Finalmente il film scandalo della ninfomane di Lars Von Trier nelle sale e dopo una campagna pubblicitaria planetaria, dopo le polemiche alla Berlinale 2014 (clicca qui), dopo aver visto visto il trailer del volume 2 (clicca qui) e aver letto le recensioni internazionali (clicca qui) di seguito la rassegna stampa italiana di Nymphomaniac vol.1 con le recensioni da stampa e web del film....
NYMPHOMANIAC (CLICCA QUI PER TUTTI I NOSTRI ARTICOLI SULLA NINFOMANE DI LARS VON TRIER)
Come ormai tutti sapranno la storia parla dell'educazione erotica di una ninfomane, è divisa
in capitoli e avrà una versione soft e un'altra sessualmente esplicita.
Nella prima parte "una donna scopre la propria sessualità", mentre nella seconda parte "si raccontano le avventure sessuali della donna". La donna in questione è interpretata da Charlotte Gainsbourg,
ninfomane che racconta ad un anziano scapolo, dopo essere stata
ritrovato in un vicolo dopo un pestaggio, tutta la sua vita e le sue
avventure. Cast molto ricco: oltre a Charlotte Gainsbourg ci sono Christian Slater, Uma Thurman, Willem Dafoe, Connie Nielsen, Udo Kier, e Jean-Marc Barr, Jamie Bell, Stacy Martin, e la new entry Shia LaBeouf al centro dell'ultima foto in un rapporto sessuale con la stessa Stacy Martin.
Diviso in 5 capitoli, il Volume I rievoca nell'impianto porno-filosofico gli scritti del marchese De Sade: in fondo Joe, ninfomane in spregio all’amore è una sorta di Juliette, prostituta per libera scelta; e dal tutto trapela un’aria surreale e persino umoristica (in una scena appare Uma Thurman, fantastica moglie tradita) che a tratti scivola su un inatteso registro drammatico-affettivo. Disturbante che possa essere, il racconto tiene l’attenzione vigile: Stellan Skarsgard impersona un Seligman malinconico e castamente nevrotico che è un evidente alias di von Trier; l’inedita Stacy Martin incarna in chiave di perversa Lolita la giovane Joe; la colonna sonora mescola metal rock, Mozart e Shostakovich, l'immagine alterna con la stessa naturalezza colore e bianco e nero. Attendendo il Volume II, il 24 aprile.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Coitus interruptus. Ecco la sensazione provata da chi esce dalla sala dopo aver visto Nymphomaniac – Vol I di Lars von Trier. Sensazione data dall’idea di separare in due parti un corpus pensato come unico e nel quale esso trova un senso compiuto. Se quindi la castrazione si allinea al mercato, altrettanto non si può affermare del piacere narrativo, drammaturgico ed estetico “interrotto” di Nymphomaniac, opera che nelle due ore del Vol I offre le premesse per essere un grandissimo film. Von Trier coralizza l’essenza dell’intimità umana attraverso la parabola di Joe (Gainsbourg e la brava Stacy Martin nel ruolo della protagonista in età adolescenziale). Atroce ed ironico, inquietante come ogni “creatura” di Von Trier, uomo/artista tra i pochi a tenere chiunque sul dubbio perenne: “Ci è o ci fa?”.
Anna Maria Pasetti su Il Fatto Quotidiano
Coitus interruptus. Ecco la sensazione provata da chi esce dalla sala dopo aver visto Nymphomaniac – Vol I di Lars von Trier. Sensazione data dall’idea di separare in due parti un corpus pensato come unico e nel quale esso trova un senso compiuto. Se quindi la castrazione si allinea al mercato, altrettanto non si può affermare del piacere narrativo, drammaturgico ed estetico “interrotto” di Nymphomaniac, opera che nelle due ore del Vol I offre le premesse per essere un grandissimo film. Von Trier coralizza l’essenza dell’intimità umana attraverso la parabola di Joe (Gainsbourg e la brava Stacy Martin nel ruolo della protagonista in età adolescenziale). Atroce ed ironico, inquietante come ogni “creatura” di Von Trier, uomo/artista tra i pochi a tenere chiunque sul dubbio perenne: “Ci è o ci fa?”.
Anna Maria Pasetti su Il Fatto Quotidiano
Resterebbe da chiedersi che cosa ci vuol dire con questo film Lars Von
Trier e fino a che punto il regista danese è capace di elaborare le
proprie ossessioni (perché è evidente che quello che vive sullo schermo
Joe è soprattutto la proiezione delle fantasie - maschili – del
regista) per “parlare” a chi lo guarda o non è piuttosto vero che
“sfrutta” la buona fede degli spettatori per esorcizzare le proprie
ossessioni. Ma per rispondere a questa domanda sarà meglio aspettare di
vedere il “volume II”.
Paolo Mereghetti su Il Corriere della Sera
Il regista danese realizza, non senza ironia e profonda comprensione,
un film molto stratificato e per sostenere la complessità richiama le
più svariate fonti: musicali (Bach), matematiche (Fibonacci), letterarie
(Poe), cinematografiche (Kubrick, Bunuel e Bergman tra gli altri),
ittiche (trattato di pesca del ‘600) e psicoanalitiche (…) talvolta
esplicitandole talatra no, il tutto in un trattatello che non è mai un
compendio ma continua invenzione linguistica, dando al cinema quel che è
del cinema (…)Non si esce delusi da questo viaggio, semmai intrigati e
vogliosi di sapere come prosegue, quali rischi si prende Trier e noi
con lui.
Dario Zonta su L'Unità
Von Trier (…) si cimenta in un porno soft di indescrivibile tedio, dove una precoce ninfomane racconta le proprie perversioni.
Massimo Bertarelli su Il Giornale
Un'esperienza ferocemente divertente in cui si trova von Trier al
culmine del suo mestiere, che collega tra loro le idee sulla sessualità
femminile, la pesca a mosca e la creazione artistica con pari quantità
di gioco e rigore intellettuale.
Scott Foundas su Variety
Questo buffet di parole e sesso costituisce un pasto molto completo.
Todd McCarthy su Hollywood Reporter
Se Nymphomaniac è un film malato, secondo la definizione
coniata da Truffaut per le opere più bizzarre dei registi famosi, ha una
malattia sessualmente trasmissibile.
Suggestioni fortissime, un senso di libertà cinematografica quasi
scandalosa, e alcune sequenze davvero emozionanti e memorabili: su
tutte, il capitolo che vede protagonista una Uma Thurman in forma e intensa come forse non è mai stata prima d’ora.
Federico Gironi su comingsoon.it
Lars Von Trier gira a meraviglia, dirige Uma Thurman in un pezzo da fuoriclasse (madre tradita) e tutti gli altri con maniacale precisione. Alternando dramma e grottesco, suscitando ribrezzo, imbarazzo, stupore. Mai simpatia o empatia: la sua è una tesi che va seguita fino alla fine. Il giudizio rimane sospeso fino al prossimo capitolo.
Marina Sanna su cinematografo.it
Federico Gironi su comingsoon.it
Lars Von Trier gira a meraviglia, dirige Uma Thurman in un pezzo da fuoriclasse (madre tradita) e tutti gli altri con maniacale precisione. Alternando dramma e grottesco, suscitando ribrezzo, imbarazzo, stupore. Mai simpatia o empatia: la sua è una tesi che va seguita fino alla fine. Il giudizio rimane sospeso fino al prossimo capitolo.
Marina Sanna su cinematografo.it
Se la struttura appare classicissima, con una divisione in capitoli
anche piuttosto rigida, gli spunti di sviluppo sono i più vari e davvero
emergono in modo quasi casuale. Da ispirazioni legate alla pesca o alla
scienza delle foglie alla matematica e alla musica classica fino a
evocazioni di proustiana memoria (ma distorte, ovviamente, e
popolarizzate al fine della risata e dell'intreccio), il racconto si
dispiega apparentemente confuso ma in realtà spontaneamente costruito e
organizzato in modo piuttosto coeso. E divertente.
Clara Miranda Scherffig su doppiozero.com
Con il solito uso perfetto delle musiche (l’incedere dei riff dei Rammstein è decisamente coerente con la messa in scena, per non parlare di Bach e della sua polifonia, protagonista dell’ultima parte del film) e un utilizzo sempre interessante della struttura a capitoli, Von Trier mette in piedi un puzzle affascinante, di cui riusciremo ad avere una visione completa soltanto dopo il secondo volume, quando Joe ci racconterà la morale della sua storia (e gli ultimi tre capitoli del film). E se per il regista l’amore è solo lussuria con un pizzico di gelosia, l’impressione è che il meglio/peggio debba ancora venire: è Von Trier.
Alessio Trerotoli su unavitadacinefilo
Clara Miranda Scherffig su doppiozero.com
Con il solito uso perfetto delle musiche (l’incedere dei riff dei Rammstein è decisamente coerente con la messa in scena, per non parlare di Bach e della sua polifonia, protagonista dell’ultima parte del film) e un utilizzo sempre interessante della struttura a capitoli, Von Trier mette in piedi un puzzle affascinante, di cui riusciremo ad avere una visione completa soltanto dopo il secondo volume, quando Joe ci racconterà la morale della sua storia (e gli ultimi tre capitoli del film). E se per il regista l’amore è solo lussuria con un pizzico di gelosia, l’impressione è che il meglio/peggio debba ancora venire: è Von Trier.
Alessio Trerotoli su unavitadacinefilo
Von Trier, come suo solito, ci sa fare e gioca con lo spettatore.
Confeziona un incipit tanto suggestivo quanto spiazzante e assesta
almeno una bella svolta alla narrazione con l'entrata in scena di Uma
Thurman alle prese con un ruolo inedito. Il problema è un altro. Anzi,
sempre il solito da un po' di anni a questa parte. Ovvero un
esibizionismo e un narcisismo insopportabili, unito al gusto dello
scandalo. Da questo punto di vista appaiono esagerate, monotone e
risapute le tante, troppe immagini sessuali soprattutto perché non
accompagnate da un adeguato lavoro sui personaggi.
Simone Fortunato su sentieridelcinema.it
Simone Fortunato su sentieridelcinema.it
http://malinchronia.tumblr.com/post/80264788475/nymphomaniac-non-e-un-porno-recensione-di-un-frammento
RispondiEliminane abbiamo parlato qui! : )