CineStory, la storia del cinema - I registi: Henri-Georges Clouzot (Niort, Francia 1907 - Parigi 1977)
Regista controverso e impertinente, giudicato in maniere opposte dai critici, costruttore di gialli angosciosi, perfezionista e seviziatore di attori e maestranze. Non ha mai nascosto di essere un uomo di destra e secondo atteggiamenti di destra ha sempre impostato le sue storie pessimistiche, feroci, talvolta sinistre. Voleva fare l'ufficiale di Marina, non potè per un difetto alla vista. Voleva essere un diplomatico al servizio di un deputato conservatore, ma la salute lo tradì, costringendolo a trascorrere quattro anni in sanatorio e impedendogli in futuro un'attività regolare nel cinema.
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"Il corvo" (1943) |
Esordisce come sceneggiatore e nel 1942 passa alla regia con un buon giallo, "L'assassino abita al 21", nel quale Pierre Fresnay, nei panni di un commissario, scopre una serie impressionante di delitti. Negativo e aspro è il giudizio sulla natura umana che ne emerge, e più ancora lo sarà in "Il corvo" (1943) che il regista gira durante l'occupazione per una società tedesca: una storia cupa che si svolge in una cittadina di provincia, sconvolta da uno stillicidio di lettere anonime. Per questo film Clouzot sarà, dopo la liberazione, radiato per sei mesei dall'industria. Non si arrenderà e, anzi, accentua il suo umore nero e la sua sfiducia verso l'umanità con quelli che molti ritengono il suo capolavoro: "Legittima difesa" (1947). Una storia poliziesca in cui si muove un vecchio ispettore (Louis Jouvet) che vive solo in compagnia di un orfanello.
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"La verità" (1960) |
Più amari e risentiti, al limite del cinismo, sono i successivi "Vite vendute" (1952), atroce avventura di due camionisti che in Guatemala trasportano un carico di esplosivi, e "I diabolici" (1954), una terribile macchinazione ordita da due amanti contro la moglie dell'uomo. Il meccanistmo narrativo ha l'implacabilità di un congegno a orologeria, come sempre. Meno efficaci, più stanchi, appaiono gli altri film, e in particolare "La verità" (1960), con Brigitte Bardot, che frutta a Clouzot l'Oscar per il miglior film straniero. (F. Di Giammatteo)
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