford conferisce una grande umanità a un personaggio di discendenza hemingwayana, protagonista di un’epica del quotidiano quasi senza tempo (salvo per le allusioni alle navi-container come quella della Maersk Line, che gli passa accanto). Detto ciò, quello di Chandor è quasi un film sperimentale, dal partito preso originale, coraggioso e ammirevole; il che non lo preserva, però, da qualche momento di noia.
Roberto Nepoti su La Repubblica  

Nello spericolato All is lost la metafora è in agguato ma Chandor (…) si limita a suggerirla. Facendo piazza pulita di tutto ciò che fa la potenza di Hollywood per concentrarsi su pochissimi elementi. Il silenzio, la lotta contro gli elementi, la capacità di sfruttare tutto ciò che si ha a disposizione. Un esercizio di rarefazione ad alta potenza simbolica. Prendere o lasciare.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero 

Colpevolmente ignorato dagli Oscar (solo una nomination tecnica per il montaggio sonoro). Noi, nel nostro piccolo ve lo segnaliamo. E’ un’esperienza particolarissima (…) L’unica certezza è che il film è emozionante e che Redford è un attore superbo. Andate a salutarlo, se lo merita.
Alberto Crespi su L'Unità

Chissà se il temerario Robert Redford vincerà la sfida al botteghino (…) film senza dialoghi (…) Dopo un’ora e sette minuti lancia un urlo terrificante. Svegliando la platea.
Massimo Bertarelli su Il Giornale

Robert Redford dà un impressionante impronta di one-man show in questo racconto di sopravvivenza in mare.
Todd McCarthy su Hollywood Reporter

Redford, che può giocare sull’intelligenza, l’arguzia e le sfumature di una macchina fotografica come nessun altro, ci tiene nella sua morsa. E 'una master class di recitazione. 
Peter Travers su Rolling Stone 


All is Lost è cinema che toglie il fiato, che conquista, che con la stessa calma e determinazione che è contenuta nei gesti del suo protagonista, e con la sua stessa composta e disperata dignità, costringe chi guarda a fare i conti con sé stesso, a chiedersi se davvero, come fa Redford in apertura di film, abbiamo provato ad essere sinceri, forti, gentili, ad amare, a essere giusti.
Federico Gironi su comingsoon.it

Le immagini sono di una bellezza disarmante: l’infinita distesa oceanica, il cielo percorso da nubi. Le tempeste, la danza dei pesci sotto la superficie. E poi il volto di Redford, percorso da rughe che ne fanno un paesaggio a se stante, spesso ermetico, altre volte capace di emozionare con un semplice cambio di espressione. 
Marco Triolo su film.it

Strepitoso Redford, memorabile la sua performance fisica. Notevole il contributo di Frank G. DeMarco (fotografia) e dell’operatore subacqueo Peter Zuccarini. Performante lo score di Alex Ebert, la chiave è spirituale. Questa lotta per la sopravvivenza è ricca di sfumature. Quella barca siamo noi, il mare è il nostro tempo. Oppure, lettura metafisica: quella barca è la vita e il mare il suo attraversamento. A ogni buon conto, si salvi chi può.
Gianluca Arnone su cinematografo.it

Un film coraggiosamente epico e seriamente metaforico. Chandor si destreggia tra la ricerca dell'essenziale e lo slancio verso l'ineffabile senza il carattere necessario a puntare tutto sulla sobrietà e lasciandosi andare a derive retoriche faticose da digerire. Molto del film, però, sopravvive e quello che resta è già abbastanza.

L’avventura in mare aperto di un naufrago diportista con la faccia, e la storia, di Robert Redford. Persosi a 1700 miglia nautiche dall’arcipelago indonesiano, questo navigatore in solitaria dovrà affrontare tempeste, falle ed esaurimento di scorte alimentari. Sopravviverà o non sopravviverà? Ci riferiamo a lui… ma anche allo spettatore. Film noiosetto, senza mordente e dal finale che affonda in un mare d’ambiguità.
Francesco Alò su 35mm.it

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