Grand Budapest Hotel: recensioni, rassegna stampa e web del film di Wes Anderson

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Rassegna stampa "Grand Budapest Hotel", recensioni da stampa e web del film di Wes Anderson dal cast spettacolare: Bill Murray, Willem Dafoe, Ralph Fiennes, Jeff Goldblum, Edward Norton, Adrien Brody, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Jude Law, Owen Wilson, Saoirse Ronan, Léa Seydoux.


Commedia, Surreale - Usa 2014 - Di Wes Anderson
Nell' Europa del 1920, Gustave H, un concierge che lavora in un leggendario Hotel di Praga, diventa amico di uno dei suoi collaboratori più giovani, Zero Moustafa, il quale crescerà fino a diventare il suo protetto. La storia coinvolge il furto e il recupero di un dipinto rinascimentale inestimabile e la battaglia per un enorme patrimonio di famiglia.


Incantevole commedia ambientata in un’immaginaria repubblica di Zubrowka, in un’Europa primi ’900 che non c’è più (…) Ne viene fuori un pastiche che svaria dalla farsa al melò all’avventura rocambolesca, intinto fra nostalgia e ironia di colori pastello e giocato su una stilizzazione da cartone animato cui, in un cast pieno di prestigiosi cammei, si conformano tutti gli interpreti. A partire da un fantastico Ralph Fiennes.
Alessandra Levantesi su La Stampa

In un incrocio ideale non solo di storia e geografia, ma anche di cultura, colore e grafica, con mutazioni di formato nello schermo, ironia e senso favolistico ma sempre con la finzione superstar, Anderson brucia a fiamma altissima la sua idea di cinema fulcro di periodi e sentimenti, sogni e incubi.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera

Questa favola tutta azione e humour parla di memoria, di trasmissione del sapere, insomma di eredità. Con un candore quasi infantile ma chiazzato di sesso e morte (…) un trionfo di invenzioni e divertimento, dunque, sospeso come l’immaginaria repubblica di Zubrowska nel regno della fantasia, ma bagnato di realtà (…) Frivolo, malinconico, irresistibile.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero

Quello di Anderson è un cinema di modellini; anche quando veri e con dimensioni di uno a uno, i suoi luoghi sembrano sempre “in scala”, spazi e personaggi come figurine sottoposti alle regole e all’immaginario ricchissimo, e devoto, di questo americano transfuga verso le rotte europee del cinema.
Dario Zonta su L'Unità

Ah, che bel film. Una commedia tra favola e operetta, scritta e diretta da un Wes Anderson in gran forma, che viaggia a ritroso nel tempo, inventando cinema a ogni cambio di scena. La storia non ha importanza di fronte al fascino di colori, costumi e di un raffinatissimo umorismo.
Massimo Bertarelli su Il Giornale


Echi di Jean Renoir (il passaggio da un’epoca all’altra), Ernst Lubitsch (il tocco ironico) e Max Ophüls (il senso della composizione) in un film che, oltre ad avere uno splendido ritmo, è anche un toccante omaggio nostalgico a un tipo di cinema che non si fa più: lo dimostrano le scenografie color pastello, i fondali dipinti e persino alcune scelte registiche squisitamente vintage. Ad arricchire il tutto, l’armoniosa partitura di Alexandre Desplat e un cast in grande forma, a partire da Ralph Fiennes nei panni del raffinato Monsieur Gustave.
Andrea Chimento su cinematografo.it

Tra humour, azione e romanticismi seguiamo le rocambolesche avventure del concierge Gustave. Ispirandosi all'universo letterario di Zweig e omaggiando il cinema di Lubitsch, il regista per la prima volta fa entrare la Storia nel suo cinema, fino a macchiare col sangue le vicende narrate. Di fronte all’orrore della guerra, Wes Anderson sembra regalarci la "grande illusione" di un ultimo bastione di difesa: la dignità dei buoni comportamenti.
Rosario Sparti su cinemadelsilenzio.it

Il film vero e proprio, diviso in cinque capitoli, inizia qui. E prosegue, rocambolesco, per un’ora e mezza di puro godimento, senza cali di tensione e soprattutto senza mai trasformare il delizioso in stucchevole, il geniale in pretenzioso. Gioia per gli occhi e per le sinapsi, e tutti funzionali alla narrazione. In due parole, come dire(bbe il Mereghètti), The Grand Budapest Hotel è un capolavoro.
Simone Buttazzi su indie-eye.it

Se il rapporto tra cinema e immaginario è stato sempre strettissimo perché, come scrisse Edgar Morin, “Il cinema è sogno … è un sogno artificiale”, Wes Anderson è uno degli “artigiani” più dotati, capace di far salire lo spettatore su una magica giostra visionaria dai colori saturi, materializzando in un’autentica opera d’arte i suoi sogni di autore.
Elena Bartoni su voto10.it

La forza, tuttavia, è rappresentanta dai personaggi, bizzarri, irriverenti e divertenti, e da una fotografia magnetica. Inoltre il ritmo sostenuto, i colpi di scena e le numerose scene d'azione contribuiscono a mantenere viva l'attenzione dello spettatore fino all'imprevedibile epilogo, come nei migliori thriller. Infine da segnalare l'ottima interpretazione di tutto il cast; su tutti l'istrionico Ralph Fiennes, che dimostra tutta la sua bravura.
Luigi87 su letteraturaecinema

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