Rassegna stampa "300 - L'alba di un impero", recensioni da stampa e web sul ritorno dei 300 spartani dai fumetti di Frank Miller

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Rassegna stampa "300 - L'alba di un impero", recensioni da stampa e web sul prequel di 300 dai fumetti di Frank Miller. La guerra tra spartani contro Serse si sposta in alto mare...


300 L'ALBA DI UN IMPERO
Storico, Fantasy - Usa 2013 - Di Noam Murro con Eva Green, Rodrigo Santoro, Sullivan Stapleton, Lena Headey
In questo nuovo capitolo della saga epica Temistocle deve affrontare l'invasione dei Persiani da terra e da mare. Ci saranno Serse, l'uomo trasformato in Dio, e Artemisia, comandante della Marina persiana, da sconfiggere. 


Diretto da Noam Murro, il film ci schizza di sangue, spadoni e teste mozze per 100 minuti in 3D (…) un’operazione furba di marketing dove l’epicità diventa un nonsense quasi come il look depilato di Serse.
Maurizio Porro su Corriere della Sera

Nel passaggio di regia da Zack Snyder all’israeliano Noam Murro, il film si attiene alla stessa formula – estetizzante taglio formale sul modello del graphic-novel, viluppo di statuari corpi maschili, lotte coreografate con eleganza, fotografia giocata sull'ocra e sui neri - salvo che Murro è più realistico nella violenza e negli schizzi di sangue. A parte le polemiche sull'eventuale ideologia «teocon» del film, l’intrattenimento è assicurato.
Alessandra Levantesi su La Stampa

Fiotti di sangue in slow motion simili a macchie cremisi di pollokiana memoria, cielo color antrace, Mediorente perverso e sessualmente promiscuo contro greci più slavati degli scandinavi (…) il film è anche una letteralmente combattuta love story (…)
Francesco Alò su Il Messaggero

Meno male che c'è Eva Green a salvare, per quanto possibile, i destini del film. La sua carica erotica è notevole e il regista la sfrutta all'inverosimile per sviare alla sua mancanza di idee.
Maurizio Acerbi su Il Giornale


Il film diretto da Noam Murro fonde se stesso con il fumetto durante le numerose sequenze in slow-motion con l’inevitabile difetto di essere ripetitivo. Gli scontri in battaglia si somigliano tutti e la debolezza della struttura narrativa apre spiragli per sbadigli. Godersi le immagini diventa la ragione unica dello spettacolo, ma per quanto l’efferatezza delle uccisioni sia trattata artisticamente con tanto di sangue desaturato, non tutti gli stomaci sono in grado di reggere fino alla fine.
Antonio Bracco su comingsoon.it

L’impianto scenografico, cromatico e coreografico rimane, ed era prevedibile, sulla scia del predecessore. Fotografia dai colori freddi, dunque, ed un registro espressivo costruito su zoomate, primi piani insistiti, sospensioni del movimento nelle sequenze di battaglia. Però nelle mani di Murro tali intemperanze esteriori sono controbilanciate dalla robusta e coerente tenuta del racconto.

Per restare in tema carnevalesco, Noam Murro si è mascherato da Zack Snyder scimmiottando il suo stile visivo. Da un punto di vista tecnico niente da dire. Siamo però lontani dalla poetica di Miller, i personaggi sono meno memorabili, la storia prevedibile e c’è qualche forzatura di continuity. Azione, battaglie, sangue e un pizzico di sesso. Non chiedete altro.
Stefano Dell'Unto su mangaforever.net

Un pasticcio da laboratorio in cui ogni componente esplode perché utilizzata in modo esagerato e improprio. Se il 300 di Snyder, amato e odiato, è riuscito comunque a diventare un cult e a stabilire nuove regole visive per una nuova epoca digitale, questo sequel non è nient'altro che un videogioco istantaneo in cui lo spettatore rimane passivo e viene nutrito solo dal più grande spreco ematico dell'era digitale.
PierPaolo Festa su film.it


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