Tracks / Recensioni stampa e web del viaggio nel deserto di Mia Wasikowska

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Rassegna stampa "Tracks", recensioni da stampa e web sul film che racconta la storia vera di un viaggio nel deserto australiano (dal romanzo di Robyn Davidson) con Mia Wasikowksa.


Drammatico, Storia vera, Da romanzo - Gb, Australia 2014 - Di John Curran con Mia Wasikowska
Nel 1977 Robyn Davidson attraversa il deserto australiano partendo da Alice Springs fino ad arrivare all'Oceano Indiano, con la sola compagnia di quattro cammelli ed il suo fedele cane. Il viaggio è raccontato dalla National Geographic tramite il fotografo Rick Smolan, che segue la ragazza nel viaggio.


Su una storia analoga, con Into the Wild Sean Penn era riuscito a fare un gran film. John Curran si accontenta di meno. Il suo Track si distende su una narrazione troppo lineare, interrotta da poche varianti (qualche flashback che spiega succintamente il passato dell'eroina, un aborigeno che le fa da guida per un tratto…) nonché commentata da una musica invadente e dalla voceover della viaggiatrice, non indispensabile per aiutarci a capire quel che succede. La penuria di drammaturgia finisce per rendere monotono il viaggio, a onta degli sforzi di Curran per stupirci con immagini estetizzanti del deserto australiano.
Roberto Nepoti su La Repubblica

Molto si deve alla concentrata interpretazione di Mia Wasikowska, molto a una regista capace di restituire il meglio dello spirito Anni Settanta: niente telefonini e internet, niente paura del futuro, e una gran voglia di inventarsi la vita.
Alessandra Levantesi su La Stampa

Curran (…) riesce a restituirci un senso dell’avventura ormai fuori corso. E illumina questo viaggio, che è anche e soprattutto interiore, con una finezza, un rispetto, un’eleganza assai poco comuni nelle grandi produzioni. Riportandoci anche verso quella che fu l’ultima epoca in cui era possibile ribellarsi senza necessariamente finire sotto i riflettori del villaggi globale. Bei tempi. Alla fine il sentimento dominante del film non è l’avventura. E’ la nostalgia.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero

Curran rimane nella superficie e ogni tanto per dare spessore alla narrazione cade nella buca del ritratto psicologico evocato da qualche allucinazione visiva uditiva che fa riemergere un momento del passato reo di aver indotto il malcapitato nell’insano proposito di perdersi da solo in mezzo al deserto.
Dario Zonta su L'Unità 


Tracks sembra soffrire di ciò che invece la sua protagonista non conosce, e cioè la paura dell'ignoto. Curran si preoccupa così di marcare le tappe con il ricorso a scampoli di eventi e di motivazioni psicologiche, che affondano nel tragico passato di Robyn, ma anche nel rischio di tesi. E il difetto (anche per eccesso) di scrittura, proprio nel racconto del personaggio di una scrittrice, non è l'unica contraddizione formale e sostanziale del film: basti pensare al peso riservato alla colonna sonora, melodica e insistente, che impedisce di fatto l'esperienza del silenzio.
Marianna Cappi su mymovies.it

Alla fotografia, bellissima, della terra australiana non corrisponde una radiografia di Robyn, il racconto del suo animo, delle emozioni provate e della trasformazione interiore che questo viaggio inevitabilmente provoca. Non basta la prova brillante della Wasikowska..
Silvia Urban su bestmovie.it

La mistica di Tracks, che pure ironizza sull'invadenza dei media, dell'uomo bianco e del rumore, è tutta rivolta verso la ricerca di questo spazio fisico e immateriale del silenzio. E' una mistica che affiora con pudore, nella luce semi-documentaristica di immagini che non vogliono mostrare nulla di nuovo, bensì mostrare di nuovo.
Gianluca Arnone su cinematografo.it

Ogni fotogramma fa spalancare gli occhi dello spettatore: lo fa perdere nelle distese immense dell'outback australiano, lo fa addentrare tra le terre di Ayers Rock che difficilmente può aver visto altrove perché si tratta di siti sacri ai nativi, che la stessa Robyn ha potuto attraversare solo guidata da un anziano della comunità aborigena secondo la tradizione. Mia Wasikowska, già notevole in Stoker, trasmette l'irrequietudine e il tormento della protagonista: ha gli occhi di chi cerca disperatamente in se stessa qualcosa che non le interessa condividere.
Clara Gipponi su cinema4stelle.it


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