Quando c'era Berlinguer...i video, le recensioni

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Video - "Quando c'era Berlinguer" e la questione morale, "Quando c'era Berlinguer e la vittoria elettorale del 1976, "Quando c'era Berlinguer" e le voci dei politici di oggi all'anteprima della presentazione del film di Walter Veltroni . Recensioni - "Quando c'era Berlinguer", il film e le recensioni dalla stampa. Da domani 27 marzo nelle sale.


La pellicola di Walter Veltroni su Enrico Berlinguer, da domani nelle sale, parte con interviste a giovani passanti che non hanno idea di chi sia Berlinguer e il cui nome non evoca assolutamente nulla. Questo prologo iniziale è posto quasi come giustificazione, come causale di un film come questo ad anni di distanza dalla sua morte avvenuta dopo il suo, sofferto, comizio di Padova. La storia di un decennio, di un partito comunista (quello italiano molto diverso dagli altri rimasti nel mondo): il periodo della segreteria di Berlinguer, dall'inizio degli anni Settanta fino alla morte nel 1984. Il racconto di come il segretario (l'ultimo vero comunista italiano oserei dire) riuscì a portare al 34% dei consensi un partito senza alcuna prospettiva di governo, in anni di guerra fredda e terrorismo, una scia di sangue che culminerà con l'assassinio di Aldo Moro. Il segretario fa l'impresa, trasforma il PCI in un grande partito nazionale. Di seguito recensioni alternate a clip-video del film e dell'anteprima nazionale svoltasi a Roma.


Veltroni regista convince più del politico e firma un gioiello (Andrea Scanzi su Il Fatto Quotidiano)
Veltroni ha firmato un gioiello di 110 minuti evitando la retorica, e non era scontato. Il regista, benché esordiente, convince più del politico: Quando c’era Berlinguer è la sua cosa più ispirata assieme al libro Il disco del mondo. Qualcuno la riterrà un’opera troppo indulgente, lamentando per esempio l’assenza di un riferimento alla benevolenza con cui il leader plaudì gli “eroici combattenti di Cambogia e Vietnam” e dimenticò le atrocità degli khmer rossi. E certo il contributo di Jovanotti, che Veltroni ha avuto la colpa (antica) di accreditare come “intellettuale”, è davvero esile. Dettagli: c’è partecipazione ma non agiografia.



Com'era bella la politica quando c'era Berlinguer (Denise Pardo su L'Espresso)
La grandezza di Pietro Ingrao. La voce di Toni Servillo. Il Pci in bianco e nero. E soprattutto le parole e la fascinazione di Enrico Berlinguer, l’ultimo grande della sinistra italiana, come disse Sandro Pertini, forse il suo unico vero mito. “Quando c’era Berlinguer” è il docufilm di Walter Veltroni sul segretario più amato del Pci con il ritmo delle testimonianze e il peso dei ricordi, persino un tramonto su una spiaggia sarda con la bandiera rossa, e le onde contro il gozzo celeste di Berlinguer. Nel trentennale della scomparsa, Veltroni non risparmia nulla, tantomeno i sentimenti. E alla fine viene fuori anche il “selfie” impietoso di una generazione, il pugno alzato di Giuliano Ferrara, i baffi di Nando Adornato dietro a una falce e martello, e di quella parte del Paese, (nel ’76 un italiano su tre) che non è riuscita a diventare quello che sperava. Veltroni regista tocca un tasto dolente filmando il memo di un’eredità accantonata con gli occhi di un ragazzo che amava il cinema e Berlinguer.



Gli occhi di Enrico Berlinguer (ndr) (Mario Ajello su Il Messaggero)
Non solo un film su Berlinguer, e tutt’altro che un film nostalgico. Si tratta invece dell’elegia e insieme del tentativo di riaffermazione per immagini - stupende quelle in bianco e nero girate da Veltroni in cui si vede piazza San Giovanni vuota dopo il funerale del leader il 13 giugno ’84 e l'unico movimento nella desolazione di un'esperienza che aveva promesso tanto sono le prime pagine dell’Unita con su scritto "Addio" e volano chissà dove senza ricongiungersi mai in una nuova comunità politica vera, come avremmo scoperto - di un'idea di politica e di democrazia che si basa su quella sorta di connessione sentimentale tra partito e popolo, tra la sinistra e gli italiani. Questo fu il berlinguerismo, secondo Veltroni. E in questo sta - se il film ha una morale, forse la morale eccola qui - la crisi attuale della democrazia senza partecipazione e senza respiro. A rischio di perdere se stessa o di diventare altro da sé.

All'anteprima a Roma del film di Walter Veltroni ci sono tutti ma proprio tutti - destra, centro, sinistra, Camusso e Squinzi, Confalonieri e Gubitosi, Macaluso e tutto l'ex Pci immaginabile, dieci ministri e infiniti sottosegretari, tre Letta (Gianni, suo figlio Gianpaolo di Medusa ed Enrico) e i familiari di Berlinguer e due premi Oscar come Sorrentino e Tornatore, ex presidenti di Camera e Senato come Fini, Casini, Bertinotti, Marini e via dicendo - ecco il braccio destro renziano nel governo, Graziano Delrio. E naturalmente il presidente Napolitano che con Berlinguer, in realtà aggiungiamo noi, ha avuto visioni totalmente diverse negli anni a cominciare dalla "questione morale" che per l'attuale Presidente della Repubblica non permetteva il dialogo con le altre forze .... (e si potrebbe dire meno male con permetteva dialogo con chi della morale ne faceva un semplice accessorio).


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