Il Giovane Favoloso: recensioni, rassegna stampa e web del giovane Leopardi di Martone

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Recensioni, rassegna stampa e web de "Il giovane favoloso": Elio Germano giovane Leopardi nel film di Mario Martone presentato al Festival di Venezia ma uscito senza premi (troppe emozioni e troppo bravo Elio Germano per il Festival?).


IL GIOVANE FAVOLOSO
Biografico - Italia 2014 - Di Mario Martone con Elio Germano, Anna Mouglalis, Isabella Ragonese, Iaia Forte, Michele Riondino
Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, in una casa che è una biblioteca. La mente di Giacomo spazia, ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A 24 anni lascia finalmente Recanati. L’alta società Italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non si adatta. 

Perfetto nel dosaggio di malinconia e di melanconia, è al centro di un cast perfetto con Michele Riondino, Massimo Popolizio e la grande compagnia di teatro Lombardi-Forte-Binasco-Graziosi.
Maurizio Porro su Il corriere della sera

Martone dà il meglio del suo cinema materico e onirico, fion al magnifico finale della Ginestra, in cui mondo fisico e mondo interiore si sommano e si confondono, un po’ come le immagini del regista e i versi di leopardi. Mentre Germano tocca il culmine di un’interpretazione sofferta e straniata cui il film deve molta della sua forza.
Fabio Ferzetti su Il Messaggero

Il giovane favoloso, secondo la definizione di Anna Maria Ortese. Non è una passeggiata, è un film che impegna. Ma non annoia, neanche per un attimo dei suoi cospicui 135 minuti. C'è troppo da emozionarsi per potersi annoiare.
Paolo D'Agostini su La Repubblica

Non è visione didascalica, ma storicamente accurata e proiettata qui e ora: la fotografia di Renato Berta utilizza il chiaro e lo scuro come carta e penna, la musica elettronica di Sascha Ring manda in cortocircuito la memoria corrente di Leopardi. Precursore, precario e presago (sì, Ppp come Pasolini) fu Giacomo, e il film lo racconta come farebbe un amico affezionato e sveglio, non un maestrino col registro aperto.
Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano 


Il giovane favoloso non è un film perfetto: la prima parte, quella ambientata a Recanati, resta la migliore, mentre cala un po’ quando la scena si sposta a Firenze (la noia dei salotti finisce per riversarsi in poltrona), per crescere lentamente poi fino a esplodere nello splendido finale. Tuttavia è uno dei film più importanti realizzati dal cinema italiano negli ultimi anni. Sfaccettato, complesso, colto, sorretto dal contributo notevolissimo di interpreti (Germano, ovviamente, per primo) e cast tecnico (molto belle ad esempio le musiche di Sascha Ring, che mescola elettronica, piano e Rossini)..
Gianluca Arnone su cinematografo.it

La poesia leopardiana Martone la traduce nel racconto della vita dell'uomo poeta e lirico, che ha cercato ed anche osato essere se stesso, opponendosi ad una condizione di negazione della libertà alla vita. Il film, di grande suggestione formale ed intensa drammaticità, gode della straordinaria fotografia di Renato Berta, che fissa in immagini di naturali bellezze quell'infinito leopardiano ispiratore di animi nobili ed altrettanto tristi. 
Rosalinda Gaudiano su cinema4stelle.it

Ecco perche' non dovete perderlo: il Leopardi di Mario Martone, che ha sceneggiato il film insieme a Ippolita Di Majo, è ironico, ribelle, inquieto e vagabondo, sfrontato, dirompente. Piu' vicino a una contemporanea rock star che al pessimista gobbo conosciuto sui banchi di scuola.
Alessandra De Luca su ciakmagazine.eu


Martone ex cathedra concilia la sofferenza del fisico con quella dello spirito di Leopardi: lo studio dei dettagli è più approfondito della scelta aneddotica, il racconto si compone di due capitoli slegati e difformi nel ritmo, accomunati dall'enunciazione delle poesie più note (con una poco condivisibile apparenza di composizione spontanea). E' comunque un film importante, piacevole nei dialoghi e profondo: sarebbe ingeneroso non sottolinearlo, nel panorama spesso desolante del nostro cinema.
Glauco Almonte su cinemadelsilenzio.it



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