Rassegna stampa "Prossima fermata Fruitvale Station": recensioni da stampa e web sulla storia vera premiata al Sundance

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Rassegna stampa "Prossima fermata Fruitvale Station", recensioni da stampa e web sulla storia vera, dell'omicidio di un ragazzo di colore disarmato da parte della polizia di San Francisco, premiata al Sundance Film Festival 2013.Vediamo cosa ne pensano i giornali e i siti web di cinema, fateci sapere anche la vostra se l'avete visto...


PROSSIMA FERMATA FRUITVALE STATION
Drammatico, storia vera - Usa 2013 - Di Ryan Coogle con Chad Michael Murray
Trattasi di opera prima di Ryan Coogler, a metà tra documentario e film, con immagini vere dell'episodio riprese dal cellulare e parzialmente girato con super-16mm. Si racconta la giornata di Oscar, ventiduenne piccolo delinquente condannato già due volte ad Hayward, che viene ammanettato ed ucciso nonostante fosse disarmato, dai poliziotti della Bay Area Rapid Transit Distric di Oakland, nelle prime ore del mattino del capodanno 2009.


L'affermazione potrà irritare più d'uno, però un film come Prossima fermata: Fruitvale Station ci fa propendere - piaccia o no - per la superiorità del cinema narrativo rispetto al documentario. Così lo spettatore non solo prova indignazione per il folle e repulsivo razzismo dell'episodio; ma anche perché, lungo la via, ha imparato a voler bene allo sfortunato ragazzo. 
Roberto Nepoti su La Repubblica

Una giornata qualsiasi in cui veniamo a conoscere il peggio e il meglio di Oscar (impersonato con naturalezza da Michael B.Jordan): è facile allo scatto di violenza, è stato in prigione, tradisce la sua ragazza, è stato licenziato; in compenso si mostra tenero con la figlioletta, la fidanzata e la mamma. Coogler ritrae il personaggio calibrando i toni per non farne un santo - in ogni caso la sua morte appare insensata e insensata - ed è felice l’ambientazione nella multirazziale Bay Area di San Francisco. Resta che il film nella seconda parte si incarta un po’ nel patetico, appiattendosi troppo sui materiali di repertorio.
Alessandra Levantesi su La Stampa

L’agiografia è sempre in agguato, ma tolte molte scene e un epilogo tipo E.R. Coogler riesce a dare vita a tutto un mondo intorno a Grant e farne non un simbolo, ma qualcosa di più e di meglio: un personaggio (uno sguardo), a cui appassionarci. Al di qua persino della sua fine.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero

Film classico, potente. Per essere fatto da un manipolo di ragazzini, notevole.
Alberto Crespi su L'Unità

Nessuna enfasi, stile asciutto e protagonisti, tutti di colore, superlativi.
Massimo Bertarelli su Il Giornale


La performance di Michael B. Jordan è meritoria: il giovane attore di Chronicle si cala nel corpo del protagonista riempiendolo di nervi e sfumature, nonostante il perenne movimento imposto dalla giornata piena di eventi. Purtroppo, è proprio l'ansia da cui è affetta la sceneggiatura, di voler riempire ogni istante di quotidianità, a privare il film di quei momenti di astrazione che l'avrebbero fatto levitare. 
Marianna Cappi su mymovies.it

Nonostante la buona interpretazione di Michael B. Jordan e Octavia Spencer e l’efficace regia che indugia in primi piani, che fanno trasparire il nervosismo e i sentimenti, la pellicola quindi, manca di quella fluidità che l’avrebbe consacrata come ottimo prodotto indipendente, rimanendo però un buon contenitore di argomenti importanti e di emozioni.
Alice Bianco su voto10.it

Seguendo le ultime 24 ore di Oscar Grant, il regista Ryan Coogler alla sua opera prima, cerca di far ricredere lo spettatore dei suoi stessi pregiudizi, svelando lentamente l’animo più gentile e buono del ragazzo, ingiustamente ucciso la mattina di capodanno del 2009 presso la stazione di Fruitvale. Lo stile documentaristico rafforza il legame con la storia di vera cronaca che ci viene raccontata.
Alessia Paris su cinemadelsilenzio.it

Prossima fermata: Fruitvale Station è così un’importante opera di denuncia, realizzata con grande rigore formale, seppur non sempre coinvolgente. Il giovane regista mostra talento, pur incappando in alcune scelte grossolane (la macrovisualizzazione dello schermo del cellulare del protagonista) che non permettono al film di elevarsi come avrebbe potuto. Nel cast, la migliore è Octavia Spencer nei panni della madre di Grant, interpretato da un non sempre convincente Michael B. Jordan.
Andrea Chimento su cinematografo.it

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