Monuments Men di George Clooney: recensioni da stampa e web

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Rassegna stampa "Monuments Men", recensioni da stampa e web sul film di George Clooney a capo di una missione per recuperare opere d'arte durante la seconda guerra mondiale...


MONUMENTS MEN
Drammatico - Usa 2014
di George Clooney con George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin
Ambientato nella seconda guerra mondiale, The Monuments Men racconta di un improbabile squadra di reclute prelevate da musei, gallerie e università per una missione speciale in Europa. Sfidando le linee nemiche e il fronte di combattimento devono impedire che inestimabili opera d'arte, di archittetura e altri manufatti vengano rubati o distrutti. Non solo hanno dovuto andare contro i nazisti, ma hanno anche dovuto cercare di convincere le truppe alleate di non attaccare alcuni edifici: non è un compito facile per una squadra di volontari, tra cui storici dell'arte e curatori.


Trattandosi di cinema popolar-patriottico, la realtà storica si piega alla necessità di far contenti gli spettatori, che a un film su una guerra ormai lontana, zeppo di star, chiedono le solite cose: azione, eroismo, i buoni (gli angloamericani), i cattivi (i nazisti), i fregati (i sovietici), uno strepitare di marce trionfali e il lieto fine.
Natalia Aspesi su La Repubblica

Poiché l’argomento è nobile e i divi, da un Clooney stile David Niven a Matt Damon, da Bill Murray e Jean Dujardin, risultano accattivanti, il film ritagliato sul modello retrò si vede volentieri. E magari gli si perdona una sceneggiatura che non crea mai un vero arco di tensione; e un tono che resta incerto fra commedia e dramma. 
Alessandra Levantesi su La Stampa

Dal super cast agli ordini di George Clooney, regista a capo della squadra di mecenati trasformati in militari ci si aspetta di più: Ma far quadrare colossal bellico, lezioni di storia e umorismo alla Mash è più difficile che ritrovare la Madonna col bambino di Michelangelo.
MCav su Il Giornale

Troppo lungo, The Monuments Men cade in una zona centrale di compromesso, non urgente e solo moderatamente divertente.
Todd McCarthy su Hollywood Reporter

Clooney ha trasformato un affascinante racconto di vita vera in un film del colpo grosso estremamente noioso e triste.
Scott Foundas su Variety

Chi evade dalla realtà, i drogati possono sentirsi traditi. Clooney ha realizzato un film che nega l’ aspirazione, la cultura del rischio e tutte le cose per cui vale la pena lottare.
Peter Travers su Rolling Stone 


Incerto sulla vera direzione da prendere, il Clooney regista sembra qui involuto e inesperto; il suo film manca di ritmo, energia e sicurezza, tanto che anche lo sbandierato cast all star sembra un po' svogliato e poco convinto di quanto sta recitando: con le parziali eccezioni di una Cate Blanchett che non riesce a nascondere la sua classe e di un Bill Murray il cui humor deadpan appare curiosamente compatibile con un contesto di questo genere.
Federico Gironi su comingsoon.it

E' un film con le facce giuste in ogni ruolo, che ha come unica pecca forse quella di voler troppo piacere al pubblico e così facendo risulta eccessivamente buonista.
Francesca Fiorentino su movieplayer.it 

C’è anche tempo per una sana comicità metacinematografica legata a uno sbarco in Normandia incredibilmente meno cruento e angosciante rispetto a quello mitico dell’inizio di Salvate il soldato Ryan di Spielberg. Tutto vanificato da un finalone megaretorico che entra totalmente in contraddizione con precedenti spunti ironici. Niente di monumentale, insomma.
Francesco Alò su 35mm.it

La struttura c'è, l'obiettivo dell'operazione (diegetica e non) è manifesto, la sensazione è che però rimanga un film incompiuto, che non sfrutti le enormi potenzialità di ogni singolo attore (ineccepibile, comunque, la performance compassata di Cate Blanchett, nei panni di una donna francese curatrice al Jeu de Paume, in origine un museo, poi diventato deposito per le opere d’arte trafugate dai nazisti), finendo per alternare un insieme di situazioni, di scene, senza trovare la continuità che porti sulla strada di un respiro più ampio, di fatto rimanendo distante e, per questo, incapace di coinvolgere quanto vorrebbe. Peccato, ma anche al buon George non può riuscire sempre tutto.
Valerio Sammarco su cinematografo.it

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