Rassegna stampa "Fino a prova contraria" (Devil's Knot), recensioni da stampa e web del legal-thriller di Atom Egoyan che partecipa con un altro thriller, "Captives", al Festival di Cannes 2014...
FINO A PROVA CONTRARIA
Thriller - Usa 2013 - Di Atom Egoyan con Reese Witherspoon, Colin Firth, James Hamrick
Tratto
da una storia vera raccontata da Mara Leveritt nel libro Devil's Knot:
The True Story of the West Memphis Three, su tre adolescenti, conosciuti
come i "Tre di West Memphis", accusati ingiustamente dell'omicidio di
tre bambini e scarcerati dopo 18 anni di prigione.
Un thriller horror, un giallo basato sulla storia di tre bambini assassinati nel Tennessee(…) Tutto automatico: la Whiterspoon piange, Firth elegantemente pensa ad altro.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Reese Withersspoon è brava come madre di una delle vittime. Malgrado il dolore sarà capace di avere dubbi sui tre arrestati. E’ lei che salva il film. Quasi.
Francesco Alò su Il Messaggero
Lo scavo nella memoria singola e collettiva, l’evanescente essenza della verità, le forze oscure annidate sotto la superficie della convenzione sociale: sono temi tipici di Egoyan, che tuttavia qui risultano curiosamente spenti, devitalizzati, lasciando scarso margine ai pur bravi interpreti.
Alessandra Leventasi su La Stampa
Ottimo dramma giallo, in gran parte giudiziario, ispirato a una terribile storia avvenuta nel ’93 in Arkansas (…) L’alta costante tensione ha il suo culmine nel crudele finale.
Massimo Bertarelli su Il Giornale
Egoyan ha di fronte a sé un microcosmo che sembra appartenere alle pagine ingiallite di Hawthorne ma invece è presente nel nostro tempo e segue regole fuori da ogni logica, eppure sembra non riuscire a comprenderlo fino al punto di poterlo esorcizzare. Fino a una risoluzione titubante, che si rifugia nell'allusione e in una lunga appendice esplicativa sui titoli di coda, aumentando ulteriormente la distanza tra la forza dell'inquietudine palpabile emanata dai personaggi reali della vicenda dei West Memphis Three e la assai meno cinematografica traduzione in immagini operata dal regista.
Emanuele Sacchi su mymovies.it
Il ritmo lento che ti tiene sveglio solo perché si vuole sapere, come in ogni film di genere che si rispetti, chi siano i veri assassini, la staticità di molte scene, non rendono questo Devil's Knot un'opera da ricordare se non nella capacità del regista di mettere insieme diversi punti di vista rimescolando le carte in gioco e cercando di dare una sua tesi a quei fatti che hanno scioccato l'America.
Sara Prian su voto10.it
Questo legal thriller ispirato ad eventi realmente accaduti vive di aurea propria, con uno stile classico e un andamento poco ritmato, dedito più che altro a voler aprire molte parentesi riguardo a ciò che non si è detto nel vero processo. In questa occasione, più che dalle parti dell’Eastwood touch, siamo nei meandri di un racconto alla Stephen King, quello lontano dalle pagine dell’horror e dedito ai fatti umani delle province americane, ma con l’occhio sobrio e privo di compromessi tipico di Egoyan.
Mirko Lomuscio su youmovies.it
Il mondo secondo Egoyan è dominato dalla menzogna e dall’ipocrisia, chi non si uniforma è destinato alla sofferenza e al dolore della memoria e della perdita. Fino a prova contraria è un ottimo esempio di un cinema che ha sempre meno spazio in un panorama che è fasullo e superficiale come la società che mette sul banco degli imputati. E già solo per questo merita di non essere dimenticato.
Alessandro De Simone su cinematografo.it
Un thriller horror, un giallo basato sulla storia di tre bambini assassinati nel Tennessee(…) Tutto automatico: la Whiterspoon piange, Firth elegantemente pensa ad altro.
Maurizio Porro su Il Corriere della Sera
Reese Withersspoon è brava come madre di una delle vittime. Malgrado il dolore sarà capace di avere dubbi sui tre arrestati. E’ lei che salva il film. Quasi.
Francesco Alò su Il Messaggero
Lo scavo nella memoria singola e collettiva, l’evanescente essenza della verità, le forze oscure annidate sotto la superficie della convenzione sociale: sono temi tipici di Egoyan, che tuttavia qui risultano curiosamente spenti, devitalizzati, lasciando scarso margine ai pur bravi interpreti.
Alessandra Leventasi su La Stampa
Ottimo dramma giallo, in gran parte giudiziario, ispirato a una terribile storia avvenuta nel ’93 in Arkansas (…) L’alta costante tensione ha il suo culmine nel crudele finale.
Massimo Bertarelli su Il Giornale
Egoyan ha di fronte a sé un microcosmo che sembra appartenere alle pagine ingiallite di Hawthorne ma invece è presente nel nostro tempo e segue regole fuori da ogni logica, eppure sembra non riuscire a comprenderlo fino al punto di poterlo esorcizzare. Fino a una risoluzione titubante, che si rifugia nell'allusione e in una lunga appendice esplicativa sui titoli di coda, aumentando ulteriormente la distanza tra la forza dell'inquietudine palpabile emanata dai personaggi reali della vicenda dei West Memphis Three e la assai meno cinematografica traduzione in immagini operata dal regista.
Emanuele Sacchi su mymovies.it
Il ritmo lento che ti tiene sveglio solo perché si vuole sapere, come in ogni film di genere che si rispetti, chi siano i veri assassini, la staticità di molte scene, non rendono questo Devil's Knot un'opera da ricordare se non nella capacità del regista di mettere insieme diversi punti di vista rimescolando le carte in gioco e cercando di dare una sua tesi a quei fatti che hanno scioccato l'America.
Sara Prian su voto10.it
Questo legal thriller ispirato ad eventi realmente accaduti vive di aurea propria, con uno stile classico e un andamento poco ritmato, dedito più che altro a voler aprire molte parentesi riguardo a ciò che non si è detto nel vero processo. In questa occasione, più che dalle parti dell’Eastwood touch, siamo nei meandri di un racconto alla Stephen King, quello lontano dalle pagine dell’horror e dedito ai fatti umani delle province americane, ma con l’occhio sobrio e privo di compromessi tipico di Egoyan.
Mirko Lomuscio su youmovies.it
Il mondo secondo Egoyan è dominato dalla menzogna e dall’ipocrisia, chi non si uniforma è destinato alla sofferenza e al dolore della memoria e della perdita. Fino a prova contraria è un ottimo esempio di un cinema che ha sempre meno spazio in un panorama che è fasullo e superficiale come la società che mette sul banco degli imputati. E già solo per questo merita di non essere dimenticato.
Alessandro De Simone su cinematografo.it
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