Rassegna stampa "Father and Son", recensioni da stampa e web sul film giapponese premio della giuria a Cannes 2013 ora al cinema...
FATHER AND SON
Drammatico - Giappone 2013 - Di Hirokazu Kore-eda
Ryota
Nonomiya è un imprenditore di successo ossessionato dal denaro.
Viene a sapere che suo figlio biologico è stato scambiato con un altro
bambino subito dopo la nascita. Egli deve prendere una decisione che
cambierà la sua vita: scegliere il suo vero figlio o il ragazzo
cresciuto come se fosse il suo.
Premio della giuria capitanata da Spielberg a Cannes 2013, Father & Son del cinquantenne giapponese Kore-eda Hirokazu rilancia lo stesso tema
che aveva già commosso l'anno prima nel film franco-israeliano Il
figlio dell'altra. Lo scambio di neonati nella nursery di un ospedale
scoperto ad anni di distanza. E il nodo che sconvolge le vite dei genitori risiede nel dilemma tra
legame di sangue ed effettiva esperienza, acquisito patrimonio
affettivo. Il confronto, condotto attraverso le cerimoniose consuetudini
giapponesi, porta alla luce e attraversa tutte le sfumature possibili. È
un bel film, forse un po' sopravvalutato.
Paolo D'Agostini su La Repubblica
A riprova che quella giapponese è una società patriarcale, le figure
delle pur trepidanti madri restano sullo sfondo; il vero protagonista
della commedia agrodolce di Kore-eda Hirokazu, regista di risaputa
finezza formale, è Ryota, il cui cuore solo alla fine si schiuderà alla
consapevolezza del valore di un rapporto paterno costruito sull'amore
invece che sul Dna. La sua è una trasformazione troppo repentina per
essere convincente, e tuttavia gratifica la nostra voglia di tenerezza.
Alessandra Levantesi su La Stampa
Un esempio di ciò che il cinema giapponese, e più in generale asiatico
(pensiamo al coreano Poetry o all'hongkonghese A Simple Life), ha sempre
fatto meglio di quello occidentale. E non solo per la delicatezza del
tocco, che riconduce i conflitti più laceranti nella cornice delle buone
maniere, ma per la precisione chirurgica delle inquadrature (…)
Difficile essere più semplici e profondi insieme.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero
Film non brutto, molto stilizzato piuttosto noioso. Molto “d’autore”, certo.
Alberto Crespi su L'Unità
Un tema non nuovo, ma elaborato con sensibilità, tenerezza ed emotività coinvolgenti. perfetto, tutto il cast.
Una serie di quadri di vita quotidiana dove gesti e parole di semplicità quasi casuale sono a volte colpi emotivi ai quali è difficile resistere senza sentire lo stomaco annodarsi e gli occhi velarsi di lacrime. A qualsiasi tipo di famiglia si appartenga.
Federico Gironi su comingsoon.it
Koreeda racconta con misura e tocco tenero, con atmosfere rarefatte e
sguardo discreto, secondo lo stile di un certo cinema giapponese che di
queste caratteristiche vive. Si avvale di immagini delicate, di dettagli
che riescono a rendere la storia viva e vibrante, di lenti movimenti di
camera, di musica eterea, e costruisce un film che sa emozionare e
colpire nel profondo non solo chi è genitore e può empatizzare più
facilmente con il dramma dei protagonisti, ma anche chi non lo è,
dicendo qualcosa di importante anche sull'essere figli.
Antonio Cuomo su movieplayer.it
Il film sviscera la faccenda con civiltà, attenzione, rispetto, un
grande pudore, ma anche con una certa pedanteria e abbondanti e
parecchio usurati psicologismi: senza riuscire a liberarsi da cliché
vecchi e nuovi, compresi quelli politicamente corretti. Alla fin fine Like Father, Like Son
pencola verso quella che ormai è una convinzione di massa in Occidente e
anche in Giappone evidentemente, secondo la quale i figli tuoi sono
quelli che ti sei cresciuto, non importa se portano il tuo dna o no.
Troppo lungo, troppo minuzioso, il film è girato assai bene e con
eleganza nipponica.
Luigi Locatelli su nuovocinemalocatelli.com
Un film
di straziante bellezza, soprattutto per il finale commovente e per
niente retorico o scontato: fino alla fine temiamo il peggio ma
scopriamo che il perdono è ancora più grande se concesso dai bambini.
Emanuela Mugliarisi su persinsala.it
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