Rassegna stampa de "La sedia della felicità", recensioni da stampa e web dell'ultimo film di Carlo Mazzacurati ambientato nel Nordest che anticipa il racconto del senso di catastrofe che viviamo oggi con toni grotteschi e tanto realismo...
Commedia - Italia 2013 - Di Carlo Mazzacurati con Valerio Mastrandrea, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston
Un
tesoro nascosto in una sedia; un’estetista e un tatuatore che,
dandogli la caccia, si innamorano; un misterioso prete che incombe su di
loro come una minaccia. Dapprima rivali, poi alleati, i tre diventano
protagonisti di una rocambolesca avventura che, tra equivoci e colpi di
scena, li vedrà lanciati in un inseguimento, dai colli alla pianura,
dalla laguna veneta alle cime nevose delle Dolomiti, dove in una
sperduta valle vivono un orso e due fratelli.
Raccolta di tutta quella piccola e balorda umanità così cara alla sensibilità di Carlo Mazzacurati in tutti i suoi film, e della famiglia dei suoi attori più cari. Amichevolmente e allegramente presenti anche per pose da pochissimi minuti.
Paolo D'Agostini su La Repubblica
Un impossibile “documentario fantastico” sul nostro irriconoscibile
Nordest. Una commedia zeppa svitata zeppa di figure strampalate e
folgoranti. Uno sfrenato giallo comico, ispirato a un romanzo russo già
usato fra gli altri da Mel Brooks. Ma soprattutto un’esilarante summa
del cinema di Carlo Mazzacurati (…) Mai “testamento”fu più scanzonato.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero
La sedia della felicità è godibilissimo anche per chi non sa nulla di
Carlo Mazzacurati, non ha visto i suoi film precedenti, non sa nemmeno
che è morto e che questo è il suo ultimo lavoro. Ma per chi invece sa
tutto, i livelli di lettura – e i risvolti emotivi – si moltiplicano in
modo commovente.
Alberto Crespi su L'Unità
Tanta ironia e molto rimpianto. Un film che è un testamento artistico
(…) Riconoscerete tanti attori cari a Mazzacurati che lo hanno voluto
onorare con preziosi camei.
La sedia della felicità è una commedia, pura
(in molte accezioni del termine), senza troppa della malinconia tipica
del regista ma pienissima invece di quell’ironia dolce e distaccata di
cui il padovano ha dato dimostrazione in più di un film. Ed è una commedia che, nel suo giocare con dei toni molli e fieramente
anti-televisivi, nella sua energia tranquilla e, soprattutto, nel suo
osare con grande libertà attraverso il nonsense, il fantastico e il
surrealismo, dimostra un coraggio e un’originalità davvero non comuni e
troppo poco frequenti nei film dei nostri autori.
Federico Gironi su comingsoon.it
C'è tutto Mazzacurati nel film perché c'è il suo modo di vedere il
mondo, un'umanità in bilico, antieroi che rendono straordinario
l'ordinario, in cui la gentilezza vince sull'aggressività. Utopia delle
relazioni, raccontando però i dettagli del quotidiano, di un territorio
che registra le difficoltà del Paese. Una chiave di lettura della realtà
che aveva coinvolto negli anni Roberto Citran, Antonio Albanese,
Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, tutti presenti in apparizioni
cameo in questo film.
Miriam Mauti su cinematografo.it
Anche in "La sedia della felicità", Mazzacurati ha saputo sviluppare un
proprio discorso, in cui intimismo e crepuscolarismo, non privi di
spunti comici e sentimentali, si coniugano con uno sguardo sul reale che
pare non abbia dimenticato la predilezione al neorealismo.
Rosalinda Gaudiano su cinema4stelle.it
Spudorato ed energico, malinconico e grottesco, l’addio al cinema di Mazzacurati rimarrà
a lungo nella mente dello spettatore che percepisce il senso di
catastrofe unito alla voglia di riscatto di personaggi familiari. E quell’orso che spalanca le zampe e irride alle avversità della vita in sottofinale è la firma di un regista che vivrà per sempre nelle storie che ha saputo raccontare con garbo e sentimento autentico.
Claudio Fontanini su cinespettacolo.it
Nessun commento:
Posta un commento